Trama: Da tre settimane costretta in ospedale per le
complicazioni post-operatorie di una banale appendicite, proprio quando
il senso di solitudine e isolamento si fanno insostenibili, una donna
vede comparire al suo capezzale il viso tanto noto quanto inaspettato
della madre, che non incontra da anni. Per arrivare da lei è partita
dalla minuscola cittadina rurale di Amgash, nell'Illinois, e con il
primo aereo della sua vita ha attraversato le mille miglia che la
separano da New York. Alla donna basta sentire quel vezzeggiativo
antico, "ciao, Bestiolina", perché ogni tensione le si sciolga in petto.
Non vuole altro che continuare ad ascoltare quella voce, timida ma
inderogabile, e chiede alla madre di raccontare, una storia, qualunque
storia. E lei, impettita sulla sedia rigida, senza mai dormire né
allontanarsi, per cinque giorni racconta: della spocchiosa Kathie Nicely
e della sfortunata cugina Harriet, della bella Mississippi Mary, povera
come un sorcio in sagrestia. Un flusso di parole che placa e incanta,
come una fiaba per bambini, come un pettegolezzo fra amiche. La donna è
adulta ormai, ha un marito e due figlie sue. Ma fra quelle lenzuola,
accudita da un medico dolente e gentile, accarezzata dalla voce della
madre, può tornare a osservare il suo passato dalla prospettiva protetta
di un letto d'ospedale. Lì la parola rassicura perché avvolge e
nasconde. Ma è nel silenzio, nel fiume gelido del non detto, che scorre
l'altra storia.
Titolo: Mi chiamo Lucy Barton
Autore: Elizabeth Strout
Editore: Einaudi
Anno pubblicazione: 2016
Pagine: 158 pagine
RECENSIONE: Terminato questo romanzo ho lasciato vagare per un po' i pensieri. La sensazione, molto forte, durante tutta la lettura è stata quella di trovarmi di fronte ad un testo indispensabile. Non perchè fosse appassionante o scorrevole, ma per la sua capacità di parlare al lettore, a me Lea, per raccontarmi, direi svelarmi qualcosa di più su me stessa, sulle persone, sul ruolo che la letteratura stessa riveste nelle nostre vite.
Immagino starete pensando che sono partita con troppa prosopopea, rendendo di fatto un cattivo servizio ad una scrittrice sobria che enuncia delle verità con tono piano, malinconico e a volte struggente.
Spesso leggendo "Mi chiama Lucy Barton" ho ripensato ad un termine che mi piace molto e che uso spesso nella vita, ma non a voce alta per non sembrare saccente. Ho pensato al termine epifania, così come lo intedeva Joyce (del quale non sono mai riuscita a terminare un libro) ossia "un momento speciale in cui un qualsiasi oggetto della vita comune, una persona, un episodio diventa "rivelatore" del vero significato della vita a chi percepisce il loro valore simbolico".
Non è un libro di grandi accadimenti, ma è toccante proprio per la presenza di questi episodi "rivelatori". E' strutturato in brevi capitoli, che una volta terminati vanno soppesati e ripensati. Una lettura intimista, i cui brani non si possono condividere ad alta voce, ma il giusto respiro glielo regala il silenzio. Cinque giorni e cinque notti, una madre e una figlia, un passato di miseria condiviso e subìto, un retaggio pesante.
Un romanzo che ragiona anche sul ruolo dello scrittore e l'importanza della letteratura, pensieri affidati ad un personaggio secondario, una scrittrice (strano) che si chiama Sarah Payne:
Non è il mio mestiere ricordare al lettore la differenza tra la voce narrante il punto di vista personale dell'autore... E quale sarebbe il suo mestiere come romanziera? - fece lui
Il suo mestiere come romanziera era riferire della condizione umana, raccontare chi siamo e cosa pensiamo e come ci comportiamo.
...
Mi torna in mente una cosa che ci aveva detto Sarah Payne alle lezioni di scrittura in Arizona "Ciascuno di voi ha soltanto una storia...Scrivete la vostra storia in molti modi diversi. Non state mai a preoccuparvi, per la storia. Tanto ne avete una sola
Non so, queste frasi mi hanno fatta riflettere, chiudono in un circolo chiuso ciascuno di noi, ma allo stesso mi rasserenano. Io ci credo. La storia è una, possiamo solo raccontarla in modo diverso. Inutile affannarsi. Potrebbe voler dire anche accetta quello che sei e fanne la tua forza. Oppure no, ma mi sento costretta a ragionarci sopra.
Un libro pieno di epifanie e privo di eventi: scorre come la vita della protagonista, si chiude senza chiudersi, ma con una frase che fa pizzicare gli occhi e che infonde speranza.
Volete trascorrere due ore silenziose e intense con Lucy? Non verrete stregati dall'intreccio narrativo o storditi dagli effetti speciali, ma vi troverete stranamente esposti e vulnerabili a leggere una storia che potrebbe essere anche la vostra, pur non avendo niente in comune con essa.
Buone riflessioni.
Lea
Voto: 4 e 1/2
Non è un libro di grandi accadimenti, ma è toccante proprio per la presenza di questi episodi "rivelatori". E' strutturato in brevi capitoli, che una volta terminati vanno soppesati e ripensati. Una lettura intimista, i cui brani non si possono condividere ad alta voce, ma il giusto respiro glielo regala il silenzio. Cinque giorni e cinque notti, una madre e una figlia, un passato di miseria condiviso e subìto, un retaggio pesante.
