Titolo: La portalettere • Autrice: Francesca Giannone • Editore: Editrice Nord • N.pagine: 414 • Data di pubblicazione: 10 gennaio 2023 • Copertina flessibile € 19,00 • Ebook € 9,99
TRAMA
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
"La portalettere" racconta la storia di Anna Allavena, donna ligure che nel 1934 abbandona la sua terra per stabilirsi in un paesino del leccese.
Carlo, suo marito, è originario di Lizzanello e la decisione di tornarci con moglie e figlio è dettata dall'aver ereditato un appezzamento di terreno da uno zio, che può garantire alla sua famiglia un futuro agiato.
Anna è a tutti gli effetti una "forestiera" e, se da un lato il rispetto per Carlo porta il paese ad accoglierla con benevolenza, dall'altro ogni suo comportamento non "conforme alle consuetudini" viene visto con ostilità. Il temperamento orgoglioso e intraprendente di Anna non aiuta a farsi accettare, men che meno la sua convinzione che la donna debba avere gli stessi diritti di un uomo.
Quando il portalettere del paese muore, Anna decide di candidarsi per quel posto, attirandosi le maldicenze di buona parte del paese, perché il portalettere è un lavoro "da uomini". Ottenuto il posto, pian piano inizia a entrare nelle vite dei paesani e a comprenderne meglio le dinamiche, stringendo amicizia con una reietta del paese, Giovanna "la pazza", cosa che non la aiuterà certo a farsi meglio accettare.
L'autrice è partita da un bigliettino da visita della bisnonna, la portalettere reale, e ha tentato di ricostruire la sua storia. Il romanzo abbraccia un lungo periodo di tempo, dal 1934 al 1961, durante il quale molte vicende si susseguiranno, segreti inconfessabili verranno svelati, Anna si batterà anche in prima persona, attraverso una raccolta firme, per far ottenere il diritto di voto alle donne e si recherà fiera al seggio per la prima volta nella storia, il paese crescerà e si trasformerà, ruotando attorno alla famiglia di Anna.
È stata una lettura decisamente piacevole e scorrevole, ma non ho ravvisato una vera e propria crescita dei personaggi, tutti abbastanza fermi nelle loro caratteristiche, tranne per Lorenza, la nipote di Anna, che ha subito una trasformazione importante da bambina gioiosa e allegra a donna rancorosa e tormentata.
Un altro elemento a mio avviso debole è la difficoltà di inquadrare Anna realmente come donna del nord: la sua intraprendenza e modernità non sono sufficienti a mio avviso a darle un'identità territoriale, scarsi sono i riferimenti alla sua terra, tolta la meticolosa preparazione del pesto che ritorna in più momenti, come non è percettibile l'inevitabile nostalgia delle proprie radici, quasi che Anna senta di appartenere a qualsiasi terra e a nessuna.
In conclusione, la storia è scritta bene ed è bella, anche se non molto originale nelle sue dinamiche, ma in me non è risuonata come avrei sperato. Perfetta da alternare a letture impegnative o in momenti in cui si desidera una lettura piacevole e scorrevole.
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