[Premio Bancarella] Nostalgia del sangue - Dario Correnti

Trama: Certe mostruosità possono maturare solo in posti così: una provincia del nord Italia, dove soltanto pochi metri separano un gregge di pecore da un centro commerciale con sala slot e fitness, dove la gente abita in villette a schiera con giardino, tavernetta e vetrina con i ninnoli in cristallo, dove riservatezza è il nome che si attribuisce a un'omertà che non ha niente da invidiare a quella dei paesi dove comanda la mafia. Gli stessi luoghi che più di cento anni fa, infestati dalla miseria, dalla denutrizione e dalla pellagra, videro gli spaventosi delitti di Vincenzo Verzeni, il "vampiro di Bottanuco", il primo serial killer italiano, studiato da Lombroso con la minuzia farneticante che caratterizzava la scienza di fine Ottocento e aggiungeva orrore all'orrore. Il serial killer che sembra citare il modus operandi di quel primo assassino non è però un giovane campagnolo con avi "cretinosi", è una mente lucidissima, affilata, che uccide con rabbia ma poi quasi si diletta, si prende gioco degli inquirenti. A raccontare ai lettori le sue imprese e, a un certo punto, a tentare in prima persona di dargli la caccia, la coppia più bella mai creata dal noir italiano: Marco Besana, un giornalista di nera alle soglie del prepensionamento, disilluso, etico e amaro come molte classiche figure della narrativa d'azione, e una giovane stagista, la ventiseienne Ilaria Piatti, detta "Piattola". Goffa, malvestita, senza neppure un corteggiatore, priva di protezioni, traumatizzata da un dolore che l'ha segnata nell'infanzia e non potrà abbandonarla mai, eppure intelligentissima, intuitiva, veramente dotata per un mestiere in cui molti vanno avanti con tutt'altri mezzi, Ilaria è il personaggio del quale ogni lettrice e lettore si innamorerà.

Titolo: La nostalgia del sangue
Autore: Dario Correnti
Anno pubblicazione: 2018
Pagine: 535 
Oggi torno in veste di Bancarella Blogger per parlarvi del romanzo "Nostalgia del sangue" di Dario Correnti, finalista al Premio Bancarella 2018. Si tratta di un thriller molto accattivante a partire dalla copertina, per arrivare al fatto che dietro al nome dell'autore, che è uno pseudonimo, si nascondono due autori dei quali sono molto curiosa di conoscere l'identità.
Questo libro, che inizialmente mi incuteva timore per la sua mole, si è invece rivelato molto scorrevole, al punto che l'ho terminato in meno di una settimana e se impegni lavorativi non mi avessero rallentata, ci avrei impiegato anche meno. L'aggettivo scorrevole però non deve trarre in inganno e far pensare ad una storia che si assimila velocemente e altrettanto velocemente si dimentica,  perché questo thriller invece mi ha lasciato degli spunti interessanti. Ero avvinta tanto alla soluzione del caso e alla scoperta del serial killer quanto all'evoluzione dei due protagonisti, al crearsi del loro rapporto. Gli autori hanno infatti dato vita ad una coppia investigativa che funziona e si impone all'attenzione del lettore: l'esperto giornalista di nera, oramai quasi al termine della propria carriera e la giovane e goffa stagista che forse ne raccoglierà l'eredità. Due personaggi, Marco ed Ilaria, che conoscono la nostalgia del sangue, per motivi diversi, ma che li accomunano. Si capiscono e si compensano. L'uno dona all'altro una nuova prospettiva, una visuale diversa sul mondo. Buffa e maldestra Ilaria, definita "Piattola", con le sue mise improbabili ed imbarazzanti e la sua imbranataggine nelle cose più semplici, compensata dalla sue intuizioni intelligenti e della sua acuta sensibilità. Amaro e disilluso Marco, con la sua vita sentimentale disastrata, gli errori e le cattive abitudini, ma quell'etica del lavoro che ne ha forgiato l'esistenza, facendogli perdere pezzi di affetti per strada. Eppure non tutto è perduto e cercando il serial killer Marco e Ilaria forse troveranno anche un nuovo inizio, un modo per andare avanti senza tradire se stessi, ma mitigando gli aspetti più "complicati" dei loro caratteri.
"Oggi i criminali colpiscono nell'ombra, sono per lo più dei fantasmi senza volto. A mettersi in mostra sono le vittime o i parenti delle vittime, e qualche volta anche i parenti degli imputati, che vanno in TV a piangere e a urlare le loro ragioni. Anche la tragedia diventa spettacolo, banalità da talk show. Io credo che un cronista serio debba andare oltre questi teatrini del dolore: la verità non è mai banale, è complicata, è piena di contraddizioni e di lati oscuri e noi dobbiamo lavorare in silenzio, pazientemente, per portarla alla luce. Senza fare storie."
Altro punto di forza del romanzo risiede nella descrizione della provincia lombarda, di quei paesi del Nord Italia in cui ognuno si fa i fatti propri quasi a livello omertoso, tra golf club, palestre, centri massaggi dove non si praticano solo massaggi, squallide pizzerie e villette familiari con le serrande chiuse, dietro alle quali non si sa bene cosa si nasconda. Dei non luoghi, fortemente connotati come "puro Far West lombardo". In questa provincia si cela un orrore che terrorizza forse più del serial killer: la paura di rimanervi intrappolati a vita.
Cosa? Non vi ho raccontato nulla dell'intreccio thriller e degli aspetti più truculenti del romanzo??? Non volevo togliervi il "piacere" di scoprirli da soli. ;-)
Io intanto pienamente soddisfatta del libro attendo una nuova storia con Marco ed Ilaria.





Commenti

  1. Ciao Lea, di solito storco un po' il naso quando non so chi sia l'autore di un libro: non sono affatto una stalker, anzi, ma mi piace sapere qualcosa di chi racconta una storia. Però questo libro mi ispira, e la tua recensione mi ha convinta a leggerlo!

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  2. Scartato per la copertina abominevole e per il mistero sull'autore, mi sa che toccherà rimetterlo in lista...

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