Le poche cose certe - Valentina Farinaccio


TRAMA
"Arturo si era convinto di potere una vita speciale, ma poi non muoveva passi, verso l'ignoto, per paura di una vita vera. Il risultato era una vita fasulla, come quella delle formiche inoperose." È da dieci anni che Arturo non sale su un tram. L'ultima volta che lo ha fatto era un giovane attore di belle speranze e andava a incontrare una ragazza perfetta e misteriosa, con il nome di un'isola, quella leggendaria di Platone: Atlantide. Ma il destino cancella il loro appuntamento e, da lì in poi, niente andrà come doveva andare. Oggi Arturo è un quarantenne tormentato da mille paure. Mentre attorno tutto si muove, lui resta fermo, immobile, come un divano rimasto con la plastica addosso in quelle stanze in cui non si entra per paura di sporcare. Quando sale sul tram 14, che da Porta Maggiore scandisce piano tutta la Prenestina, ha un cappellino in testa per nascondere i pensieri scomodi e nella pancia il peso rumoroso dei rimpianti. E mentre i binari scorrono lenti, in una Roma che si risveglia dall'inverno, e la gente sale e scende, ognuno con la sua storia complicata appesa al braccio come una ventiquattrore, Arturo, che nella sua vita sbagliata ha sempre aspettato troppo, fa i conti con il passato, cercando il coraggio di prenotare la sua fermata. Perché nel posto in cui sta andando c'è forse l'ultima possibilità di ricominciare daccapo, e di prendersi quel futuro bello da cui lui è sempre scappato.

Titolo: Le poche cose certe • Autore: Valentina Farinaccio • Editore: Mondadori • N.pagine: 150 • Copertina rigida € 17,00 • Ebook € 8,99


Ci sono recensioni che hai già in mente mentre stai leggendo il libro e ci sono libri che quando li chiudi pensi "E ora come lo racconto?". Alle volte si tratta di libri di cui hai poco da dire, altre volte, ed è questo il caso, avresti da dire talmente tanto che non sai da dove iniziare.
Quindi, come diceva una mia vecchia conoscenza, calma e gesso e proviamo ad iniziare...dall'inizio.  
Iniziamo prendendo posto sul tram n. 14 che percorrendo la Prenestina, ci fa percorrere anche la vita di Arturo, il protagonista di questo romanzo, mentre fuori scorre una Roma di inizio febbraio che ha
"quel colore freddo, ma trasparente, del peggio che è passato."


Arturo deve il suo nome al romanzo della Morante, in qualche modo figlio di un'isola che ha illuminato la via alla madre e nella quale Arturo trova spesso rifugio. Una sera di tanti anni fa, Arturo che era un'isola incontra un'altra isola: Atlantide.

"Arturo e Atlantide, una sera di tanti anni fa. Che se c'è una cosa certa, nella vita, è che fra un'isola e l'altra c'è sempre il mare."
E in un alternarsi di andate e ritorni il lettore si ritrova a dover attraversare quel mare, fatto di occasioni perse, di sensi di colpa e di paure da affrontare, che alle volte è meglio evitare di affrontarle, anche se significa evitare di vivere. Nonostante il tram si muova, Arturo rimane fermo, immobile, paralizzato dal terrore di non farcela, lasciando la partita vinta alla paura, che si sa, quella è sempre più forte.

"Arturo era una merda, poco d'altro da aggiungere. Eppure gli riusciva incredibilmente bene sembrare adorabile, esserlo, anzi, fino a un attimo prima che quella sua puzza inconfondibile, che sapeva di cattiveria, quanto di paura, cominciasse a sporcare l'aria."

Arturo non è un personaggio facile da comprendere, ancor meno da amare. Anche se a tratti può far tenerezza, rimane sempre latente la voglia di prendere il tram n.14 solo per andarlo a prendere a sberle, salvo poi aspettare ancora un'altra fermata, per vedere se ci riesce da solo, a prendersi a sberle.
Atlantide invece è l'opposto, è sicura di sé e di quello che vuole, è la luce che rischiara i pensieri di Arturo.


"Arturo aveva capito che Atlantide poteva essere quello che gli mancava per cominciarsi daccapo. Lui, che aveva la tendenza a rendere tristi anche i giorni felici, sapeva che forse lei avrebbe reso felici anche i giorni tristi."

E alle volte la vita ti mette davanti degli ostacoli, per superare i quali è necessario essere all'altezza, e non sempre siamo consapevoli di esserlo.
Questo è un romanzo che parla di occasioni che la vita ci mette davanti in continuazione e che noi dobbiamo essere pronti a cogliere e di paure che vivono di vita propria, di fronte alle quali dobbiamo decidere se essere noi stessi o quelli che pensiamo di essere.
Un romanzo breve ma denso, una scrittura poetica ma al tempo stesso molto realistica, forse è proprio lo schiaffo che noi vorremmo dare ad Arturo quello che ci colpisce leggendolo, e nel quale ogni lettore ritroverà una parte di sé, per ognuno diversa. Un abbraccio che a tratti assume la ruvidezza della tela di juta, ma che a fine lettura ci lascia con il tepore di una soffice coperta di pile.
Dopo avermi fatta piangere con "La strada del ritorno è sempre più corta", Valentina Farinaccio mi ha incantata con "Le poche cose certe".
Tra le poche cose certe ce n'è una: se avete voglia di regalarvi bellezza, regalatevi questo libro.


Commenti

  1. devo leggerlo, devo! Fosse solo per i tram (sai che ormai sono un'esperta)

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    1. Hihihihi! Il tram è decisamente una presenza molto forte, ma la storia lo è molto di più!
      Un bacio

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  2. Vero, parlare di questo libro non è facile, ma tu ci sei riuscita perfettamente! Mi è sembrato di essere di nuovo tra quelle pagine...

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    1. Grazie Azzurra!
      É stato decisamente un compito arduo e sono felice di sapere da te che lo hai letto, che in qualche modo ci sono riuscita.
      Bacioni

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  3. Sembra un romanzo emozionante. Inoltre proprio i personaggi che ci fanno arrabbiare sono quelli che ci rimangono più impressi. Quindi Arturo rimarrà nel tuo cuore per sempre XD

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    1. Sicuramente Arturo è un personaggio che non si dimentica, così come rimarranno con me le emozioni che questa lettura mi ha trasmesso.
      Grazie di essere passata, un bacio

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