La figlia sbagliata - Raffaella Romagnolo









Titolo:La figlia sbagliata
Autore:Raffaella Romagnolo
Editore:Frassinelli
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine:170
ISBN: 978-8888320755






TRAMA
Un sabato sera come tanti in una cittadina della provincia italiana. La tv sintonizzata su uno show televisivo, nel lavandino i piatti da lavare. Un infarto fulminante uccide il settantenne Pietro Polizzi, ma Ines Banchero, sua moglie da oltre quarant’anni, non fa ciò che ci si aspetta da lei: non chiede aiuto, non avverte amici e famigliari, non si preoccupa di seppellire l’uomo con cui ha condiviso l’esistenza. Comincia così un viaggio dentro la vita di una coppia normale: un figlio maschio, una figlia femmina, un appartamento decoroso, le vacanze al mare, la televisione e la Settimana Enigmistica. Ma è una normalità imposta e bugiarda, che per quarantacinque anni, per una vita, ha nascosto e silenziato rancori, rimpianti, rimorsi e traumi. E mentre giorno dopo giorno la morte si impadronisce della scena, il confine fra normalità e follia si fa labile.

RECENSIONE
Queste poche pagine con frasi asciutte, prive di grande emotività, che scorrono veloci, ci raccontano di una famiglia come ce ne sono tante. Un padre, una madre, due figli, un maschio e una femmina. Famiglie che ad un'occhiata esterna risultano "normali" ma che al loro interno racchiudono un mare di imperfezioni, di dolore, di cose non dette, scelte non fatte o "fatte sbagliate".
E' la storia di Pietro Polizzi che conosciamo nel momento in cui si congeda dalla vita terrena, vittima di un infarto che lo lascia in posa plastica seduto al tavolo della cucina dove ha pasteggiato per i 43 anni del suo matrimonio con Ines, con la sua Settimana Enigmistica, compagna di altrettanti dopo pasto.
La sua è stata una vita dedita al lavoro, che spesso è stato il mezzo per non dover affrontare le frustrazioni di Ines e i suoi malumori, e ad una famiglia che di suo ha solo il cognome. 

"Non ne va fiero, ma ammazzarsi di lavoro - letteralmente - è l'unico modo che ha trovato per tirare avanti."
 
Perchè questa è la famiglia di Ines, nata Banchero, avvenente ragazza con un lavoro come assistente alla poltrona, innamorata dell'uomo sbagliato e con la passione per il disegno, il suo talento. Finchè decide di rimediare al suo errore, sotterrare il suo talento, al pari di quelli biblici, e sposare un uomo che le dia tranquillità, quella stessa con la quale si avvia all'altare, senza emozione, e che le possa far realizzare quello che dovrebbe essere il sogno di ogni donna: la famiglia.
E a questa famiglia Ines dedica tutta sè stessa, annullandosi come individuo per trasformarsi nella madre perfetta di un figlio perfetto, Vittorio, sempre ubbidiente, ligio ai propri doveri, che sperimenta sulla propria pelle la pericolosità della disubbidienza nell'unica occasione in cui decide di contravvenire alle disposizioni materne.
In questo quadro si inserisce anche Riccarda, la figlia femmina, la figlia sbagliata, quella che pensa con la propria testa e segue le proprie idee.

"Riccarda è un nome orrendo, pensa. Da maschio. Il nome di una che, come viene al mondo, è già sbagliata".
 
La figlia sbagliata si rivelerà essere l'unico componente "giusto" di questa famiglia sbagliata, l'unica che tenterà di ricomporla quando improvvisamente si spaccherà al suo interno, nel momento in cui il "metodo Ines" porterà ad un evento inaspettato ma prevedibile.
Fino ad un epilogo che riassume il senso di una vita spesa a perseguire gli obiettivi sbagliati.
Un libro che fa riflettere molto sulle dinamiche familiari e sugli errori che inevitabilmente i genitori commettono nel tentativo di fare la cosa giusta, un pugno allo stomaco che necessita di ben più di un antiacido per affievolire il suo impatto.
Vi lascio con una frase che la stessa autrice lascia ai suoi lettori nei ringraziamenti alla fine del libro

"Forse alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio per vivere davvero ogni momento con ogni suo turbamento e come se fosse l'ultimo. 
Vasco Rossi, Sally"


VOTO

 

Commenti

  1. Durissimo, spietato, ma io ancora non lo scordo.
    Piccino com'è e tutto, penso proprio che finirà nel mio "listone". :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Mick
      E' proprio vero, è un libro che ti rimane accanto, con tutto il suo peso, difficile scordarlo.

      Elimina
  2. Un libro che non si dimentica, come dice Mik, duro da digerire, ma di forte impatto. Bella recensione :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Tessa :)
      E' una di quelle letture che ogni tanto torna alla mente, vivida come appena letta.
      Un bacio

      Elimina
  3. Un libro che non può mancare tra i miei scaffali. Avevo, ed ora grazie a te ho, tutta l'intenzione di leggerlo. Credo sia uno di quei romanzi che ti senti addosso :) Grazie Stefi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te Anna!
      Questo romanzo è come un vestito stretto e scomodo, ma che provi gusto ad indossare. Certo che siamo strani forti,noi lettori.
      Sono curiosa di conoscere il tuo pensiero

      Elimina
  4. Il libro è ancora in tue mani?
    Vorrei provare a risolvere il rebus in copertina.

    :D
    Lo so, è strano che ti commenti qui, quando lo faccio sempre solo in privato, ma questa recensione mi ha proprio colpito e se sono solo poche pagine... ce la posso fare! Vorrei leggerlo.
    Ciao, ci vediamo a cena. :-*
    (Preparo io? Pasta al tonno?)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per il rebus ti basta guardare qui sopra, se invece vuoi leggere il libro chiedi e ti sarà dato.
      Per la cena...facciamo pizza, và!
      :-*

      Elimina
  5. L'ho desiderato subito dopo un paio di belle recensioni, questa è la terza, aspetto solo di averlo tra le mani. Bacio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E io non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi. E' un romanzo veramente molto duro, ma che vale la pena leggere.
      Ciao Cuore, grazie
      Bacioni

      Elimina
  6. mamma mia che impatto questo libro. Dev'essere bello tosto, anche da leggere come madre

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh sì Chiara, proprio tosto! Da madre l'ho letto come una sorta di vademecum di cosa non fare e ho provato grande tenerezza per i figli, vittime entrambi in modi diversi.

      Elimina

Posta un commento