Il palazzo delle donne - Laetitia Colombani


Breve premessa: Ho riflettuto un po' se fosse opportuno o meno scrivere questo post e come spesso accade, quando sono in dubbio, mi sono confrontata con Stefania. Lei mi ha incoraggiata ad esprimere il mio parere su questo libro, che in parte mi è piaciuto e in parte ha sollevato diverse perplessità. Testualmente mi ha scritto "Magari queste considerazioni potrebbero tornare utili". Solitamente infatti non scrivo recensioni negative o tiepide: in questo mare vastissimo trovo più interessante mettere in risalto, piuttosto che perdere tempo ad analizzare ciò che non mi ha convinta, tempo che ho già speso nella lettura. Tanto per farvi un esempio nel mese che si è appena concluso ho letto 9 libri e ascoltato 2 audiolibri. I due audiolibri erano dei saggi che mi serviranno (spero) per crescita personale e già ho fatto fatica a comprenderli, figuriamoci se reputo possibile addirittura formularne un pensiero critico. Dei 9 romanzi 3 li ho trovati bellissimi, 5 tra il bello e il passabile e uno l'ho mollato a metà. Dei tre molto belli ne ho recensiti due e quindi ora mi accingo a raccontavi della piccola delusione che mi ha arrecato il nono.

Il libro in questione è Il palazzo delle donne di Laetitia Colombani e le mie aspettative erano molto alte per la storia che narra. Sembrava uno di quegli amori annunciati e invece già dopo le prime 35 pagine i primi dubbi. 

Qui un estratto della trama: È il coraggio a spingere la giovane Blanche a voltare le spalle a una vita di agi per lanciarsi nella più logorante delle battaglie: quella contro la povertà, la fame e l'umiliazione. A sette anni dalla fine della Grande Guerra, Parigi è ancora in ginocchio. Eppure Blanche si rende conto che alla metà dei bisognosi è negato ogni aiuto: tutti gli sforzi, infatti, sono rivolti agli uomini; nessuno tende la mano alle centinaia di donne che ogni giorno mendicano agli angoli delle strade, si privano del cibo per sfamare i propri bambini e dormono all'addiaccio per sfuggire ai mariti violenti. Per Blanche, quella è un'ingiustizia intollerabile. E, quando viene a sapere che in rue de Charonne è in vendita un intero palazzo, combatterà fino all'ultimo per regalare un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà... È la disperazione a portare Solène al Palazzo delle Donne. Avvocato di successo, Solène è crollata il giorno in cui un suo cliente si è gettato dalla finestra del tribunale. Come parte della terapia, lo psicologo le ha suggerito il volontariato, così Solène ha scelto di aiutare le donne che hanno trovato rifugio tra le mura di quel grande edificio in rue de Charonne. Qui, Solène entra in contatto con un mondo lontanissimo da lei, fatto di miseria, di sfruttamento, di perdita. Ma anche di condivisione, di resilienza e di riscatto. A poco a poco, Solène capisce di non essere tanto diversa dalle ospiti del Palazzo: come lei, pure loro sono state sconfitte dalla vita. Però non si arrendono. Loro continuano a lottare per un futuro migliore, traendo forza l'una dall'altra, come legate da un filo invisibile di solidarietà e comprensione. E sarà proprio quel filo ad avvolgere anche il cuore di Solène e a cambiare per sempre la sua esistenza.



Il romanzo l'ho divorato in un pomeriggio, ma tanto ero presa dalle storie delle donne che abitavano nel palazzo quanto non mi convinceva invece la vicenda della protagonista, Solène, avvocata di successo, che si trova a prestare volontariato in quel luogo. Un'esistenza, la sua, che invece di venirci mostrata ci viene raccontata, pagina dopo pagina, come un riassuntino eseguito in fretta che sa molto di cliché. La carriera, i genitori, la vita sentimentale, i sogni non realizzati, il suo privilegiare il lavoro a discapito della vita privata, tutto quello che la conduce a 40 anni a trovarsi in crisi esistenziale profonda per un accadimento grave sì, ma non proporzionato allo sconquasso che porta. Oppure sì, proporzionato (che ne so io di traumi simili paragonati alla mia quieta esistenza?), ma raccontato in modo inadeguato. Cosa dire poi della vicenda dei due fondatori del Palazzo delle donne negli anni Venti? Poco più di un racconto agiografico che mi ha ispirato per l'appunto ammirazione, ma che non è riuscito a restituirmi la vera essenza di quelle persone. Eppure, nonostante quelle che io ho ravvisato come debolezze e che ho appena evidenziato, questo libro ha una sua forza che travalica il fatto che Solène sembri inadeguata a raccontarcela. E' la forza delle donne che abitano al palazzo: un campionario, questo sì vivido e realistico, di esistenze piegate, ma non spezzate, di donne fallibili, che hanno superato l'indicibile e che ora vengono presentate con fierezza, autenticità. Nobilitano tutta la trama, con le loro storie drammatiche che non sempre avranno un finale di speranza. In questa coralità l'autrice ha saputo volare in alto e per questo ho pensato di parlarvene. Forse sono stata troppo severa nel giudicare l'insieme? O insensibile? La verità è che sono molto esigente e da un libro pretendo tutto: la trama e la scrittura, la commozione e l'approfondimento psicologico. Pretendo perché so che è possibile, come i libri capolavoro del passato e del presente testimoniano. 

Un romanzo dalle grandi potenzialità non del tutto espresse, che rimane comunque una lettura da consigliare.

Non so proprio che voto attribuirgli, forse un tre e mezzo anche se non avrebbe lo stesso valore del tre e mezzo che, ad esempio, ho dato alla Lombardo di Mai stati così felici perché in quel caso la scrittura era il suo punto di forza... Ogni tanto anche la questione del voto mi sembra mostrare tutta la sua limitatezza, ma non vi preoccupate...continuerò a metterli, non fosse altro per chi legge le recensioni limitandosi solo a guardare quelli e le frasi sottolineate ;-) 

(in fondo ogni tanto, quando leggo in velocità, lo faccio pure io!)


Commenti

  1. Ho appena finito di scrivere la mia recensione e non posso che essere d'accordo con te. Una storia che non è né carne né pesce, che poco lascia a livello emozionale.
    D'accordo anche sul voto: fatico anche io, spesso, a darne uno, quasi timorosa che il lettore si limiti a guardare quello e andare via (chi di noi non lo ha mai fatto?!), senza soffermarsi a leggere ciò che dietro quel voto si nasconde!
    Comunque, concordo con la Bacci: queste recensioni vanno scritte, perché è giusto che i lettori sappiano che ci sono libri che non abbiamo amato alla follia!

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    1. Mi fa piacere tu sia d'accordo. In rete ho visto/letto diversi pareri positivi ed ero abbastanza perplessa. Leggerò con interesse la tua recensione. Ciao da Lea

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