L'isola delle anime - Johanna Holmström

Oggi vi parlo di un libro doloroso e intenso, a tratti crudo a tratti poetico, che tocca l'animo del lettore fin nel profondo
Titolo: L'isola delle anime • Autore: Johanna Holmström • Editore: Neri Pozza • N.pagine 363 • Anno di pubblicazione 2018 • Copertina morbida € 18,00 • Ebook € 9,99
TRAMA
Finlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull'acqua nera del fiume Aura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell'imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell'acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi. La giovane donna viene mandata su un'isoletta al limite estremo dell'arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt'attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. E Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopo esservi entrate. Dopo quarant'anni l'edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l'infermiera, la «nuova». I capelli cadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica della paziente, ma non c'è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava. L'infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra il vecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell'isola di Àbo.

L'isola delle anime non è, purtroppo, un luogo di fantasia, bensì un'istituzione realmente esistita tra il 1889 e il 1962. L'isola di Själo, infatti, ha ospitato un manicomio che accoglieva sole donne con lo scopo teorico di curare disturbi mentali, ma che effettivamente usava, letteralmente, le proprie pazienti per studiare gli effetti delle cure somministrate. Tante cavie inconsapevoli alle quali veniva riservato ogni genere di trattamento 
"Le diagnosi sono varie, ma la cura quasi non varia da caso a caso, piuttosto si adatta alla situazione. Le pazienti vengono calmate con bagni caldi o freddi. Con clisteri. Con borse di ghiaccio. Con canfora e bromuro di potassio. Con emetici. Con le cinghie. Con le camicie di forza. Con l'isolamento. Si tratta di disciplinare, di punire, di costringere all'obbedienza e al lavoro."
Non tutte le pazienti, però, soffrivano di reali disturbi psichici: tra loro c'era anche chi aveva messo in imbarazzo la famiglia con qualche azione sconsiderata, o chi non aveva dove andare e lì trovava un letto e un pasto caldo.

Johanna Holmström sceglie di raccontarci le varie sfaccettature di quanto accadeva tra quelle mura, attraverso la storia di quattro donne, ritrovatesi a condividere spazi, respiri, speranze e umiliazioni. È un romanzo corale, quello che ci dona, nel quale verrà data finalmente voce a chi non ne ha mai avuta. 
La prima storia è quella di Kristina, una donna che alla fine del 1800 si ritrova a combattere quotidianamente con la difficoltà di crescere due figli piccoli da sola, perché il suo compagno lavora lontano, la sua famiglia le nega un aiuto e lei è costretta a lavorare tutta la giornata per poter sopravvivere in attesa del ritorno del compagno. Attraverso la scrittura potente ed evocativa dell'autrice percepiremo noi stessi la stanchezza pervadere tutto il corpo, proveremo il desiderio straziante di poter avere anche un solo momento di sollievo dai pianti di due bambini affamati, sentiremo la rabbia devastante montarci dentro perché nessuno si rende conto che Kristina ha un estremo bisogno di aiuto, fosse anche una sola ora di sonno ininterrotto o un bagno fatto in santa pace.

Quante donne anche al giorno d'oggi si ritrovano nella stessa situazione? Sopraffatte, svuotate da ogni energia fisica e psichica, che non vedono altra alternativa all'eliminare la causa del loro malessere, senza nemmeno un barlume di coscienza su ciò che questo implica.
Kristina caricherà i suoi due bambini addormentati su di una barca, si spingerà al largo per poi lasciarli scivolare nelle acque gelide del lago, in una delle descrizioni più strazianti e devastanti che io abbia mai letto. Questo passo mi ha tolto il respiro per qualche secondo, mi ha fatto provare contemporaneamente angoscia per la sorte dei bimbi e compassione nei confronti di una donna che non riesce più a concepire l'idea di affrontare un altro giorno in quelle condizioni.
Kristina arriverà a Själo con in mente un solo pensiero: trovare i suoi bambini.

Oltre alla storia di Kristina conosceremo i tormenti di Elli e Karin, due spiriti ribelli, che si riconosceranno e saranno gioia una per l'altra, fino al momento in cui a Elli viene proposta una soluzione per poter abbandonare l'ospedale, una mutilazione fisica.

Elli si ritroverà a combattere tra il desiderio di ritornare nel mondo reale anche se menomata fisicamente ed emotivamente, sapendo di aver abbandonato Karin laggiù, e la tentazione di rimanere integra nel fisico e nei sentimenti, ma confinata in quel luogo dimenticato da tutti.
A far da filo conduttore nelle vite di queste donne, troviamo Sigrid, un'infermiera con la vocazione per questa professione, una donna compassionevole, un animo sensibile che con un enorme senso di impotenza si trova ad interrogarsi sul motivo per il quale lei, che spesso fa pensieri analoghi a quelli delle sue pazienti, sia considerata sana solo in virtù della divisa che indossa.

L'ospedale di Själo con la conclusione della guerra non riceverà più nuove pazienti, quasi ci fosse un parallelo tra la guerra armata e la guerra contro i tentativi di affermazione delle donne rinchiuse tra quelle mura. 
Una volta arrivata alla fine di questo romanzo, ho riletto il prologo (cosa che consiglio di fare a chi vorrà affrontare questa lettura) che alla luce di quanto vissuto fino a quel momento assume un significato profondo e le lacrime sono sgorgate copiose: il ritrovamento di flaconi di medicinali pieni di foglietti scritti a mano ha trovato una precisa collocazione nella mia mente.
"Ogni luogo di quell'isola è legato a un ricordo."
Così è per Sigrid e ora lo è anche per me.



Commenti

  1. Già lo avevo adocchiato, adesso ne sono più convinta!
    Bella recensione Bacci!

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  2. Voglio leggerlo anche se so già che sarà straziante. Tra l'altro trovo che la copertina sia meravigliosa.

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    1. La copertina è magnifica, tra l'altro dal vivo rende molto di più! Per quanto riguarda la lettura, a tratti è veramente straziante, ma per fortuna ci sono anche momenti più tranquilli.
      Bacio

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  3. Non lo avevo notato, subodorando troppa pesantezza.
    Invece sono uscito commosso perfino dalla lettura della tua recensione. Grazie.

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    1. Grazie a te! Mi fa sempre piacere quando riesco a trasmettere le emozioni che una lettura mi provoca.

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  4. Lea lo ha già messo in ordine ;-) io lo avevo adocchiato da tempo.. Sicuramente lo leggerò.. complimenti per la recensione..

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  5. Una recensione che mi ha messo i brividi (in senso positivo). Questo libro era già in Wish list, ma ora devo assolutamente recuperarlo.

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    1. Devi, Mario. Adorerai lo stile di questa autrice e la sua capacità di arrivare al lettore
      Un abbraccio

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  6. L'ho iniziato, questo romanzo, qualche settimana fa. Purtroppo non era il momento giusto per questa lettura. Troppo dolorosa, troppo esigente in questi giorni che per me sono un po' travagliati. Mi sono ripromessa di riprenderla in mano in un momento di calma (anche interiore). Grazie della bellissima recensione, mi invoglia ancora di più a non lasciar andare questo romanzo.

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    1. Ecco, esigente è la parola giusta. Tienilo da parte per quando avrai lo stato d'animo giusto per accoglierlo, sono certa che lo apprezzerai, ma di certo questo non è il momento più adatto.
      Grazie a te, sempre.

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