Recensione "Gli ultimi giorni di quiete" di Antonio Manzini

Titolo: Gli ultimi giorni di quiete • Autore: Antonio Manzini • Editore: Sellerio • N.pagine: 231 • Data di pubblicazione: 22 ottobre 2020 • Copertina flessibile € 14,00 • Ebook € 9,99

TRAMA

Una mattina qualunque, per caso, Nora riconosce un volto in treno. È la persona che le ha distrutto la vita. Lei e il marito Pasquale sono i proprietari a Pescara di una avviata tabaccheria. E proprio in questa sei anni prima nel corso di una rapina un ladro ha ucciso il loro unico figlio Corrado. Nora non può credere che il carnefice di un ragazzo innocente – del loro ragazzo innocente! – possa essere libero dopo così poco tempo. Non può credere che la vita di suo figlio valga tanto poco. Ma è così, tra la condanna per un omicidio preterintenzionale e i benefici carcerari. Da questo momento Nora e Pasquale non riescono a continuare a vivere senza ottenere una loro giustizia riparatrice. Il marito cerca la via più breve e immediata. Nora, invece, dopo una difficile ricerca per stanare l’uomo, elabora un piano più raffinato. Paolo Dainese, però, l’omicida, si è sforzato per rifarsi una vita e, annaspando, sta riuscendo a rimettersi a galla.

"Non c'era uscita né soluzione. Un solo gesto inchioda quattro persone per sempre a quel giorno di marzo di quasi sei anni prima."
Corrado, Pasquale, Nora, Paolo. Quattro destini congelati in un gesto, un attimo, che diventa eternità. 
Una mattina Paolo entra in una tabaccheria in centro a Pescara per tentare una rapina. Dietro il banco dovrebbe esserci Pasquale, che invece è andato a prendere un vestito, e al suo posto c'è Corrado, suo figlio, che non ci sta a subire la rapina, tenta di difendere la tabaccheria. La tensione sale, un gesto di troppo e  la vita di Corrado si ferma. E con la sua si fermano le vite di Pasquale, Nora e Paolo.

Da quel momento in poi ci sarà un prima, luminoso, pieno di possibilità, e un dopo, buio, angoscioso, vuoto.

Paolo viene condannato a circa dieci anni di carcere, accusato di omicidio preterintenzionale, che con alcuni benefici, diventano cinque anni, due mesi e quattro giorni. È su un treno che sta riportando Nora a Pescara, che si incontrano: Paolo, nel suo tentativo di vivere una sorta di normalità dopo aver pagato il suo debito, non la vede; Nora, purtroppo, sì.

Nora è madre, le sue viscere urlano al ricordo di aver cullato una vita rubata troppo presto. Non ci sta.
Il dolore di Pasquale invece è una coperta pesante poggiata sulle sue spalle, meno acuto ma ugualmente totalizzante. 

Poi c'è Francesca, sorella di Nora, neanche la sua vita è semplice: madre di Danilo, un ragazzone con il cervello di un bambino. Viene naturale chiedersi perché il destino non abbia deciso di portare via lui, anche se è un pensiero aberrante. 

Come si può accettare la morte di un figlio, quel tipo di morte? E come si può accettare che colui che ha interrotto tre vite sia libero di vivere una vita normale? Non ci sono risposte a queste domande, ognuno di noi troverà la propria, ci sono solo tre modi diversi di affrontare il dolore e la disperazione. Ognuno dei protagonisti sceglierà la propria modalità e saranno tutte ugualmente strazianti.

Antonio Manzini, spogliato dell'ironia mette a nudo la devastazione, il vuoto abissale e lo fa in maniera chirurgica, arrivando dritto allo stomaco del lettore. 

Come lui stesso ha spiegato in un'intervista, i pensieri dei vari personaggi vengono raccontati senza indicare a chi appartengono, proprio per far entrare il lettore nella testa dei protagonisti. Non avrete nessuna difficoltà ad individuare chi pensa cosa, perché i personaggi sono caratterizzati alla perfezione,  come non avrete nessuna difficoltà ad entrare nelle loro teste, a indossare le loro scarpe, a percorrere il loro cammino. Purtroppo, aggiungerei, perché vivrete anche il loro dolore, senza possibilità di eluderlo.

Il romanzo che più ho amato della serie dedicata a Rocco Schiavone è 7/7/2007, quello nel quale più si entra in profondità nel dolore di Rocco; ecco, ne "Gli ultimi giorni di quiete" ho provato le stesse sensazioni trovate all'interno di quelle pagine. E ho versato le stesse lacrime amare. 

Il finale vi lascerà con le guance rigate e un sorriso a increspare le labbra, perché ognuno troverà il proprio modo per uscire da una situazione che non poteva protrarsi oltre e io li ho compresi tutti e tre. L'amore, nel senso più ampio del termine, fa intraprendere strade impensabili e ci libera, sempre. O quasi.

Non abbiate esitazioni, fate un bel respiro e tuffatevi tra queste pagine. Ne uscirete con le ossa rotte, con più domande di quelle che avevate all'inizio, ma umanamente decisamente arricchiti.






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