Trama: Il movimento per i diritti civili sta prendendo piede anche nell’enclave nera di Frenchtown (Tallahassee) ed Elwood Curtis, un ragazzino abbandonato dai genitori e cresciuto dalla nonna, assimila tutte le massime e gli insegnamenti di Martin Luther King. Pieno di talento e molto coscienzioso, sta per iniziare a frequentare il college del posto, quando incautamente accetta un passaggio in auto. Ma per un ragazzo nero dei primi anni Sessanta, anche l’errore più innocente può rivelarsi fatale. Elwood viene spedito in un riformatorio chiamato Nickel Academy, la cui missione è provvedere a un’educazione fisica, intellettuale e morale così che il piccolo delinquente possa diventare un uomo onesto e rispettabile. Questo sulla carta. Perché nei fatti la Nickel Academy è un vero e proprio labirinto degli orrori.
Titolo: I ragazzi della Nickel
Autore: Colson Withehead
Casa editrice: Mondadori
Anno Pubblicazione: 2019
Pagine: 213
Dopo "La ferrovia sotterranea" Colson Withehead torna in libreria con un romanzo che è bello, a partire dalla sua veste grafica. Un oggetto, contenente e non solo contenuto, che si fa notare per la cura dei particolari. Non ho pensato nemmeno per un istante di poter leggere la copia della biblioteca: doveva essere mio e così è stato. Non mi ha delusa, ma è riuscita a spiazzarmi, enormemente.
Il romanzo è breve e denso, richiede attenzione e cura, non si possono lasciar correre le frasi e i periodi perché non c'è nulla di superfluo. E' essenziale in ogni sua parte.
Siamo nell'America degli anni Sessanta e il protagonista, Elwood, cresciuto con la nonna, ascolta i discorsi di Martin Luther King fino ad interiorizzarli
Dobbiamo credere nel profondo dell'anima che siamo qualcuno, che siamo importanti, che meritiamo rispetto, e ogni giorno dobbiamo percorrere le strade della nostra vita con questo senso di dignità e di importanza.
Elwood è un'idealista, mi verrebbe da scrivere un'anima bella, che pur consapevole delle ingiustizie della vita (e in quegli anni per una persona di colore le ingiustizie erano tante) è determinato a conquistarsi un posto nel mondo, con dignità. Vuole affrancarsi dalla sua posizione, dalla segregazione, e lo vuol fare attraverso lo studio e comportandosi sempre correttamente, ma senza paura. Quando quasi ad inizio romanzo, per un errore o colpevole travisamento della verità, finisce in un riformatorio minorile il lettore resta allibito.
La Nickel Academy è un inferno e l'autore ce lo racconta per sottrazione, senza specificare nel dettaglio le torture o le violenze psicologiche che al suo interno sono la regola. La narrazione resta scabra e questa austerità mi ha dato i brividi perché il non detto è un silenzio che grida. Nella sua permanenza nella casa di "correzione" Elwood ha modo di conoscere molti ragazzi, bianchi e neri, e tra tutte queste esistenze segnate lega particolarmente con Turner che gli fa da guida attraverso i codici scritti e non scritti della Nickel. Di fatto però Elwood resta uno mosca bianca. Si adatta per sopravvivere, senza abdicare ai suoi ideali
Bisogna vivere, non sopravvivere
L'epilogo della vicenda arriva ineluttabile, perché in un mondo dominato da stortura ed ingiustizia, non è previsto un lieto fine. E questo non è uno spoiler, ve lo garantisco, perché il libro prende l'avvio a fatti compiuti, quando vengono riportati alla luce gli orrori che si sono consumati tra quelle mura. La sorpresa, quella vera, arriva dopo la fine, inaspettata e potente. Leggendo a ritroso ci si rende conto che, in effetti, l'autore ha giocato a carte scoperte. A questo punto l'emozione trattenuta si riversa fuori in un solo momento, in un grumo di commozione e allo stesso tempo cresce l'ammirazione nei confronti del romanziere. La storia di Elwood ha avuto un senso perchè ha toccato da vicino, cambiandole, le esistenze altrui.
Whitehead è uno scrittore completo, maturo, consapevole. Sa dosare al millimetro tutti gli elementi, padroneggia trama e scrittura, restando nell'ombra senza mai cercare facili effetti. In alcuni momenti sembra un po' algido, forse volutamente, per farci osservare le vicende narrate da una certa distanza, donandoci lucidità nei ragionamenti. .
Con questa ulteriore prova per me si conferma un grandissimo talento.
Voglio, voglio! Voglio da un po'!
RispondiEliminaVoglio fortissimamente voglio. Condivisibile ;-)
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