La vita a volte capita - Lorenzo Marone

Titolo: La vita a volte capita • Autore: Lorenzo Marone • Editore: Feltrinelli • Data di pubblicazione: 5 novembre 2024 • N.pagine: 320 • Copertina flessibile € 19,00 • Ebook € 10,99

TRAMA
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere una collezione di scatolette di fiammiferi per poi essere costretto per oltre cinquant’anni a collezionarle davvero. Ormai vedovo e ottantenne, con mille acciacchi e le giornate vuote, Cesare si trova ad affrontare un agosto in città. Nel condominio al Vomero sono rimasti in pochi: c’è la dirimpettaia gattara, ossessionata dalla telecamera al pianterreno; l’amico di una vita con cui Cesare gioca la stessa partita di scacchi da anni; e Lady Blonde, un’adolescente che non si stacca mai dal cellulare. E soprattutto ci sono i ricordi, ricordi subdoli che si insinuano dappertutto. Proprio lui che si è sempre dichiarato immune ai sensi di colpa, ora si trova a fare i conti con mille domande. E se nella vita fosse stato più risoluto, dolce e accogliente? Se avesse trovato il coraggio di lasciare la moglie? Se avesse passato più tempo con i figli? Se, in definitiva, avesse sbagliato tutto? Finché un giorno, nel parco in cui è solito portare Batman, il cane affidatogli dalla figlia, Cesare nota una ragazza dai capelli corti spruzzati di viola. Si chiama Iris e ha negli occhi qualcosa di fragile e familiare. È l’inizio di una goffa ma tenera amicizia, in cui Cesare trova inaspettatamente conforto. D’un tratto, ci sono persone di cui deve, e vuole, occuparsi, e questo lo fa sentire felice. D’un tratto, non c’è più da rimuginare, ma da agire, da aiutare. Perché la vita a volte capita quando meno te lo aspetti, e bisogna trovare il coraggio di afferrarla al volo.
Lorenzo Marone torna in libreria con una storia nuova e un personaggio vecchio. In tutti i sensi.
Già, proprio lui, il vecchiaccio burbero e scostante dal cuore gentile rivestito da una scorza di malcontento.
Come tutti i lettori che hanno amato Cesare Annunziata, (La tentazione di essere felici) ho approcciato questa lettura con mille timori.
E se non lo riconoscessi più? E se questa lettura mi deludesse? Forse sarebbe meglio rimanere nel dubbio e non leggerlo proprio (seeeeee, non ci crede nessuno). E quindi...mi sono fiondata nella lettura.
Devo dire che quando l'ho iniziato  mi sono sentita un po’ stranita, questo Cesare non mi era familiare, non riuscivo a riconoscerlo: troppa socialità, troppa spinta verso l’altro, troppo poca ruvidezza, scontrosità. Aiuto!

Ci è voluto metà libro prima di ritrovarlo tra le pieghe di quello che era passato sulle sue spalle, Emma… l’infarto… ancora Emma...
Ci è voluto un pomeriggio con Marino per far uscire il vecchio Cesare: si sa che con chi ci conosce da sempre le nostre ruvidezze escono più vivide e presenti, le maschere non funzionano perché chi abbiamo di fronte conosce perfettamente il volto che c’è dietro. Marino, trincerato dietro una scacchiera sempre uguale, con le sue mosse sempre identiche, chiuso nel suo piccolo mondo, per lui già troppo grande.
"Su Marino invece ho pochi dubbi, lui non subisce influenze esterne semplicemente perché non comunica con l'esterno, lui è stanco di vivere, lo stato emotivo più vicino alla libertà che possa mai provare un individuo."
Il capitolo “Manipolazione” è quello che mi ha fatto ritrovare il vecchio Cesare e che me lo ha finalmente svelato anche nei capitoli passati. 

Malinconia è la sensazione che veste queste pagine, ma non la malinconia rancorosa del Cesare di prima, una malinconia dolce, da gustare nel verso di un picchio che richiama risate di bimbo, nel braccio di un salumiere che non ti lascia tornare solo in un quartiere agostano dominato dai mariuoli, in uno sbuffo d’aria calda che tanto somiglia alla carezza di chi non abbiamo voluto capire quando ce n’era ancora il tempo. 
Caterina...
Caterina non c’è più da tempo nella vita di Cesare, ma è più presente che mai nella sua testa, (non nel cuore, lì ci è rimasta per poco) tra sensi di colpa, rimpianti, sensazioni di inadeguatezza, per averle fatto vivere una vita senza slanci, sorrisi o abbracci, una vita fatta di piccoli gesti quotidiani che nulla significano se non che si condividono spazi e incombenze.
Neanche nella morte Cesare è riuscito ad esserle sposo, limitandosi al ruolo di convivente anche un po’ infastidito. Ma Cesare è questo, genuino e autentico anche nel suo essere scostante.

