Le lettere del sabato - Irene Dische

Trama: ‟Sono nato con la camicia,” ripete ancora una volta Laszlo, il padre di Peter, prima di trasferirsi, alla fine degli anni trenta, dall'Ungheria a Berlino. Peter va con lui e osserva affascinato la grande città, con i suoi cinema e le feste e l'atmosfera di grande eccitazione che non riesce a capire fino in fondo. Peter non sa di essere ebreo e quando Laszlo non può più nasconderglielo lo rimanda in Ungheria, dal nonno. Qui Peter aspetta una settimana dopo l'altra le lettere che ogni sabato arrivano puntuali da Berlino e lo fanno sognare. Ma l'illusione si fa sempre più fragile finché un giorno…
 
Titolo: Le lettere del sabato
Autore: Irene Dische
Casa editrice: Feltrinelli
Anno pubblicazione: 2008
Pagine: 93
 
 
 
E' successo che una cara amica mia e di Stefi (sì, Cristina, ci sei cara) un po' di tempo fa ci chiedesse di scrivere di alcuni libri che le erano piaciuti follemente. In un primo momento abbiamo pensato di ospitare sul blog le sue recensioni, ma lei ci ha subito tolto questa insana idea dalla testa. Odia scrivere.
Beh, cosa ci rimaneva da fare? Prendere i libri e leggerli! Perché se una (bella) persona pensa che un libro valido possa raggiungere più persone grazie alla tua recensione, ti onora due volte: primo pensa che tu scriverai delle belle parole e secondo pensa che il tuo blog abbia un po' di seguito. Tutti e due i punti sono da verificare e il primo mi crea un po' di apprensione, ma senza indugio andiamo a cominciare. Vogliamo chiamarle Le recensioni dei libri amati da Cristina?
Io, tra i titoli proposti,  ho subito scelto "Le lettere del sabato"  perché ero certa che l'autrice non mi avrebbe delusa. Di Irene Dische infatti ho letto molti anni fa "La nonna vuota il sacco" e ancora lo ricordo con grande piacere! Soprattutto ho in mente la folgorante ironia dell'autrice, che ho ritrovato intatta anche in questo brevissimo libro.
Se vogliamo dare al romanzo una sua virtuale collocazione, possiamo certamente metterlo vicino a tutti quei libri che parlano della persecuzione degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale, eppure ha una sua nota inconfondibile, una particolarità che lo rende diverso. E' attraversato da un'ironia sorridente e allo stesso tempo fulminante e la narrazione pare che giri ad una velocità superiore di quella a cui siamo abituati. Questa storia è un lampo che attraversa la mente del lettore e alla fine lo lascia attonito, con una propensione all'ottimismo nonostante la catastrofe. Perché in questo libro la vita si contrappone all'insensatezza e alla distruzione in un modo così energico e forte, da non lasciare che siano le tenebre a prevalere.
Peter è un bambino ungherese, orfano di mamma (ebrea), che vive con il nonno, uno stimato e posato dottore, e il padre Laszlo, un uragano pieno di vita, un personaggio originale ed irresistibile che ad un certo punto decide di trasferirsi in Germania per lavoro portando Peter al suo seguito. Laszlo non è preoccupato per il trasferimento perché è convito di "essere nato con la camicia". La sua "camicia" è l'ironia unita al piacere di abitare questo mondo che lo rendono sempre al di sopra degli eventi che vive, tanto che Peter cresce felice ed inconsapevole delle ombre che si addensano su di loro.  Il lettore stupefatto si trova ad assistere alla tristemente famosa notte di cristalli da un punto di osservazione inedito, quello di un bimbo che non è consapevole di essere ebreo:
 
"Peter sentì rumori di festeggiamenti che provenivano dalla strada. Corse in cucina per dare a Thea quella notizia che certo l'avrebbe lusingata, e cioè che l'intera città stava festeggiando il suo compleanno. [...] Arrivò un'intera classe di ragazzini che si muovevano in gruppo in compagnia del maestro che gli illustrava quei danni come se stessero visitando una mostra.  Peter sentì il maestro dire che gli ebrei avevano avuto una bella lezione.
Per un attimo Peter provò una specie di euforia al pensiero che quelle persone cattive  avessero avuto finalmente quel che si meritavano. -  Gli sta bene, vero babbo? - domandò. Di nuovo suo padre non rispose"
 
Dopo questo episodio Laszlo è costretto a rimandare Peter dal nonno, al sicuro in Ungheria, con la promessa di scrivergli ogni sabato. Nella vita monotona e senza scosse che il piccolo conduce dal nonno Nagel, dove ordine e disciplina sono le parole d'ordine, l'unico momento pieno di emozioni è proprio il sabato quando arrivano le lettere del padre: sono scritti densi di emozioni, di storie, di umorismo  che invariabilmente si chiudono con l'immenso affetto che Laszlo, senza timidezza, riversa sul figlio lontano. Queste effusioni finali mettono in difficoltà il nonno, costretto a leggere le lettere al nipote, in quanto la calligrafia del figlio è incomprensibile per un bimbo. Ogni volta che arriva ai saluti finali l'anziano si rifiuta di leggere quelle smancerie, quelle parole d'amore che lo imbarazzano perché lontane dal suo modo di essere. Fino a quando, un giorno, le lettere arriveranno scritte e a macchina e Peter potrà capirle e leggerle da solo, ma....
Non posso andare oltre, ma la parte finale del libro ha un ritmo tutto suo, con un crescendo che si chiude all'improvviso. Questo libro parla di resistenza, quella che non si combatte in prima linea, ma nella vita quotidiana, parla di come possa essere grande l'amore di un padre forte ed impavido e di quanto possa esserlo anche quello di un nonno tranquillo e legato alle tradizioni.
Tre generazioni a confronto, da nonno a nipote, ognuna portatrice sana di valori che alla fine si mescoleranno per produrre un nuovo risultato, un uomo ancora più bello e completo che al suo interno custodisce passato e presente.
Leggetelo. Cristina lo definisce un gioiellino. Non so proprio darle torto.
 
 
 
 

Commenti

  1. Insomma, recensioni per procura 😉😂
    Occhio che se si sparge la voce, sarete nei guai 😀
    Come di consueto recensione esauriente, ma al momento vorrei darci un taglio con la guerra.
    Magari a stagione avanzaTa, quando il grigio cederà il posto a colori più caldi. Grazie x il consiglio.
    A presto 🤗

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    Risposte
    1. Anche io sono stufa di questo grigiore, ma il libro si legge veramente in attimo e lascia una bella sensazione.
      Recensioni per procura no. E' stato un caso (fortunato) perché il consiglio di Cristina si sposava anche con quello che era un mio desiderio. Mi avesse proposto altro, non so se avrei accettato.
      Bacio

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