Trama: Nelle inospitali terre dello Utah, durante l’inverno del 1888, la
trentasettenne Deborah Tyler aspetta che suo marito Samuel, che si
guadagna da vivere come carradore, torni a casa da un viaggio di lavoro.
È pieno inverno, Samuel ha un ritardo di settimane, e Deborah si sta
preoccupando. Deborah vive a Junction, una piccola città di sette
famiglie mormone, tutte lontane dalle rigide regole della chiesa,
disseminate lungo il fondo di un canyon, e riesce a mettere da parte
qualcosa curando frutteti e creando guanti da lavoro. Isolati dalle
scogliere di roccia rossa che circondano la città, lei e i suoi vicini
vivono separati dal mondo esterno, guardati con sospetto dai fedeli
mormoni che mettono in discussione la profondità della loro fede. Quando
una notte, uno sconosciuto, inseguito da un maresciallo federale si
presenta disperato sulla soglia di casa in cerca di rifugio, Deborah non
può fare a meno di accoglierlo, mettendo in moto una catena di eventi
che stravolgeranno la sua vita. L’uomo, un devoto mormone, è in fuga dal
governo degli Stati Uniti, che ha stabilito che la pratica della
poligamia è un reato. Deborah e suo marito, pur non praticando la
poligamia, fanno parte di una rete che aiuta coloro che sono
perseguitati dalla legge. Gli uomini si presentano nella loro fattoria
e, utilizzando un apposito linguaggio in codice, ricevono cibo, riposo
notturno e una guida sino al prossimo avamposto. La donna accoglie
perciò il fuggiasco, garantendogli rifugio. Eppure, non tutto è ciò che
sembra, e quando il maresciallo viene ferito gravemente, Deborah e il
migliore amico di suo marito, Nels Anderson, dovranno affrontare scelte
difficili che metteranno in discussione la loro fede e il futuro di
entrambi.
Titolo: Terra crudele
Autore: Ann Weisgarber
Casa editrice: Neri Pozza
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 302
Quest'estate si sta dimostrando generosa e mi regala una serie di belle letture, tutte diverse e tutte ugualmente intense. Ho avuto la percezione di aver trovato un libro molto valido quando arrivata a pagina 100 l'ho momentaneamente chiuso per riflettere su quanto avevo appena letto. Ho riassaporato le frasi, centellinandole, per poi buttarmi di nuovo a capofitto nelle vicende dei protagonisti con l'ansia di leggerne la conclusione. Ne sono stata coinvolta quasi a livello personale, perché la narrazione pur nella sua sobrietà ed essenzialità, conduce il lettore in un viaggio emotivo di forte impatto. Volendo trovare un sostantivo che rappresenti questo libro sceglierei a colpo sicuro la parola "dignità", seguita a breve da "pudore", nella loro accezione migliore.
I protagonisti infatti affrontano una situazione complicata, una dura vita da coloni con grande dignità, senza mai lamentarsi e scadere nei comportamenti e nelle parole. Tutto in loro è misurato e contenuto, ma questa loro autodisciplina non riesce ad arginare quei sentimenti forti ed puliti che li agitano e che vengono solo lasciati trapelare, con grande pudore e senso del decoro. Proprio questa contrapposizione tra dignità e complessità, tra pudore e passione che si cela in fondo agli occhi, regala delle pagine di una bellezza cristallina. Mi hanno emozionata moltissimo gli sguardi, le parole non dette, i pensieri dei protagonisti, l'amore semplice e profondo che allude senza volgarità ad una carnalità che è vera comunione di corpo e anima.
La trama ci porta in una situazione di grande tensione: siamo a fine '800, in quello che potremmo definire "il selvaggio West", all'interno di una comunità mormone dello Utah che forse si è distaccata da quella principale per poter vivere più liberamente, senza Chiesa e Vescovo e pertanto guardata con diffidenza sia dai "gentili", che dagli stessi mormoni osservanti. Capita però che ogni tanto un "fratello" inseguito dai federali, perché reo di praticare il matrimonio plurimo, arrivi dalle loro parti e chieda aiuto a Deborah, al marito di lei Samuel e al fratellastro Nels per mettersi in salvo. Tante volte i fuggitivi sono transitati senza lasciare ricordo, ma questo Braden, che piomba a casa della protagonista in piena notte mentre suo marito è assente, è diverso perché sembra avere una questione personale in sospeso con il maresciallo con lo sta braccando. Deborah è sola, spaventata e anche stanca di aiutare persone che hanno fatto una scelta che personalmente non pratica e non condivide (sua madre in quanto moglie plurima ha sopportato con grande dolore interiorizzato e mai espresso questa condizione). Per lei e il fratellastro del marito, Nels, al fianco di Deborah per aiutarla e sostenerla, si profilano scelte molto difficili, una battaglia tra dovere e desiderio di tranquillità. Molte e profonde le tematiche trattate: non solo l'amore in tutte le sue declinazioni, ma anche la convivenza tra diverse comunità e modi di pensare, la Fede e il libero arbitrio.
