Rien ne va plus - Antonio Manzini


Titolo: Rien ne va plus • Autore: Antonio Manzini • Editore: Sellerio • N. pagine 310 • Anno di pubblicazione 2019 • Copertina flessibile € 14,00 • Ebook € 9,99

TRAMA
Scompare, letteralmente nel nulla, un furgone portavalori. Era carico di quasi tre milioni, le entrate del casinò di Saint-Vincent. Le dichiarazioni di una delle guardie, lasciata stordita sul terreno, mettono in moto delle indagini abbastanza rutinarie per rapina. Ma nell'intuizione del vicequestore Rocco Schiavone c'è qualcosa - lui la chiama «odore» - che non si incastra, qualcosa che a sorpresa collega tutto a un caso precedente che continua a rodergli dentro. «Doveva ricominciare daccapo, l'omicidio del ragioniere Favre aspettava ancora un mandante e forse c'era un dettaglio, un odore che non aveva percepito». Contro il parere dei capi della questura e della procura che vorrebbero libero il campo per un'inchiesta più altisonante, inizia così a macinare indizi verso una verità che come al solito nella sua esperienza pone interrogativi esistenziali pesanti. Il suo metodo è molto oltre l'ortodossia di un funzionario ben pettinato, e la sua vita è piena di complicazioni e contraddizioni. Forse per un represso desiderio di paternità, il rapporto con il giovane Gabriele, suo vicino di casa solitario, è sempre più vincolante. Lupa «la cucciolona» si è installata stabilmente nella sua giornata. Ma le ombre del passato si addensano sempre più minacciose: la morte del killer Baiocchi, assassino della moglie Marina, e il suo cadavere mai ritrovato; la precisa, verificata sensazione di essere sotto la lente dei servizi, per motivi ignoti. Sembra che in questo romanzo molti nodi vengano al pettine, i segreti e i misteri; ed in effetti, intrecciate al filone principale, varie storie si svolgono. Così come si articolano le vicende personali (amori, vizi, sogni) che sfaccettano tutti gli sgarrupati collaboratori in questura di Rocco.


Antonio Manzini è stato di parola, gennaio aveva detto e a gennaio ci ha riportato Rocco, con i suoi tormenti, le sue malinconie, i suoi rapporti irrisolti e il suo bisogno di anestetizzare i sentimenti.
Al termine di "Fate il vostro gioco" mi aveva lasciata appesa come una gruccia dondolante, con troppe domande irrisolte e con l'apprensione nel sapere che Rocco stava passando il momento più difficile dopo quel maledetto 7/7/2007, il giorno che ha segnato la sua discesa e che in "Pulvis et Umbra" aveva toccato il punto più profondo.
Lo avevo lasciato lì, in fondo al pozzo della disperazione, col vuoto intorno, senza appigli a cui aggrapparsi e con solo un debole spiraglio di luce, Gabriele e Lupa, due esseri che hanno bisogno delle cure di Rocco per sopravvivere, l'unico motivo per cui Rocco non se la sente di mollare.

In "Fate il vostro gioco" una situazione già catastrofica si complica ulteriormente, tanto da far meritare a Rocco il titolo di #mainagioia per eccellenza. Il caso al centro del romanzo trova una soluzione parziale e le vicende personali di Rocco prendono una piega critica, in "Rien ne va plus" vengono ripresi tutti i fili sparsi e man mano le risposte ai tanti interrogativi iniziano ad arrivare.
Punto fermo delle indagini e della vita del vicequestore Schiavone è la sua squadra, Italo Pierron in primis, e poi Casella e Scipioni e gli immancabili Deruta e D'Intino, senza i quali la squadra sarebbe efficiente sì, ma noiosa!

"In questa squadra mobile adottiamo un sistema dispotico e piramidale, che vede in cima il capo, cioè io, e giù alla base la bassa manovalanza grigia e silenziosa. Cioè voi due."
In questo romanzo, Manzini ci fa conoscere un altro po' del loro privato, rendendoceli ancor più famiglia. Ma per Rocco questa famiglia sembra non bastare, è un uomo rassegnato, anche se riuscirà a cogliere qualche fugace attimo di felicità e magari intravedere all'orizzonte un piccolo puntino di speranza. Può mai trovare pace il portabandiera del #mainagioia? Ovviamente no! D'altronde, siamo onesti, se ci ritrovassimo a leggere di un Rocco gioioso mica ci piacerebbe così tanto, lo adoriamo nei suoi ricordi romantici di Marina, ma se non ci fosse a fare da contraltare il Rocco malinconico e triste che ben conosciamo, forse un po' di fascino scemerebbe (sì, Rocco, è colpa nostra se Manzini te ne fa passare di ogni!).

"Non mi piace quando sembri una mosca in una stanza che non trova la finestra per scappare. Non mi piacciono i tuoi occhi, Rocco. Lo sai? Hai gli occhi prigionieri". 
"Che vuol dire?"
"Che non sono liberi. Guardano sempre in basso, non li alzi mai?"
"Li alzo sempre".
"Non li alzi invece. Guardi la strada, le macchine, i cielo, è vero, ma non li alzi sul serio. Stai sempre con gli occhi chiusi. Sono prigionieri. Sei tu che li hai ridotti così".

Insomma, Rien ne va plus è un romanzo in cui c'è un po' di tutto: suspance, sentimento, mistero, denuncia sociale, un romanzo in cui si ride (tanto), si sta col fiato sospeso (parecchio), ci si commuove (troppo). 
"La vita è la peggiore maestra. Prima ti interroga e poi ti spiega la lezione."
Antonio Manzini è riuscito a creare un personaggio complesso al quale ci si affeziona nonostante i suoi difetti superino i pregi, al quale si perdonano anche gli errori più clamorosi, perché Rocco è entrato a far parte dei nostri amici più cari, gli vogliamo un bene dell'anima e uno scrittore che riesce a fare questo non può che meritare applausi e ringraziamenti...non fosse che nel finale l'avrei preso a mazzate per quanto mi ha lasciata col fiato sospeso e il cuore a mille! 
Conclusione:  il romanzo mi è piaciuto? Freghète! (cit. D'Intino)




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