Tutto per i bambini - Delphine De Vigan

 

Trama: Parigi, 2019. Moglie e madre modello, Mélanie gestisce un canale YouTube che ha milioni di iscritti, Happy Récré, interamente dedicato ai suoi figli, Sam e Kim, di otto e sei anni. I bambini si esibiscono in una recita ininterrotta davanti alla telecamera: Mélanie ha trasformato le loro identità in un bene di consumo. Ma un giorno i riflettori di Happy Récré fanno cortocircuito. Kim è scomparsa. In questo nuovo, acclamatissimo romanzo Delphine de Vigan si avventura con coraggio nell'universo tanto complesso quanto affascinante dei social network, restituendo il ritratto di una società – la nostra – in cui non c'è niente che non possa essere messo in scena e in vendita. Persino, e soprattutto, la felicità.

Titolo: Tutto per i bambini
Autore: Delphine De Vigan
Casa editrice: Einaudi
Anno pubblicazione: 2022
Pagine: 296


Ho ascoltato questo libro su Audible e ne sono rimasta fortemente colpita. Si è trattato di un ascolto che ho concentrato in pochi giorni, non perché fosse piacevole, piuttosto era come venir trascinati in un abisso e non riuscire a sottrarsi a quel voler sapere nonostante un senso di disagio e di ripugnanza. La storia a tratti mi pareva intollerabile a causa di una violenza psicologica che ad ogni pagina emergeva con sempre maggior chiarezza, come un atto d'accusa ed era impossibile non farsi carico in parte del senso di colpa. Senso di colpa o coscienza sporca p
erché io stessa, come figlia di questa epoca, ne incarno certi aspetti corrotti, sbagliati e irrimediabilmente sviati. Mi riferisco a come i social media sono riusciti a plasmare il nostro modo di vivere, cambiando la percezione delle cose, dei valori più semplici. Parlo di senso etico, non di moralità. 
Nei primi capitoli non avevo compreso dove mi la trama mi avrebbe condotta: c'erano queste due donne, Mélanie e Clara, con le loro esistenze totalmente diverse e non riuscivo ad immaginare  come le loro storie potessero intersecarsi. Clara è una piccola donna in miniatura, ma forte e determinata, figlia di una coppia solida ma particolare, quasi degli ex settantottini (fuori tempo), refrattari alla Tv, alle autorità e in prima fila in proteste e manifestazioni. Mélanie invece è la figlia non prediletta di una coppia normalissima della piccola borghesia, teledipendenti, incollati davanti ai primi reality tipo "Grande Fratello". 
Clara deciderà di diventare poliziotta, mentre Mélanie senza una vera ambizione, o forse non abbastanza sostenuta della famiglia, cercherà l'autoaffermazione partecipando lei stessa ad un reality, ma senza grande fortuna. Due donne agli antipodi che comunque non suscitano l'empatia del lettore. La solidità di Clara contrapposta alla fragilità di Mélanie con la sua costante ricerca di conferme e di approvazione. A ben guardare in ambedue colpisce un nucleo di durezza, che per una è serietà e metodo e per l'altra è qualcosa di eccessivo e stonato.
Le loro vite si incontreranno quando Mélanie denuncerà il  rapimento della figlia Kim di sei anni. Un rapimento che potrebbe anche essere a scopo di estorsione perché Mélanie gestisce un canale su youtube che è famosissimo e ha milioni di follower. E che video trasmette questo canale? Semplicemente Mèlanie stessa e i propri figli, Sam di otto anni e Kim di sei, in vari momenti della giornata. In tutti i momenti della giornata a dire il vero, perché non esiste un aspetto della loro privacy che non sia mostrato con la falsa naturalezza che contraddistingue questi video. Acquisto di vestiario con relativo sondaggio su cosa scegliere, unboxing di giochi, visite a parchi di divertimento, consumo di cibo spazzatura e molto altro. La madre è il demiurgo che tutto controlla e sovraintende e ogni parola, ogni immagine pastellosa emette valanghe di cuoricini e glitter, ogni diretta si chiude con saluti stellati e baci ai, carissimi, la community che li segue. Questa comunità è un essere multiforme ed anonimo, fatto anche di pedofili o di altre persone non carissime, affamato di ogni immagine, di ogni emozione, di ogni minimo particolare. La contrapposizione tra la percezione della realtà da parte di Mèlanie e quella della poliziotta che mira a ricostruire gli eventi  per ritrovare la bimba scomparsa è agghiacciante. L'autrice non deve spenderci molte parole: è tutto evidente ed emerge con forza dalla descrizione dei personaggi, senza dichiarazioni retoriche o argomentazioni.
Quando viene mostrata la vita dei due fratelli si sente una stretta alla bocca dello stomaco, un rifiuto nei confronti di questo vuoto normativo che di fatto permette ai genitori di sfruttare i figli, imponendo loro interminabili prove, video... E' il concetto in sè che è stomachevole: privare dei bambini di tempo, spontaneità e soprattutto privacy per guadagnarci. Mélanie più di tutto vuole apparire, essere amata e ricordata, ma frapponendo fra se stessa e il mondo lo schermo del cellulare per lo più appare un'alienata mentale che non comprende la portata di quanto ha fatto e fa, quotidianamente. Un comportamento che avrà conseguenze sul lunghissimo termine.
Non credo che il libro possa essere definito un giallo: l'autrice ci regala la soluzione del rapimento ben prima della fine, ma i colpi di scena, gli svelamenti sono molteplici, fino all'ultima pagina. Ho trovato una rara maestria nel descrivere questa vicenda, è  un piccolo gioiello perfetto e affilato. Crudele.
Leggere questo romanzo significa provare fastidio nel riconoscersi, provare schifo per un certo mondo di adulti mai cresciuti, sempre alla ricerca dei 15 minuti di popolarità teorizzati da Andy Wahrol che dovrebbero toccare in sorte a tutti. 15 minuti di nulla perché la popolarità raggiunta senza meriti è spesso un involucro vuoto.
Una prova autoriale che è  una  fotografia senza filtri della realtà. 
             








