Uvaspina - Monica Acito

Titolo: Uvaspina • Autrice: Monica Acito • Editore: Bompiani • N.pagine: 416 • Data di pubblicazione: 22 febbraio 2023 • Copertina flessibile €20,00 • Ebook € 11,99

TRAMA

È nato con una voglia sotto l’occhio sinistro, come un pallido frutto incastonato nella pelle: Uvaspina si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto, del resto, è capace di abituarsi: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui; alla Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di malafemmina e chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e finge di morire ogni volta che lui esce di casa. Ma soprattutto Uvaspina è abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un’energia che tiene in scacco il fratello con le sue esplosioni imprevedibili, le ripicche, la ferocia di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice: “Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello.” Eppure, solo Uvaspina conosce l’innesco che rende la sorella uno strummolo, una trottola capace di ferire con la sua punta di metallo vorticante. E solo Minuccia intuisce i sogni di Uvaspina, quando lo strummolo la tiene sveglia e può scrutare i suoi finissimi lineamenti nel sonno. Intorno a loro, Napoli: la città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo, dai tentacoli immersi in quel mare che la fronteggia e la penetra. È proprio sul confine tra la città e il mare, tra la storia e il mito, che Uvaspina incontra Antonio, il pescatore dagli occhi di colori diversi, che legge libri e non ha paura del sangue, che sa navigare fino a Procida e rimettere al mondo un criaturo che dubita di se stesso. La purezza del loro incontro, però, non potrà nascondersi a lungo nelle grotte di Palazzo Donn’Anna: la città li attira a sé, lo strummolo gira e il suo laccio unirà per sempre i loro destini. Una passione assediata dallo scherno e dallo scuorno. L’ambiguità dell’amore fraterno, la necessità dell’ombra perché ci sia luce

Uvaspina è un romanzo carnale, la sua prosa regala al lettore sensazioni fisiche: il desiderio, il dolore, lo stomaco che si riempie, la bocca che si unge, sono sensazioni che si provano realmente, fisicamente.

Uvaspina è la storia di un "femminiello" che, come il nome che porta, esiste per essere spremuto, sfruttato e poi gettato, fino alla volta successiva. È anche la storia di uno "strummolo"  - trottola di legno - che pian piano si carica e poi inizia a girare travolgendo tutto al suo passaggio. È la storia di una "chiagniazzara" nata povera e mai arresasi al suo destino, con la consapevolezza che ogni gioia ha il proprio prezzo e che prima o poi la vita esigerà il pagamento. È la storia di Pasquale Riccio, nato agiato ma condannato a soccombere alla seduzione del piacere, senza saperlo domare. È la storia di Teresa la Scorcia, zoppa da una gamba, lo sconforto e la malinconia degli emarginati, bullizzati, che sentono di meritarselo.

Uvaspina è anche Antonio, un occhio limpido, l'altro cupo, come tutte le cose della vita; un ammaliatore che racconta storie appassionanti e tragiche, che dispensa in egual modo leggerezza e speranza, dolore e tragedia.

Uvaspina è Napoli, con le sue contraddizioni: è Forcella, dove sono le sue radici, sguaiata e colorata; ma è anche il quartiere borghese dove è cresciuto, tra gli agi di una posizione privilegiata e gli sguardi ammirati dei passanti. 

Uvaspina è Posillipo, l’azzurro cristallino dell’acqua di mare, ma anche il puzzo di pesce.

Uvaspina è il dolore del corpo quando lo strummolo decide di girare, e il dolore dell’anima quando lo strummolo si placa ma gira tutto il resto, e buca la carne, quando nessuno intorno a lui sembra assomigliargli, o almeno non volerlo ammettere. 

Uvaspina è il dialetto napoletano che canta, ride e piange, avvolgendo e strattonando il lettore in un modo in cui la lingua italiana non potrebbe mai fare. È commedia e tragedia, è l'intensità dei momenti tremendamente belli spazzati via dal dolore più atroce, dalla brezza che arriva  portando con sé il profumo del mare e il puzzo di fogna.

In alcuni momenti ho pensato che fosse tutto troppo, e alcune parti - per il mio sentire - sono un po' esasperate, ma d'altro canto lo è anche la città che accoglie questa storia e probabilmente sono troppo "nordica" per non percepire a tratti il pizzico del fastidio. 

Monica Acito ci consegna una storia difficile ma dalla quale non ci si riesce a staccare, tra superstizioni e antichi rituali, personaggi grotteschi ma tremendamente reali dietro alle loro maschere;  prende per mano il lettore e lo porta a "chiagnere" senza realmente soffrire e "fottere" senza realmente godere, ma vivendo sulla propria pelle Uvaspina e il suo mondo.

Un esordio decisamente forte e stupefacente.





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