Fiume Europa - Andrea Atzori, Andrea Pau Melis

Trama: Erano in sei, sei ragazzi in un mondo stravolto. Un mondo che si è sgretolato sotto i loro occhi, quando i nazionalismi si sono inaspriti, i confini sono diventati muri. E l'Europa intera è finita. Per loro quel Convitto in Svizzera doveva essere un rifugio, ma è diventato una condanna. Quando tutti quanti, i professori e gli altri ragazzi, sono scappati, hanno promesso che qualcuno sarebbe tornato a prenderli. Ma non è tornato nessuno. Quattro lunghi anni. Hanno imparato a sopravvivere con quel che avevano e che riuscivano a procurarsi. Adesso che uno di loro è stato brutalmente ucciso, i cinque sopravvissuti sanno che è il momento di andare via. Ma dove? Un viaggio attraverso un mondo desolato, alla ricerca di una speranza. La speranza che l'Europa possa risorgere dalle proprie ceneri. Età di lettura: da 12 anni.
Titolo: Fiume Europa
Autori: Andrea Atzori e Andrea Pau Melis
Casa editrice: Einaudi Ragazzi
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 219

Un libro appena pubblicato e che ha destato subito il mio interesse. Sempre più spesso ultimamente mi perdo in pensieri cupi, sera dopo sera, che riguardano non tanto la mia vita privata, ma il futuro del nostro Paese, della mia Europa che purtroppo ho visitato così poco e che mi è sempre stata cara. A prescindere. L'idea della nostra identità comune, le differenze a rimarcare, per contrapposizione, i punti di contatto. Da quando ne ho memoria ho sempre sentito un senso di appartenenza e di orgoglio per il fatto di essere italiana ed europea e non sempre in questo ordine. La Brexit è un colpo dal quale non mi sono ancora ripresa: il mio sogno resta sempre un'Europa unita, forte nel confronto e nelle sue fondamenta democratiche.
In questo libro lo scenario è apocalittico, ma non così fantascientifico: i muri sono stati eretti e poi sono stati fatti saltare in aria. Ci troviamo in un' Europa distrutta, post bellica, ancora nel caos più completo senza che nessuno abbia ricostruito qualcosa. Sei ragazzi ed un cane sono rimasti ad aspettare per ben quattro anni in quello che era il loro collegio in Svizzera che qualche adulto tornasse a prenderli, rivendicando una saggezza superiore, la nascita di qualcosa di nuovo.
A pagina 11 la macabra scoperta: uno dei sei ragazzi è stato brutalmente ucciso. Non è più tempo di attendere un aiuto esterno e i cinque superstiti con il cane Erasmo partono lungo il fiume alla ricerca di una salvezza. Ogni decisione viene presa democraticamente, votando. Si è legittimati a parlare solo quando il cane Erasmo ti sale in braccio. Uno di loro è italiano, una è siriana, una è tedesca e gli altri due? Ma è veramente così importante? Come italiana ho apprezzato molto che il personaggio di Bombo, l'amante dei libri e in un certo senso l'intellettuale, fosse un mio connazionale. I libri, il sapere del passato e la Storia gli stanno a cuore, come se lui fosse il custode di ciò che è stato, per andare avanti senza dimenticare. Bombo l'idealista, Mathias il pragmatico, Fatmeh la coraggiosa, Joséphine come Proserpina, Lotte quella insicura e tutti insieme un gruppo coeso, che si confronta su tutto, litiga a tratti, ma si sostiene anche nella disillusione più totale:

E allora cresci, Vittorio Emanuele, - rispose Mathias, senza perdere il controllo. - Lo abbiamo fatto insieme senza questa merda, accidenti a te; tu e io e noi tutti siamo cresciuti; soltanto che tu ti ostini a considerare quello che succede a te come una questione tra te e la civiltà; tra te e la Storia, il mondo. Be', eccoti servito. Apri gli occhi. La civiltà ce la siamo mangiata, la Storia non frega più niente a nessuno e il mondo è vuoto. Non è che non ci sono i buoni. Non ci sono né loro, né i cattivi. Solo i pazzi. E qualche bambino come noi. E basta. Benvenuto in Europa.

Una storia che procede veloce, piena di azione e di colpi di scena, a tratti desolante nella sua crudezza, come se non fosse rimasto più nulla, nessun ideale e nessun sentimento, a parte l'amicizia che lega i cinque ragazzi e il cane. Procedono a tentoni, in un viaggio della speranza nel quale si imbattono solo nelle macerie del passato e in pericolosi nemici senza volto, senza identità. Una giungla anche emotiva, in cui conta solo la sopravvivenza. Eppure il gruppetto non può che procedere, visto che alle spalle non c'è più nulla. Un libro duro che mi è parso necessario, anche se spero non profetico. Una denuncia nei confronti di ogni tipo di nazionalismo: da soli non si può andare da nessuna parte, soprattutto a discapito gli uni degli altri.
Penso che sia una lettura da consigliare proprio per la sua ruvidezza. Offre interessanti spunti di riflessione e regala anche una forte emozione nel finale. Una parola di speranza, ma non la soluzione. Quella andrà scritta proprio dai giovani lettori, che da noi stanno ricevendo un'eredità tanto scomoda.





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