Recensione "Questo giorno che incombe" di Antonella Lattanzi



Titolo: Questo giorno che incombe • Autrice: Antonella Lattanzi • Editore: Harper Collins • N.pagine: 456 • Data di pubblicazione: 14 gennaio 2021 • Copertina flessibile € 19,50 • Ebook € 9,99

TRAMA

Qui saremo felici. Francesca lo pensa mentre sta per varcare il cancello rosso fuoco della sua nuova casa. Accanto a lei c’è Massimo, suo marito, e le loro figlie, ancora piccole. Si sono appena trasferiti da Milano a Giardino di Roma, un quartiere a metà strada tra la metropoli e il mare. Hanno comprato casa in un condominio moderno e accogliente, con un portiere impeccabile e sempre disponibile, vicini gentili che li accolgono con visite e doni, un appartamento pieno di luce che brilla in tutte le stanze. Il posto perfetto per iniziare una nuova vita. Perché Francesca è giovane, è bella, è felice. E, lo sa, qui a Giardino di Roma sarà libera. Eppure qualcosa non va.

Dei dettagli cominciano a turbare la gioia dell’arrivo. Piccoli incidenti, ombre, che hanno qualcosa di sinistro. Ma sono reali o Francesca li sta solo immaginando? Appena messo piede nella nuova casa Massimo diventa distante, Francesca passa tutto il tempo sola in casa con le bambine e non riesce più a lavorare né a pensare. Le visite dei vicini iniziano a diventare inquietanti, sembra impossibile sfuggire al loro sguardo onnipresente. A poco a poco il cancello rosso che difende il condominio si trasforma nella porta di una prigione. E così, intrappolata nella casa, Francesca comincia a soffrire di paranoia e vuoti di memoria. 

Sempre più sola e piena di angosce, ha l’impressione che la casa le parli, che le dia consigli, forse ordini. Le amnesie si fanno sempre più lunghe e frequenti. Finché un giorno, dal cortile, arriva un grido. È scomparsa una bambina. Può essere sua figlia? E perché Francesca, ancora una volta, non sa cosa ha fatto nelle ultime ore?

Avete presente quei film in cui fin dalle prime scene sai che sui protagonisti sta per abbattersi la tragedia, non sai cosa né quando succederà, ma sai per certo che qualcosa succederà. E se ti dovesse scappare la pipì, col cavolo che vai in bagno, sia mai che le disgrazie escano dallo schermo e si accomodino sul tuo divano, pronte ad assalirti... no, te ne stai piantato lì davanti col telecomando in mano, pronto a ferire il nemico!
Ecco "Questo giorno che incombe" vi darà le stesse sensazioni. D'altronde con un titolo così cosa potevamo aspettarci?
Francesca, la protagonista (c'è anche una coprotagonista, alquanto inquietante, di cui vi parlerò dopo) è una donna che decide di dare una svolta alla sua vita, insieme al marito Massimo: da Milano si trasferiscono a Giardini di Roma (sembra il nome di una ridente località, vero? seeeee, ciaone!) perché Massimo ha ottenuto un posto come docente e potrà partecipare a una prestigiosa ricerca. Le loro figlie potranno vivere in luogo più sano (ciaone.2) e Francesca potrà finalmente dedicarsi a tempo pieno al progetto di un libro tutto suo e a crescere le bambine.
Un inizio che ha una forte somiglianza con quello di Shining (di cui troviamo le avvertenze in esergo): la famigliola gioiosa che inizia una nuova vita, ma tu lettore sai, la loro aria felice non ti inganna, perché anche nei momenti sereni avverti un pizzico sulla nuca, un brivido sulla schiena. Sai che basta solo aspettare.
Già quando la famiglia varca per la prima volta il cancello rosso e incontra una pletora di vicini garruli e gioiosi, in una giornata di sole splendente, si percepisce da lontano l'avanzare di una nebbia, che via via che i giorni passano e le pagine scorrono, si fa più densa e grigia, avvolgendo la spensieratezza, la felicità, la speranza, ingoiandoli e risucchiandoli in un buco nero di angosciante disperazione. 
Ricordate quando ho accennato alla coprotagonista di questa storia? Mi riferivo alla casa, il luogo caricato di aspettative di felicità, che diventa essa stessa personaggio, assumendo il ruolo di guida spirituale di Francesca, inizia a parlarle, a consigliarle cosa dire e cosa fare; da luogo spazioso e arioso, che bisbiglia affettuosamente, pian piano si trasforma in una presenza soffocante che si esprime attraverso ringhi rabbiosi.
Francesca inizia a vacillare. a perdere ogni sua certezza, anche la più intima e radicata, in balìa degli eventi.

In questo gioco al massacro la parte dell'antagonista spetta al condominio, inteso come insieme di condomini, percepiti fin dall'inizio come una sorta di organismo unico, che detta regole, giudica e sentenzia, escludendo chi non si conforma, qualcosa di molto vicino al concetto di setta.
"I condomini erano un solo corpo, un corpo pieno di mascelle che masticavano, incessanti. Avevano una loro idea. E avrebbero fatto di tutto."
All'inizio erano solo vaghe sensazioni, poi tutto precipita, quando un evento tragico sconvolge tutti gli equilibri. Il bisogno di un appiglio in una nuova realtà che la soffoca, spinge Francesca verso il vicino di casa dal quale viene inspiegabilmente attratta.
Saranno impressioni realistiche o il frutto di una mente sconvolta dai ritmi di una maternità a tempo pieno?

Tematiche forti quelle che vengono affrontate in questo romanzo: la maternità e le responsabilità che la società le attribuisce, la difficoltà nell'avere la completa gestione di casa e famiglia sulle spalle senza deludere le aspettative, le maldicenze, i pregiudizi. Un libro che fa riflettere sul carico emotivo che spesso viene addossato alle madri e sulle responsabilità delle quali vengono socialmente caricate.
Una scrittura rimata, chirurgica, che non lascia respiro, anche se in alcune parti l'ho trovata leggermente prolissa, per un romanzo difficilmente inseribile in un genere ma assolutamente godibile, ansia permettendo.



Commenti

  1. Tanta carne al fuoco, pure troppa, ma la Lattanzi è un'ottima cuoca secondo me. Felice che ti sia piaciuto. :)

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  2. Conosco il quartiere e ho avuto le stesse sensazioni della protagonista.Una prigione ,un luogo sospeso,una trappola con gli alberi.Il dialogo con la casa trovo che sia molto bello,una introspezione continua su intenzioni,desideri e sentimenti.A volte è un superIo rigido,a volte è la parte emozionale che spinge a liberare gli istinti e i desideri più segreti.La centralità del femminile, in difficoltà, trovo che sia ben articolata.
    Una madre dalla quale ci si aspettano sempre comportamenti e scelte in funzione di altri,delle figlie in primis,e della famiglia come sistema .L'ho letto in tre giorni perché mi ha preso fortemente !La protagonista è contagiosa !!

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  3. Anch'io ho trovato un buon espediente narrativo il dialogo con la casa, che dà modo di indagare il senso di oppressione, il carico emotivo della protagonista rendendolo ancora più angosciante.

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