Nel mondo di Cesare ritroviamo il figlio Dante, in viaggio lontano, che fatica a lasciarsi andare dopo una vita a sentirsi inadeguato ma sempre con un “Ti amo più di tutte le cose” impigliato tra le labbra; e la figlia Sveva sempre scostante, fredda e a volte respingente, incapace di mostrare l’affetto che chiude dentro di sè (che dite? Vi ricorda qualcuno? Mah, non saprei) 
E poi c'è Eleonora, la gattara dirimpettaia, che stavolta è ancora più stramba, che invece di raccoglierli, i gatti, li lascia andare... 

In questo nuovo capitolo della vita di Cesare c'è anche un personaggio nuovo a riempire le sue giornate, un personaggio inusuale. Batmàn, il cane di suo nipote Federico, che  Sveva gli appioppa quando parte per le vacanze. Batman non è un cane esigente, si accontenta di una passeggiata, un po' di cibo e dei grattini (e che so' sti grattini?). Immaginiamo tutti la gioia di Cesare nel prendersi questa incombenza, vero? E vabbuò, facciamo buon viso a cattivo gioco e pigliamoci sta croce...
"Io resterò qui ... finché Batman non si sarà stancato di annusarsi con tutti i cani del rione, aspetterò che giunga il buio per rincasare e m'inventerò qualcosa per far passare la serata, per attraversare questo benedetto mese e dare valore al niente che mi cinge e mi soffoca."
Le passeggiate con Batman si rivelano però occasioni per fare nuovi incontri: Lady Blonde, per esempio, che avvicina "Lord Ceasar" al mondo dei social con le sue regole assurde, come la luce perfetta per girare un video e le parole s-c-a-n-d-i-t-e per bene.
Poi Iris, che sta piangendo ai giardini. Ma il caso esiste? O qualche “forza superiore” ha fatto in modo che queste due solitudini si incontrassero, dopo quello che è successo con Emma?
Iris tocca corde ancora incandescenti, pigia tasti che fanno ancora male, grida mute alle quali Cesare non riesce a sottrarsi.

E poi ci sono i ricordi.
Nel primo libro Cesare stilava l’elenco dei mi piace, il Cesare di qualche anno dopo tira le fila, tra le cose che ama e ha amato, e quelle che proprio non gli sono andate giù e lo fa appunto attraverso i ricordi.

A intervallare i capitoli ci sono, infatti, i ricordi di una vita, i momenti salienti di ogni decennio, a partire dai dieci fino ad arrivare agli ottant’anni, elenchi racchiusi in capitoli brevissimi che hanno il sapore della poesia.

Tra i tanti ricordi, mi piace pensare che ci siano anche tutti i lettori che lo hanno amato, che si sono riconosciuti nei suoi modi rudi ma allo stesso tempo teneri, o che ci hanno rivisto una persona cara, perché ognuno di noi ha un po’ di Cesare dentro - noi lettori, in specifico, abbiamo il moto di stizza che accompagna il momento in cui ci parlano mentre leggiamo o ci chiedono cosa mai ci troviamo di bello in un libro -.
"Ho rincorso per una vita intera questo sentire che osavo chiamare con poca fantasia felicità, l'ho rincorsa alla cieca, senza sapere dove fosse, affannandomi sempre più non capendo che non è da nessuna parte, che non c'è da correre, ma da fermarsi e ascoltare, c'è da attendere che si presenti l'occasione. La felicià non viene dal cercare in modo spasmodico qualcosa o qualcuno che sazi la nostra fame, non è prendere dagli altri sempre e di continuo, quella è dipendenza. La felicità viene dall'opposto, dal cedere. È un processo di distaccamento: non è riempirsi, è svuotarsi, fino a sentire di non volere più niente."
Insomma, un ritorno molto gradito, una lettura che profuma di casa, di pummarola e caffè appena uscito dalla macchinetta e dello sguardo di un vecchio amico che, anche se non lo sentivi da tempo, è come se lo avessi visto solo il giorno prima. 



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