Commenti

  1. Con questo libro ho un rapporto molto strano. L'ho trovato necessario, interessante, anche abbastanza documentato. E soprattutto spietato nei confronti, come scrivi benissimo, di queste persone che rincorrono la gloria e che non diventano mai veramente adulti. C'è un'atmosfera molto angosciosa in tutto il libro, su questo Delphine de Vigan ha fatto un buon lavoro. Ho sofferto con quelle due povere creature che non hanno chiesto niente, certe scene sono uno strazio.

    Ma allo stesso tempo l'ho trovato troppo binario: la "cattiva" Mélanie contro la "buona" Clara, niente sfumature, quando si incontrano rimangono perfettamente al loro posto, due visioni nette del mondo. Non c'è un'interazione, non c'è un momento dove una delle due si mette veramente in discussione. La seconda parte del libro mi è piaciuta molto di più, ho trovato i personaggi molto più approfonditi e credibili e si vedono in maniera spietata le conseguenze di questa incredibile popolarità costruita su un mondo artificiale e vuoto.

    Aggiungo che è sempre un piacere leggerti, le tue recensioni sono molto belle!

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    1. Ciao Maura, il tuo è commento veramente stimolante. E' vero che il libro è fatto di nette contrapposizioni, eppure Clara non mi pare più rassicurante di Mélanie. Hai perfettamente ragione quando sottolinei che nessuna delle due si mette mai in discussione, ma trovo che questo sia molto realistico. Forse il libro è un po' binario, ma al momento non ne ho letti altri che descrivano con tanta precisione questo aspetto della vita moderna. L'ho trovato anch'io necessario, un po' come prendere una medicina.
      Sono andata a sbirciare il tuo blog e ho visto che abbiamo molte cose in comune: oltre ad essere bibliotecarie amiamo lo scrap tanto per citare le due cose che mi sono saltate subito agli occhi! Grazie per le tue belle parole che hanno illuminato di una luce morbida e calda la mia giornata. A presto.

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    2. Mannaggia...volevo scrivere "il tuo commento è stato stimolante". :-)

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