Poi, oltre a questo, nel libro troverete tutto quello che non si può rendere in una recensione, ma che bisogna cercare direttamente nella lettura. Ne vale la pena.
Chiudo con una precisazione. Il titolo originale è The Glovermaker poiché la protagonista è un'abile guantaia. Deborah possiede un quaderno nel quale registra la stoffa, il filo usato e le misure di ogni guanto che ha confezionato. Rileggendo le sue note, accarezzando i campioni delle stoffe usate, lei accarezza, con quel pudore che ribolle di sentimento, tutte le mani delle persone che ha amato.
I protagonisti infatti affrontano una situazione complicata, una dura vita da coloni con grande dignità, senza mai lamentarsi e scadere nei comportamenti e nelle parole. Tutto in loro è misurato e contenuto, ma questa loro autodisciplina non riesce ad arginare quei sentimenti forti ed puliti che li agitano e che vengono solo lasciati trapelare, con grande pudore e senso del decoro. Proprio questa contrapposizione tra dignità e complessità, tra pudore e passione che si cela in fondo agli occhi, regala delle pagine di una bellezza cristallina. Mi hanno emozionata moltissimo gli sguardi, le parole non dette, i pensieri dei protagonisti, l'amore semplice e profondo che allude senza volgarità ad una carnalità che è vera comunione di corpo e anima.
La trama ci porta in una situazione di grande tensione: siamo a fine '800, in quello che potremmo definire "il selvaggio West", all'interno di una comunità mormone dello Utah che forse si è distaccata da quella principale per poter vivere più liberamente, senza Chiesa e Vescovo e pertanto guardata con diffidenza sia dai "gentili", che dagli stessi mormoni osservanti. Capita però che ogni tanto un "fratello" inseguito dai federali, perché reo di praticare il matrimonio plurimo, arrivi dalle loro parti e chieda aiuto a Deborah, al marito di lei Samuel e al fratellastro Nels per mettersi in salvo. Tante volte i fuggitivi sono transitati senza lasciare ricordo, ma questo Braden, che piomba a casa della protagonista in piena notte mentre suo marito è assente, è diverso perché sembra avere una questione personale in sospeso con il maresciallo con lo sta braccando. Deborah è sola, spaventata e anche stanca di aiutare persone che hanno fatto una scelta che personalmente non pratica e non condivide (sua madre in quanto moglie plurima ha sopportato con grande dolore interiorizzato e mai espresso questa condizione). Per lei e il fratellastro del marito, Nels, al fianco di Deborah per aiutarla e sostenerla, si profilano scelte molto difficili, una battaglia tra dovere e desiderio di tranquillità. Molte e profonde le tematiche trattate: non solo l'amore in tutte le sue declinazioni, ma anche la convivenza tra diverse comunità e modi di pensare, la Fede e il libero arbitrio.
Poi, oltre a questo, nel libro troverete tutto quello che non si può rendere in una recensione, ma che bisogna cercare direttamente nella lettura. Ne vale la pena.
Chiudo con una precisazione. Il titolo originale è The Glovermaker poiché la protagonista è un'abile guantaia. Deborah possiede un quaderno nel quale registra la stoffa, il filo usato e le misure di ogni guanto che ha confezionato. Rileggendo le sue note, accarezzando i campioni delle stoffe usate, lei accarezza, con quel pudore che ribolle di sentimento, tutte le mani delle persone che ha amato.
La frase finale della tua recensione è davvero azzeccata, non mi ero soffermata sull'immagine della protagonista che accarezza le stoffe. Brava, come sempre!
RispondiEliminaGrazie. Un'autrice da tenere d'occhio non trovi?
Eliminaok... inserito nella mia w.list
RispondiEliminaMi fa piacere. Credo potrebbe piacerti (ho sbirciato il tuo blog e le tue letture). Ciao da lea
EliminaLo leggerei anche solo per la copertina, quanta forza.
RispondiEliminaNeri Pozza ha sempre delle copertine meravigliose.
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