Vardø. Dopo la tempesta - Kiran Millwood Hargrave



 Titolo: Vardø. Dopo la tempesta • Autore: KiranMillwood Hargrave • Traduttore: Laura Prandino • Editore: Neri Pozza • Data di pubblicazione: 2 luglio 2020 • N.pagine: 348 • Copertina flessibile € 18,00 • Ebook € 9,99

TRAMA

1617, Norvegia nordorientale. In una funesta vigilia di Natale, il mare a Vardø si è improvvisamente sollevato e una folgore livida ha sferzato il cielo. Quando la tempesta si è acquietata in uno schiocco di dita, così com'era arrivata, le donne si sono raccolte a riva per scrutare l'orizzonte. Degli uomini usciti in barca non vi era, però, nessun segno. Quaranta pescatori, dispersi nelle gelide acque del Mare di Barents. Alla ventenne Maren Magnusdatter, che ha perso il padre e il fratello nella burrasca, e a tutte le donne di Vardø non resta dunque che un solo compito: mettere a tacere il dolore e cercare di sopravvivere. Quando l'inverno allenta la presa e le provviste di cibo sono quasi esaurite nelle dispense, le donne non si perdono d'animo: rimettono le barche in mare, riprendono la pesca, tagliano la legna, coltivano i campi, conciano le pelli. Spinte dalla necessità, scoprono che la loro unità può generare ciò che serve per continuare a vivere. L'equilibrio faticosamente conquistato è destinato, però, a dissolversi il giorno in cui a Vardø mette piede il sovrintendente Absalom Cornet, un fosco e ambiguo personaggio distintosi, in passato, per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. Absalom è accompagnato dalla giovane moglie norvegese, Ursa, inesperta della vita e terrorizzata dai modi sbrigativi e autoritari del marito. A Vardø, però, Ursa scorge qualcosa che non ha mai visto prima: donne indipendenti. Absalom, al contrario, vede solo una terra sventurata, abitata dal Maligno. Un luogo ai margini della civiltà, dove la popolazione barbara dei lapponi si mescola liberamente con i bianchi e dove una comunità di sole donne pretende di vivere secondo regole proprie.


"Questa storia riguarda le persone e il modo in cui vivevano, prima che il come e il perché sono morte diventasse la loro sola definizione."

Queste sono le parole con le quali l'autrice chiude la nota storica a margine del libro, che riporta i fatti reali dai quali ha tratto ispirazione per la stesura del romanzo. Fatti documentati, in tutta la loro tragica crudeltà, che hanno portato all'assassinio legalizzato di quattordici uomini, tutti sàmi, e settantasette donne, tutte norvegesi.

Quali erano le loro colpe? 

I sàmi sono una popolazione erroneamente identificata con i lapponi, stanziata tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, con una propria identità, storia, lingua e cultura, che pratica lo sciamanesimo. Quando la riforma religiosa iniziò a dettare regole di comportamento in quello che era un luogo di passaggio per il mare di Barens, quindi potenziale fonte di grossi guadagni, i sàmi si rifiutarono di assoggettarsi, divenendo così una minaccia reale, potenzialmente in grado di ostacolare i piani di controllo sulla popolazione norvegese locale.

E le donne norvegesi che colpa avevano? Semplicemente quella di bastare a loro stesse, di essere in grado di sostentarsi senza l'aiuto degli uomini e di esserne consapevolmente fiere.

La vicenda prende il via la vigilia di Natale del 1617, quando una tempesta improvvisa e violentissima spazza via in un solo colpo la quasi totalità della popolazione maschile del villaggio di Vardø.


Un villaggio di pescatori, dove le donne, oltre a crescere figli e cucinare, riparano reti da pesca e confezionano indumenti con le pelli delle renne che gli uomini scuoiano. Donne totalmente dipendendenti dai loro mariti, fratelli, figli. Fino a quella notte. Dopo la tempesta, nel villaggio restano quindici maschi: due anziani e tredici bambini.  I quaranta uomini, usciti in mare per una battuta di pesca, tra i quali lo stesso pastore del villaggio, torneranno solo dopo giorni, gonfi d'acqua e smembrati dalle onde e dai pesci. 

Le donne, rimaste sole, si sentono svuotate, attonite, rimangono inermi senza riuscire a vedere un futuro, una speranza di sopravvivenza.

"Mangiano solo pane raffermo, che si pianta come un sasso in fondo allo stomaco. Maren lo sente così solido dentro di sé, il proprio corpo così irreale, che immagina sia solo il pane duro di Mamma a tenerla ancorata a terra. Se non mangia diventerà fumo che si raccoglie sotto il tetto della casa." 

Pian piano le più ardite si scuotono dal torpore e iniziano a guardarsi attorno, a cercare di capire come potercela fare da sole ma unite tra di loro. Kirsten è colei che per prima cerca di dimostrare alle altre che possono farcela e il suo spirito indomito riesce a risvegliare l'istinto di sopravvivenza delle altre. 

"Ciascuna di loro ha qualche capacità e la utilizza, si intrecciano e si sostengono a vicenda come una precaria scala a pioli in cui ogni elemento si aggiunge all'altro."

Maren, vent'anni, che nella tempesta ha perso padre, fratello e promesso sposo, colei che l'autrice sceglie come personaggio principale, ha un sogno ricorrente: una Balena enorme, malevola, che si materializza via via sotto forme diverse, prima nella tempesta, poi nello strazio dei corpi martoriati restituiti dal mare, per incarnarsi infine nel sovrintendente Absalom Cornet, uno scozzese che trafficava con la Norvegia, conosciuto per la sua inflessibilità nel far rispettare le leggi e riconoscere i segni della manifestazione del maligno, applicando severamente le punizioni che la legge indicava. 

Absalom giunge a Vardø con Ursula, neosposa che nulla conosce del marito, del luogo in cui sta andando a vivere né della conduzione di una casa. La fragile e acerba Ursula troverà in Maren un'alleata, un'amica, una guida, una voce schietta e obiettiva.

La Hargrave ci accompagna nelle vite di queste donne, senza raccontarci nient'altro che l'essenziale, ma rendendoci impossibile non affezionarsi a loro, non sentirle vicine e amiche e facendoci presagire il dolore che ci colpirà in pieno petto quando giungeremo all'epilogo già tracciato dalla Storia, che una volta di più dovrebbe dare lezioni a un'umanità che si rifiuta di apprendere. È un romanzo duro come la terra che lo ospita, ostico come il clima che lo accompagna, vivido e vibrante come la passione che lo anima.

Un romanzo che si legge voracemente, la cui storia non può che appassionare, e che, come detto in apertura, ci dimostra che dietro ad ogni grande errore storico ci sono esseri umani, con le loro debolezze, i loro sentimenti e le loro vite e dietro a un pregiudizio c'è sempre la mancata conoscenza. 





Commenti

  1. E dire che lì per lì non mi ispirava, uff...

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    1. E invece è proprio una bella lettura. L'autrice ha all'attivo diversi libri per ragazzi, questo è il suo esordio nella letteratura per adulti e devo dire che è proprio partita benissimo.

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