Trama: È un giorno di fine aprile quando Sara, guardando la sua immagine riflessa in uno specchio, all'improvviso smette di riconoscersi. E sono molte, in realtà, le cose che non riconosce più nella sua vita. Suo marito l'ha lasciata, sola e con due bambini, proprio dopo essersi trasferiti in una casa nuova, ancora da arredare, ancora da rendere sua. E poi c'è il padre, tanto amato e per alcuni aspetti così simile al marito, la cui mente comincia a essere annebbiata da qualcosa senza nome. In quel momento Sara si rende conto che i segnali, nei mesi precedenti, quando ancora la sua vita sembrava un cosmo inattaccabile, c'erano stati. Comincia così un viaggio alla riconquista di sé, attraverso i ricordi e in un presente che la vede cristallizzata, come chiusa in un bozzolo, in attesa di risbocciare. Ma è proprio in questo viaggio che verrà messa di fronte a una difficile realtà, forse la più dura di tutte.
Titolo: Per metà fuoco per metà abbandono
Autore: Sabrina Nobile
Casa editrice: SEM
Anno pubblicazione: 2018
Pagine: 188
Ho acquistato questo libro in vista dell'incontro con l'autrice, che sapevo sarebbe stata presente a Pordenonelegge. La trama mi incuriosiva e questa cover così cupa mi dava da pensare, lasciava presagire qualcosa di diverso dalle solite storie di abbandono coniugale (che pur mi piacciono molto) e così è stato. Si tratta di un romanzo che sonda diversi aspetti del distacco e della morte, di quanto sia indecifrabile e misteriosa la vita. Sara, la protagonista del libro, viene lasciata all'improvviso dal marito, con due figli piccoli a carico, e deve affrontare contemporaneamente la malattia del padre. E' come se cadesse in un buco nero di dolore ed incertezza. Non compaiono amiche o altri personaggio che riescano a stemperarne la pena. E' sempre presente, invece, un dolore intenso e di pari passo un'incessante autoanalisi che non accenna mai ad allentare la morsa sui pensieri. Sui nostri come su quelli di Sara.
E' interessante notare come una storia possa essere raccontata in infiniti modi e tutti veritieri. L'ironia intelligente, ma con sprazzi di tenerezza di Vittoria di Barbara Fiorio e il delirio lucido e autodistruttivo di Elena Ferrante nei Giorni dell'abbandono sono un aspetto, contrapposto, della stessa realtà . Sabrina Nobile ci regala nuove sfumature e racconta, in questo romanzo, una storia che non avevo ancora letto. Nel libro sono presenti e spiccano solo le figure maschili, tutte in un certo senso negative. Pessimo il marito Andrea che abbandona la famiglia senza tanti sensi di colpa, altrettanto criticabile la figura paterna che per tutta la vita ha messo i propri interessi al primo posto, davanti ai figli e a qualsiasi considerazione. Nemmeno i bambini, seppur giovani, sembrano poter offrire un conforto, un momento di spensieratezza. La forza di Sara, a voler ben guardare, è una condanna: quella di portare sulle spalle il peso dell'egoismo degli altri. In questo lei si perde e poi si ritrova, si sdoppia fino al punto di proiettare su se stessa addirittura una figura maschile, che appare e scompare come un sogno o forse un incubo.
Infine viene descritto l'abbandono "ultimo" del padre con una compostezza che non nasconde l'orrore, la mancanza di pace e di serenità, una sofferenza che non trova sollievo perché avvolta nell'insondabile.
Non posso dire che il libro mi sia piaciuto, nel senso più comune del termine. Come potrebbe visto che mi ha riportato alla memoria alcuni momenti cupi della vita, quando sembra che non esista via d'uscita? Posso però affermare con certezza che si tratta di un buon libro, sincero e dolente. Mi sento di consigliarlo a chi non teme le immersioni nel buio più profondo delle proprie paure e fragilità. Intenso.
P.S. Poi all'incontro ci sono andata insieme alla Bacci! L'autrice mi ha fatto dono di questa bella dedica.
Troppo, troppo cupo per me. Però la tua recensione è superba.
RispondiEliminaSei gentilissima Nadia. Sì è cupo...quando l'ho acquistato mi aspettavo qualcosa di diverso, ma sono contenta di averlo letto.
EliminaBellissima recensione, come sempre, il libro..in questo momento non fa per me :(
RispondiEliminaUn po' duretto sì.
Eliminaun libro così mi spaventa, per la cupezza. Ma sembra molto intenso
RispondiEliminaMi ha toccata, ma le esperienze che descrive spero di non viverle mai.
EliminaIo, invece, sono impavido e, nonostante i pregi e i difetti di una tale intensità, me lo segno a occhi chiusi. Avevo già notato il titolo, bellissimo, nel bellissimo catalogo Sem. :)
RispondiEliminaCommento graditissimo. :-)
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