Titolo: L'arte sconosciuta del volo • Autore: Enrico Fovanna • Editore: Giunti • N. pagine: 341 • Data di pubblicazione: 10 gennaio 2020 • Copertina rigida € 18,00 • Ebook € 9,99
TRAMA
Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l'orrore in paese, sconvolgendo l'infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un'altra ragazzina. In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all'amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant'anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l'impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell'infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato...
"L'arte sconosciuta del volo" è un romanzo che definirei strano, che mi ha dato emozioni contrastanti: non è propriamente un giallo, anche se ci sono delle morti, è più un viaggio nell'intimo del protagonista. Ma andiamo con ordine.
Si tratta di un romanzo diviso in due parti, nette e distinte tra loro. La prima parte racconta dell'infanzia del protagonista, Tobia, un ragazzino timido, un po' introverso, che vive in un paesino sui monti piemontesi, desideroso di condividere le esperienze dei suoi coetanei, come i giochi all'aperto, arrampicarsi sugli alberi, sfidare il proprio coraggio. Sperimenta anche l'innamoramento, Tobia, un sentimento puro e intenso come solo i primi amori sanno essere.
Le estati di Tobia e dei suoi amici vengono animate dall'arrivo di un frate che, con giochi, scherzi e gite fa loro trascorrere giornate allegre. L'estate degli otto anni è però segnata da una tragedia: due loro compagni di scuola vengono uccisi senza che si riesca a trovare una spiegazione o un colpevole.
Nella seconda parte del romanzo troviamo Tobia adulto, non vive più al paesello ma si è trasferito a Milano: sono trascorsi quarant'anni da quei fatti, senza che il fantasma di quanto accaduto lo abbia mai abbandonato, riflettendosi sulle sue giornate, portandolo addirittura a scegliere un lavoro, il medico legale, quotidianamente a contatto con la morte.
Sarà la morte del matto del paese a riportarlo al paesello e fargli fare i conti con un passato mai chiuso, fino alla scoperta della verità su quanto successo all'epoca.
"C'è sempre una traccia di eterno in ogni attimo che conta davvero."
La prima parte del romanzo, mi ha appassionata, ho rivissuto una parte della mia infanzia, come quando la madre fa dei solitari con le carte la cui riuscita viene interpretata come un oracolo, o quando la famiglia va in vacanza in una casetta affittata così simile a quella dove andavo io da piccola. I tormenti di Tobia mi hanno fatta affezionare a lui e i racconti di quei giorni angoscianti mi hanno trasmesso una certa pena.
"...cosa sia la morte per un bambino e non solo... La vita che ti abbandona, con il suo bagaglio di desideri, slanci e passioni, la vita che ti saluta e non ritornerà."
La seconda parte del romanzo, a differenza della prima, è intimista, onirica, nebulosa, alcuni elementi mi hanno proprio infastidita e altri elementi li definirei poco credibili. Per farvi un esempio, Tobia spesso racconta dei sogni che fa, ma i confini tra sogno e realtà sono labili e confusi, cosa che mi ha creato qualche difficoltà nella lettura. O il fatto che non sia ben chiaro come Tobia abbia trascorso gli ultimi quarant'anni se non in alcune brevi ma insufficienti descrizioni, cosa che mi ha reso difficile visualizzare il personaggio adulto.
Ciò che invece è indiscutibile è il fatto che Fovanna scriva molto bene, elemento che mi ha reso più scorrevole la lettura della seconda parte.
In conclusione questo è un romanzo che ho apprezzato per metà, una partenza coinvolgente che poi si è persa tra voli pindarici, elementi che non fanno decisamente per me.
Quindi, se siete lettori pragmatici che hanno bisogno di concretezza, ne apprezzerete la prima parte, se invece siete lettori che amano la narrazione onirica e intimista, ne apprezzerete la seconda sicuramente più di me.
Ringrazio Giunti per la copia cartacea del libro.
Mmm, mi sa che di questo romanzo mi piace solo il titolo. Non mi ispira.
RispondiEliminaSe non ti ispira, lascia andare. Però, quanto è bella anche la copertina?
Elimina