Trama: Lucio, il ragazzo protagonista di questa storia, ci accoglie in prima persona raccontando del suo lavoro di apprendista in una fabbrica di occhiali. Ha lasciato la scuola. Nemmeno il tempo di conoscerlo che rimane senza lavoro. Per passare il tempo va in biblioteca, prende un libro e inizia a leggere a voce alta. Da questo momento la sua vita cambierà. Rimasto senza nulla da fare tutto il giorno accoglie l'invito di uno sconosciuto per diventare lettore volontario. Andrà a trovare diverse persone e leggerà per loro. Un'anziana signora e la sua badante, un bambino, un vecchio, la sua ex prof d'italiano... Per ognuno di loro troverà il libro giusto nel momento giusto con una intuizione che ha qualcosa di magico.
Titolo: Vivavoce
Autore: Antonio Ferrara
Casa editrice: Einaudi Ragazzi
Anno pubblicazione: 2018
Pagine: 134
Di nuovo lo stile di Antonio Ferrara mi spiazza, mi
confonde, mi lascia in bilico a tra entusiasmo ed incredulità, ma è solo un attimo e
poi riconosco senza incertezze di trovarmi di fronte ad un grande talento narrativo, ad
una capacità di scrittura che ha la forza e la naturalezza come tratti
distintivi. Come faccia Ferrara ad esprimere grandi concetti con un linguaggio semplice
ed immediato, nitido e che arriva subito al cuore, io proprio non lo so. I suoi libri si
rivolgono ad un pubblico giovanissimo, ma le tematiche non sono per nulla
facili: lui riesce nella magia di renderle accessibili a tutti.
Vivavoce parla di molte cose, anche di morte e di disperazione, ma non per questo il lettore sente venir meno la speranza. Non succede perché l’entusiasmo verso la vita è più forte, più intenso.
Lucio, il giovane protagonista, ha abbandonato la scuola e non è stato assunto nella fabbrica di occhiali presso la quale lavorava. E' un giovane disoccupato che trascorre la sue giornate tra la noia e la preoccupazione, sempre inseguito dalle fissazioni alimentari della madre, che vuol sopperire alla mancanza di un padre somministrando cibo sano. Mentre Lucio cerca di sottrarsi alla platessa, vagheggiando dei semplici bastoncini di pesce, fa la conoscenza di un uomo che l’ha sentito leggere ad alta voce e gli propone di farlo per persone che ne hanno bisogno. Un servizio di volontariato che inizialmente il ragazzo non vorrebbe accettare. Poi complice il tedio e il desiderio di uscire di casa e rendersi utile, Lucio inizia a leggere. Ad una signora anziana amante delle piante grasse, ad un bimbo malato che si trova in ospedale, ad una persona del suo passato che ha peso la vita per un incidente. Leggendo, leggendo si creano situazioni buffe o drammatiche e la vita reclama la sua parte. Non chiediamoci perché un ragazzo che ha lasciato la scuola legga tanto bene o conosca tutti quei libri, lasciamo che il libro scorra e ci coinvolga, ci faccia ridere e poi commuovere. E’ un inno ai libri, alla lettura ad alta voce, alla vita. Ad un certo punto una frase di un personaggio ci spiega tutto quello che c’è da dire e soprattutto da capire:
Vivavoce parla di molte cose, anche di morte e di disperazione, ma non per questo il lettore sente venir meno la speranza. Non succede perché l’entusiasmo verso la vita è più forte, più intenso.
Lucio, il giovane protagonista, ha abbandonato la scuola e non è stato assunto nella fabbrica di occhiali presso la quale lavorava. E' un giovane disoccupato che trascorre la sue giornate tra la noia e la preoccupazione, sempre inseguito dalle fissazioni alimentari della madre, che vuol sopperire alla mancanza di un padre somministrando cibo sano. Mentre Lucio cerca di sottrarsi alla platessa, vagheggiando dei semplici bastoncini di pesce, fa la conoscenza di un uomo che l’ha sentito leggere ad alta voce e gli propone di farlo per persone che ne hanno bisogno. Un servizio di volontariato che inizialmente il ragazzo non vorrebbe accettare. Poi complice il tedio e il desiderio di uscire di casa e rendersi utile, Lucio inizia a leggere. Ad una signora anziana amante delle piante grasse, ad un bimbo malato che si trova in ospedale, ad una persona del suo passato che ha peso la vita per un incidente. Leggendo, leggendo si creano situazioni buffe o drammatiche e la vita reclama la sua parte. Non chiediamoci perché un ragazzo che ha lasciato la scuola legga tanto bene o conosca tutti quei libri, lasciamo che il libro scorra e ci coinvolga, ci faccia ridere e poi commuovere. E’ un inno ai libri, alla lettura ad alta voce, alla vita. Ad un certo punto una frase di un personaggio ci spiega tutto quello che c’è da dire e soprattutto da capire:
Quindi andò verso il tavolo, prese il libro e accarezzò anche lui come fosse una persona viva, e disse che era così, la vita, era un libro che ti faceva una sorpresa bella o brutta a ogni pagina girata, una sorpresa allegra o triste, e tu le volevi tutte, quelle allegre e quelle tristi, perché senza sorprese che vita è.
E noi le vogliamo tutte le storie, quelle allegre e quelle
tristi, come io voglio continuare a leggere questo splendido autore.
Prendete nota: un bellissimo regalo da fare per chi ama
leggere ad alta voce, a vivavoce.
Di nuovo parlo di Antonio Ferrara, di nuovo lo voglio.
RispondiEliminaTi piacerebbe.
EliminaChe meraviglia! Che dite, per una lettrice ghiotta di 9 anni può essere una lettura adatta? Non mi è ben chiaro se il target sono adulti o bambini...o entrambi:-) Grazie in anticipo e..continuate così!
RispondiEliminaCiao Kiara, io aspetterei fino alla seconda media perché ci sono due episodi drammatici. Di Ferrara però ci sono testi anche per più piccoli. Domani guardo e poi ti aggiorno. :-)
RispondiEliminaBello il libro complimenti
RispondiEliminaBel libro
RispondiEliminaVero davvero molto bello
Elimina