[Bookswiffer...] Il respiro delle anime - Gigi Paoli

Ritorna sul blog la rubrica "Bookswiffer" nata in collaborazione con i blog La biblioteca di Eliza e La Libridinosa con lo scopo di togliere la polvere da qualche libro che giace nelle nostre librerie da tempo immemore, dopo averlo bramato e immediatamente comprato (lo scopo secondario è anche quello di farmi soffocare in una crisi d'asma, ma non lo ammetteranno mai).
La scelta della mia lettura ad opera delle due complottiste fanciulle è caduta sul secondo volume delle avventure di Carlo Alberto Marchi, il giornalista nato dalla penna di Gigi Paoli. Mi sarà piaciuto?Scopriamolo insieme.
Titolo: Il respiro delle anime • Autore: Gigi Paoli • Editore: Giunti • N.pagine 416 • Anno di pubblicazione 2017 • Copertina flessibile € 15,00 • Ebook € 6,99

TRAMA
È una torrida mattinata di luglio, le scuole sono ormai chiuse e sulle strade semideserte di Firenze e dintorni è calato un silenzio irreale, ma Carlo Alberto Marchi, tenace cronista e instancabile padre-single, continua inesorabilmente a svegliarsi alle sette e dieci. Non resta che mettersi in viaggio verso "Gotham City", l'avveniristico Palazzo di Giustizia nella periferia della città - nonché uno dei dieci edifici più brutti del mondo secondo svariate classifiche - e andare a caccia di notizie sull'allarmante ondata di morti per overdose che negli ultimi mesi ha colpito la città. Un'inchiesta con cui il direttore del "Nuovo Giornale" sta marcando stretti il reporter e il suo collega, "l'Artista", che con la loro tendenza all'insubordinazione non godono certo delle sue simpatie... Ma a scombinare l'agenda di Marchi arriva una notizia che gli fa subito drizzare le antenne: nella notte, a pochi passi da Gotham, un ciclista è stato ucciso da un'auto pirata scomparsa nel nulla. Un banale incidente? Solo all'apparenza. Perché se si aggiunge che la vittima era il dirigente americano di una nota azienda farmaceutica, e che solo pochi giorni prima era rimasto coinvolto in una retata in un ambiguo locale del centro, il caso si fa piuttosto interessante. Molte e intricate sono le piste che si aprono davanti alle forze dell'ordine e a chiunque abbia voglia di vederci chiaro: una lugubre villa dalle finestre murate, un misterioso iPhone placcato d'oro, un barbone che forse dice la verità, un pericoloso boss della malavita... Marchi si troverà alle prese con l'inchiesta più complessa, torbida e inquietante della sua carriera.


"Un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma"
Questa frase riassume alla perfezione quello che troverete tra le pagine di questo romanzo. 
Nel precedente romanzo, Il rumore della pioggia, avevo lasciato Carlo Alberto Marchi, il protagonista di questa serie di romanzi, in una Firenze piovosa, tetra, umida, per ritrovarlo ora sempre avvolto dall'umidità, ma stavolta si tratta di quella soffocante di un'estate torrida, che avvolge la città in una calura che toglie il respiro. 

Sono sempre scenari estremi, quelli in cui Gigi Paoli ambienta le sue storie, che rafforzano la percezione delle difficoltà che il nostro protagonista affronta giornalmente nello svolgimento del suo lavoro. La sua rete di conoscenze e collaborazioni è consolidata, ma lui è pur sempre un giornalista che si occupa di giudiziaria e quindi un personaggio scomodo. In questa torrida estate due sono gli avvenimenti principali alla ribalta delle cronache: una serie di morti per overdose e la morte di un cittadino americano per opera di un pirata della strada. Al nostro Carlo tocca in sorte l'indagine sull'incidente stradale, notizia all'apparenza poco appetibile, sulla quale non c'è molto da scrivere. All'apparenza, appunto. Perché man mano che gli elementi si aggiungono il quadro si fa più complesso, le rivelazioni più scottanti e il dipinto che si forma sotto agli occhi di Carlo è sconvolgente
"Firenze non era mai stata la città della luce. Era la città delle ombre, dei doppi fondi, degli specchi. Firenze era un mistero irrisolto. Dove niente era mai come ti sembrava. Neppure la sua gente. Neppure le sue storie. Neppure i suoi incidenti."
In questo secondo romanzo l'asticella si alza, scompare la confusione che avevo riscontrato nel primo, dovuta al consistente numero di protagonisti dei quali faticavo a ricordare la collocazione e, grazie a questo, il ritmo narrativo subisce un'accelerazione. Una lettura che procede spedita perché gli elementi che via via si aggiungono impongono al lettore di volerne sapere di più, fino alle pagine finali in cui il cerchio si chiude con un "Eh, io avevo sospettato che si sarebbe andati a parare lì". E invece no! Nelle ultime due pagine, DUE, dell'ultimo capitolo il colpo di scena, quello che ti fa dire "E bravo Gigi! Mi hai fregata di nuovo!" Il grande pregio che io attribuisco a questo autore è proprio la capacità di spiazzare il lettore, di portarlo a credere che le cose si siano svolte in un determinato modo per poi dargli la mazzata finale, stravolgere tutte le congetture e piazzare il colpo di scena finale. Questo è esattamente quello che un lettore vuole quando apre un romanzo giallo, perciò tanto di cappello all'autore.
Il giallo però non è l'unico elemento che fa amare i romanzi di Gigi Paoli, l'ironia è un'altra componente  fondamentale, che si esprime al meglio nei racconti del rapporto tra Carlo e Donata, la figlia undicenne  in piena fase preadolescenziale, che lui sta crescendo da padre single. Sono le parti più divertenti e allo stesso tempo emozionanti.
"Donata cresce e pensi che il momento più duro sia passato, che la luce in fondo al tunnel sia l'uscita."
"E non lo è?"
"No. È il treno che ti sta venendo incontro."
Se cercate un buon giallo, scritto bene, che vi faccia anche sorridere, con un personaggio che sa farsi amare, cercate Gigi Paoli, non ve ne pentirete.



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