Trama: Maestro Kurogiku è partito dal Giappone a vent'anni, portandosi appresso solo tre piantine di kozo, il gelso della carta. Nell'angolo sperduto della campagna toscana dove è approdato – e dove conduce una vita da eremita con la sua gatta, Ima – si dedica all’arte del washi, la carta artigianale giapponese, con la quale piega i suoi origami. Un giorno, quarant’anni dopo, si presenta a casa sua un giovane ingegnere italiano con il progetto di costruire un orologio che contenga tutte le misure del tempo. Il suo arrivo scuote l’apparente tranquillità dell’eremita e lo mette davanti al suo passato. I due parlano e ascoltano i silenzi dell’altro. L'incontro tra l’allievo e il maestro, tra Oriente e Occidente, è un'iniziazione e una trasformazione reciproca.
Scritto in una prosa estremamente asciutta, capace di mostrare ciò che è celato e farci comprendere ciò che non è pronunciato, questo è un libro in cui trovano spazio profondità e leggerezza, filosofia e silenzio. Di una precisione documentaria perfetta, un romanzo sapienziale che ha l'intensità di un racconto e la grazia di un origami.
Scritto in una prosa estremamente asciutta, capace di mostrare ciò che è celato e farci comprendere ciò che non è pronunciato, questo è un libro in cui trovano spazio profondità e leggerezza, filosofia e silenzio. Di una precisione documentaria perfetta, un romanzo sapienziale che ha l'intensità di un racconto e la grazia di un origami.
Titolo: Il signor Origami
Autore: Jean-Marc Ceci
Casa editrice: Salani
Anno edizione: 2017
Pagine: 141
La mia passione per gli origami è cosa nota e appena ho visto copertina e titolo di questo libro non ho saputo resistere e sono corsa in libreria. Mi aspettavo qualcosa di diverso, ma non posso dire che il libro non mi sia piaciuto. Devo confessare che pur avendolo terminato da almeno due settimane non riesco ancora a decidere cosa ne penso. Se mi dovessi affidare all'istinto gli darei un voto alto, se invece volessi essere lucida e razionale sarei più dubbiosa. E' un poco che è tanto oppure è un poco che sembra tanto?
Cerco di spiegarmi meglio. La prosa, come viene scritto nella sinossi, estremamente asciutta, mi ha lasciato una sensazione di freddezza, ma anche di bellezza. Non sono riuscita ad entrare totalmente nella storia: la vicenda narrata è rimasta sospesa in un non tempo, senza arrivare ad emozionarmi. Eppure contemporaneamene tempo mi ha incuriosita: questo signor Origami che vive in Toscana e si dedica all'arte del washi resta un personaggio indecifrabile, saggio per certi versi ed ingenuo per altri. Un fuori dal mondo...un po' come il giovane ingegnere italiano che trova rifugio presso di lui.
Alcune frasi del libro sono di una bellezza ed di un nitore che lasciano senza fiato:
"Come comprendere dove si va se non si sa da dove si viene. Come comprendere la semplicità del da dove si viene se non si riesce a comprendere la semplicità delle pieghe di un origami.
Se non siamo in grado di immaginare una forma dalle linee lasciate dalle pieghe su un foglietto di carta di dieci centimetri quadrati, è vano comprendere da dove veniamo e dove andiamo."
Un romanzo che si avvicina alla poesia: va letto ed apprezzato per le suggestioni che crea, la bellezza di frasi e parole, le immagini che ti disegna in testa.
Per me che amo il libri con lunghe descrizioni, dialoghi, analisi psicologiche dei personaggi è stata una lettura diversa, ma è sempre interessante leggere qualcosa di diverso da quello che si conosce e si ama. Altrimenti come affinare il proprio gusto e ampliare le proprie vedute?
E' un libro così breve e di così veloce lettura che vi invito a fare una prova e a leggerlo, non fosse altro per scoprire la storia di Sadako Sasaki e magari piegare una gru di carta. Sembra che dopo averne piegate mille succeda qualcosa di bello.
Cara Lea, mi sa che stavolta passo...non credo faccia per me! Bacio.
RispondiEliminaPenso tu abbia ragione. Ma per un feticista della carta è una lettura, a tratti, appassionante.
EliminaCiao Lea, come stai? Quante volta mi capita di non capire se il libro che ho letto mi sia piaciuto tantissimo oppure mi abbia delusa. Spesso capita, come hai scritto tu, quando esco dalla confort zone. Mi piace mettermi alla prova e leggere qualcosa di diverso, ma spesso rimango con la bocca aperta e nemmeno un'idea decisa e convinta, come mi è capitato con "Maestra". Disastro o capolavoro? Ma questo è breve, quindi potrebbe valerne la pena ! Un abbraccio
RispondiEliminaCiao Baba, hai proprio centrato il punto! Ma è anche bello che non esistano criteri scientifici per giudicare un libro. L'importante è non essere troppo categorici perché nessuno ha in tasca la verità. ;-)
EliminaMi ha fatto piacere leggere il tuo commento.