L'equilibrio delle lucciole - Valeria Tron

Titolo: L'equilibrio delle lucciole • Autrice: Valeria Tron • Editore: Salani • Data di pubblicazione: 1 giugno 2022 • N.pagine: 400 • Copertina flessibile € 18,00 • Ebook € 11,99

TRAMA:Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d'amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: ‘fare la muta al cuore', come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla – insieme a una bufera di neve – c'è Nanà, ultima custode di casa, novant'anni portati con tenacia. Levì, l'altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l'una dell'altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l'anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.

Questo romanzo è molto più che una lettura, è una vera e propria esperienza, un cammino che il lettore compie pagina dopo pagina.

La voce narrante di questo racconto corale è Adelaide, una quarantenne che ritorna ai monti della sua infanzia per isolarsi e cercare dentro di sé il motivo della sua incapacità a coltivare un rapporto, un sentimento. 

Ad accoglierla c'è Nanà, una tenace novantenne, custode delle case del borgo e delle anime che le hanno abitate, spentesi via via nel tempo.
Nel borgo sono rimasti lei e Levì, superstiti di un mondo semplice ma pregno di vita; si sono presi cura uno dell'altro, fratelli nel cuore, fino a quando Levì, sistemando delle fascine - maledette fascine - è caduto, facendosi male, ed è stato ricoverato in una casa di cura.

L'arrivo di Adelaide è provvidenziale per Nanà, che vuole sopra ogni cosa riportare a casa Levì, tra le sue montagne; e mentre discutono sulle possibilità, Nanà apre il suo "sgabuzino", consegnando ad Adelaide la sua meizoun, la casa che conserva nel cuore.
"È la mia casa, sì. Ognuno di loro: una stanza di casa."
Nello sgabuzino di Nanà sono stipate innumerevoli scatole, ognuna meticolosamente etichettata, alcune adibite ad archivio inestimabile di erbe e fiori, altre contenenti vite intere.
Tra quelle scatole c'è la vita di Memè, la nonna di Adelaide, e di Granpapà, suo marito, di bar Tricot, portatore di allegria, di Dando Irma, la leggerezza dei piccoli piaceri, ma soprattutto di dando Lena, il rigore delle regole che cela un cuore ferito dalle traversie della vita.
"Una borgata sopravvive di piccoli momenti condivisi e di attenzioni reciproche: altrimenti si sgretola e diventano solo case."
Tra quei ricordi c'è la gioia di un ballo sulla paglia, le risate dei racconti gonfiati per strappare stupore alle orecchie di chi ascolta, la violenza domestica, la sofferenza della guerra, per chi parte e chi resta, il dolore della perdita e la gioia dell'incontro. C'è vita. C'è casa. C'è Meizoun.
"La storia passa da ciò che arriva, ma può essere testimoniata solamente da ciò che resta."
Mentre Adelaide compie il suo cammino, ci prende per mano e ci accompagna in questo viaggio fatto di salite, asperità, e soste che ripagano la fatica.

Leggere questo libro è proprio come camminare tra i monti in cui è ambientato: all'inizio il sentiero è tortuoso, si snoda tra tornanti e dislivelli, costituiti da un linguaggio poetico e dall'uso del patois, e possono farci temere di non riuscire ad arrivare in cima. Man mano che si prosegue l'ostilità si trasforma in melodia che sostiene e accompagna verso la vetta che si scorge da lontano, fino a vedersi aprire un panorama che toglie il fiato, tanta è la bellezza e il calore che avvolgono, riempiendo occhi e cuore in una sensazione di compiutezza.

Arrivata alla fine mi sono sentita parte di questa grande famiglia, mi sono sentita a casa, ho pianto e sorriso con loro, e mi sono meravigliata di fronte allo spettacolo di un borgo illuminato da decine di luci che si dissolvevano nel cielo, in un equilibrio perfetto tra vita e morte, gioia e dolore.

È una lettura che richiede un tempo lento, in contrapposizione alla frenesia alla quale siamo tristemente abituati - mailerouzo préso, maledetta fretta -, un tempo nel quale ascoltarsi e ritrovare l'importanza e il piacere delle piccole cose, la dignità dell'accettazione del dolore, perché ogni cosa ha un lato buono, ma anche un rovescio, e per poter essere felici bisogna saperli accogliere entrambi.

Prendetevi questo tempo, dedicatelo alla riscoperta dei sentimenti semplici ma intensi, è un regalo che vi accompagnerà a lungo.




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