Titolo: Dai tuoi occhi solamente • Autore: Francesca Diotallevi • Editore: Neri Pozza • N.pagine: 207 • Anno di pubblicazione: 2018 • Copertina flessibile € 16,50 • Ebook € 9,99
TRAMA
New York, 1954. Capelli corti, abito dal colletto tondo, prime rughe attorno agli occhi, ventotto anni, Vivian ha risposto a un'inserzione sul New York Herald Tribune. Cercavano una tata. Un lavoro giusto per lei. Le famiglie l'hanno sempre incuriosita. La affascina entrare nel loro mondo, diventare spettatrice dei loro piccoli drammi senza esserne partecipe, e osservare la recita, la pantomima della vita da cui soltanto i bambini le sembrano immuni. La giovane madre che l'accoglie ha labbra perfettamente disegnate con il rossetto, capelli acconciati in onde rigide, golfini impeccabili. Dietro il suo perfetto abbigliamento, però, Vivian sa scorgere la crepa, il muto appello di una donna che sembra chiedere aiuto in silenzio. Del resto, questo è il suo lavoro: prendersi cura della vita degli altri. L'accordo arriva in fretta. A lei basta poco: una stanza dove raccogliere le sue cose; una città, come New York, dove potere osservare le vite incrociarsi sulle strade, scrutare mani che si stringono, la rabbia di un gesto, la tenerezza in uno sguardo, l'insopportabile caducità di ogni istante. Ed essere, nello stesso tempo, invisibile, sola nel mare aperto della grande città, a spingere una carrozzina o a chinarsi per raddrizzare l'orlo della calza di un bambino. Scrutare i gesti altrui e guardarsi bene dall'esserne toccata: questa è, d'altronde, la sua esistenza da tempo. Troppe, infatti, sono le ferite che le sono state inferte nell'infanzia, quando la rabbia di un gesto - di sua madre, Marie, o di suo fratello Karl, animati dalla medesima ira nei confronti del mondo - si è rivolta contro di lei. Sola nella camera che le è stata assegnata, Vivian scosta le tende dalla finestra, lancia un'occhiata al cortiletto ombroso e spoglio nel sole morente di fine giornata, estrae dalla borsa la sua Rolleiflex e cerca la giusta inquadratura per catturare il proprio riflesso che appare contro l'oscurità del vetro. È il solo gesto con cui Vivian Maier trova il suo vero posto nel mondo: stringere al ventre la sua macchina fotografica e rubare gli istanti, i luoghi e le storie che le persone non sanno di vivere.
Parlarvi di questo libro non è cosa semplice, per molti motivi. Prima di tutto perché la scrittura di Francesca Diotallevi è talmente intima ed evocativa che è impresa ardua trasmettere quello che si prova leggendola, poi perché la storia raccontata in questo libro è una storia dolorosa, sofferta intensamente, ma vissuta con discrezione e riserbo, che il parlarne sembra quasi un'ulteriore violenza inflitta a chi ha già patito troppo.
Ma sono convinta che "Dai tuoi occhi solamente" sia un libro che meriti di essere letto e per questo motivo cercherò di condividere con voi le sensazioni che porto con me dopo aver chiuso l'ultima pagina.
La protagonista è una delle fotografe più talentuose del '900, il cui nome è salito alla ribalta delle cronache da pochissimo tempo, in seguito al ritrovamento ad opera del figlio di un rigattiere dei suoi numerosissimi scatti, per la maggior parte mai sviluppati, abbandonati in un magazzino. Parliamo di Vivian Maier, una donna vissuta nell'ombra della cui vita si sa molto poco. Francesca Diotallevi, come un moderno Pollicino, ha seguito le rare molliche di pane lasciate da questa donna nel suo passaggio su questa terra, per cercare di darle una storia e capire da dove nasce il suo talento.
"Sono nata in un giorno di pioggia. Era un lunedì di febbraio in cui l'acqua colava dai bordi degli ombrelli e le pozzanghere riflettevano stralci di nuvole e facciate di palazzi."
Da quel giorno di pioggia Vivian ha visto ben poche giornate di sole, la sua infanzia è stata contrassegnata dal rapporto conflittuale con una madre egoista e anafettiva, che nel suo considerarla un indesiderato fardello, ha plasmato in lei la necessità di nascondersi al mondo così da non poter essere ulteriormente ferita, facendo germogliare il seme della solitudine che la accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.
"Io, Vivian, sono quella che nessuno nota, quella che nessuno vede."
L'unico raggio di luce negli anni della sua giovinezza è Jeanne Bertrand, una fotografa amica della madre, che le ospita per un breve periodo rivelatosi fondamentale per Vivian, che osservando affascinata le immagini imprimersi sulla carta sotto ai suoi occhi brama di poter catturare la vita attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica.
Dopo diverse peregrinazioni, Vivian trova il suo modo per sopravvivere nell'occuparsi dei bambini, diventando così una tata.
"Il suo dovere era difenderli nell'età più fragile, perché nessuno aveva difeso lei."
Lei che non era stata difesa aveva però la necessità di esorcizzare i propri demoni, e memore delle sensazioni provate osservando il mondo attraverso il mirino, si procura una Rolleiflex, una macchina fotografica che le dà la possibilità di rubare attimi di vita senza essere notata.
Lei che da sempre sperimenta la solitudine e la sofferenza, il male di vivere, riesce a riconoscerli negli occhi degli altri non appena li scorge; vede riflesso il suo stesso patimento attraverso le lenti della Rolleiflex, che diventa il suo scudo protettivo, il confine tra le sue sofferenze e quelle del mondo. Nel suo scrutare gli altri, Vivian cerca per tutta la vita di essere riconosciuta, anche da se stessa, come individuo, facendone inconsapevolmente la propria missione.
Lei che da sempre sperimenta la solitudine e la sofferenza, il male di vivere, riesce a riconoscerli negli occhi degli altri non appena li scorge; vede riflesso il suo stesso patimento attraverso le lenti della Rolleiflex, che diventa il suo scudo protettivo, il confine tra le sue sofferenze e quelle del mondo. Nel suo scrutare gli altri, Vivian cerca per tutta la vita di essere riconosciuta, anche da se stessa, come individuo, facendone inconsapevolmente la propria missione.
Nelle scarne biografie che si trovano in rete, la Maier viene paragonata ad Emily Dickinson e significativa è una citazione che la Diotallevi inserisce facendola calzare a pennello allo stato d'animo di Vivian:
"A un cuore in pezzi nessuno s'avvicini senza l'alto privilegio di aver sofferto altrettanto."
In questa frase è racchiuso il talento di Vivian Maier, il suo riuscire ad avvicinarsi, anche fisicamente, ad un palmo dalle sofferenze altrui e fermarle sulla pellicola.
Seguendo il consiglio di Azzurra del blog silenziostoleggendo.com sono andata a cercare le foto che vengono descritte tra le pagine del libro e posso assicurarvi che se lo farete la lettura diventerà un'esperienza totalizzante, vi sembrerà di essere gli occhi di Vivian Maier nel momento in cui quegli istanti vengono fissati sulla pellicola, diventando immortali.
Vorrei dirvi molto altro, ma vi rovinerei il piacere di una lettura per me imperdibile, perciò mi fermo qui, non prima di aver ringraziato Francesca Diotallevi per essere riuscita a fare ciò che Vivian Maier ha inseguito per tutta la vita: vedere il valore della persona che stava dietro all'obiettivo e farla sentire riconosciuta e amata.
Vi lascio con una frase presa dai ringraziamenti:
" I libri sono fatti, prima di ogni cosa, di legami fra le persone."
Francesca Diotallevi con questo libro ha creato un bellissimo legame tra i suoi lettori e Vivian Maier.
Impossibile non amarlo!
RispondiEliminaImpossibile davvero!
EliminaFinito ieri notte. Un libro di un'eleganza e di un'empatia fuori dal comune. Ho guardato le foto della Mayer e mi sono commossa. Nella tua recensione hai scritto esattamente ciò che avrei scritto io, un bacio :)
RispondiEliminaGrazie Tessa, sono felice di essere riuscita a trasmettere una parte delle emozioni che mi ha regalato. È un libro che va assolutamente letto. Bacio
Eliminae io lo voglio leggere, assolutamente
RispondiEliminaÈ entrato di diritto nei miei imperdibili
EliminaBellissima recensione e bellissimo libro
RispondiEliminaGrazie Patrizia, un libro veramente meraviglioso
EliminaCiao! Ecco, questo libro, come ho scritto a Michele, è lì sul comodino. Sta solo aspettando che io lo apra. Felice che ti sia piaciuto così tanto
RispondiEliminaLeggilo subito, merita davvero!
EliminaStai andando? Non ti sento andare!
RispondiEliminaAspetto te, sia mai che mi perda. Tu la strada la conosci meglio
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