Un romanzo che ragiona anche sul ruolo dello scrittore e l'importanza della letteratura, pensieri affidati ad un personaggio secondario, una scrittrice (strano) che si chiama Sarah Payne:
Non è il mio mestiere ricordare al lettore la differenza tra la voce narrante il punto di vista personale dell'autore... E quale sarebbe il suo mestiere come romanziera? - fece lui
Il suo mestiere come romanziera era riferire della condizione umana, raccontare chi siamo e cosa pensiamo e come ci comportiamo.
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Mi torna in mente una cosa che ci aveva detto Sarah Payne alle lezioni di scrittura in Arizona "Ciascuno di voi ha soltanto una storia...Scrivete la vostra storia in molti modi diversi. Non state mai a preoccuparvi, per la storia. Tanto ne avete una sola
Non so, queste frasi mi hanno fatta riflettere, chiudono in un circolo chiuso ciascuno di noi, ma allo stesso mi rasserenano. Io ci credo. La storia è una, possiamo solo raccontarla in modo diverso. Inutile affannarsi. Potrebbe voler dire anche accetta quello che sei e fanne la tua forza. Oppure no, ma mi sento costretta a ragionarci sopra.
Un libro pieno di epifanie e privo di eventi: scorre come la vita della protagonista, si chiude senza chiudersi, ma con una frase che fa pizzicare gli occhi e che infonde speranza.
Volete trascorrere due ore silenziose e intense con Lucy? Non verrete stregati dall'intreccio narrativo o storditi dagli effetti speciali, ma vi troverete stranamente esposti e vulnerabili a leggere una storia che potrebbe essere anche la vostra, pur non avendo niente in comune con essa.
Buone riflessioni.
Lea
Voto: 4 e 1/2
Mi hai fatto venire voglia di leggerlo, grazie, io amo le storie poco eclatanti che però di insinuano nel cuore e nella mente e ti fanno compagnia tutto il giorno, anche e soprattutto quando non stai leggendo.... anche io pendos di essere stata una lettrice quasi perfetta, poi sono andata un po alla deriva ma adesso che vi ho scoperte spero di riguadagnare la riva, intanto grazie ...
RispondiEliminaCiao Paola, ha descritto benissimo il libro senza averlo letto. Penso proprio che troverai quello che cerchi.
EliminaPer noi è un piacere averti trovata e alla deriva un pochino ci andiamo tutti in determinati periodi, ma poi i libri ritrovano sempre la strada dei nostri cuori. E' inevitabile.
un caro saluto da Lea
Un libro comunque intenso nonostante la mancanza di accadimenti...ma del resto fondamentale la vita è poi questo, quotidianità e piccole cose, dolore e felicità che si alternano in una danza a volte monotona, ma bellissima...riflettere fa sempre bene, grazie per avermi permesso di conoscere questa storia che prenderò senz'altro in considerazione. Ti abbraccio.
RispondiEliminaCiao Cuore, gli accadimenti ci sono (alcuni particolarmente forti), ma restano sospesi in un tempo passato o futuro e non li viviamo direttamente. Un libro intenso, come scrivi tu. Non potrei leggerne tre di seguito, per intenderci, ma ogni tanto servono quasi per prendere una pausa.
EliminaGrazie di essere passata, mi fa sempre molto piacere leggere i tuoi commenti.
un saluto da Lea
Mi hai fatto venire voglia di leggerlo; non conosco bene l'autrice, di suo ho letto I ragazzi Burgess, ma ricordo un po' di fatica e poca empatia. Eppure, come sai, amo le storie con pochi eventi ma con tanta vita! quindi sono pronta per conoscere Lucy. E farla mia.
RispondiEliminaBaci xxx
Spero proprio tu lo legga Tessa, per poi poterne parlare insieme.
EliminaCiao da Lea
La lettura della trama e soprattutto la tua recensione mi fa pensare che questo libro voglia parlare fortemente anche a me. Me lo appunto subito e spero di riuscire a procurarmelo presto, guardo subito se nel mio circuito bibliotecario ce l'hanno già.
RispondiEliminaCiao Nadia, attendo con curiosità le tue impressioni.
Eliminaun saluto da Lea
Mi piace tanto questo genere di storie! ed anche questo va in lista!
RispondiEliminaE' una storia fortemente americana per ambientazione e profondamente condivisibile da chi americano non è. Spero possa piacerti.
Eliminaciao da Lea
Perché io non riesco ad approcciarmi a questa autrice? Ogni volta penso che mi piacerebbe leggere qualcosa di suo e poi... niente.
RispondiEliminaCiao Laura,
Eliminanel senso che li inizi e li lasci a metà o che proprio non trovi la voglia di iniziarli? Io sono fiduciosa e se hai letto la Tyler prima o poi leggerai anche la Strout. A me era piaciuto tanto Amy e Isabelle, mentre con I fratelli Burgess avevo un po' faticato, anche se alla fine del libro ero stata contenta.
Mai dire mai giusto?
un salutone da Lea :-)
Mai dire mai! E magari prima o poi ne inizierò uno!!
EliminaMai letto nulla di questa autrice. Intanto mi segno il titolo perché mai hai incuriosita
RispondiEliminaChe bello quello che mi scrivi. :-)
EliminaBasta solo che poi tu non me lo voglia tirare in testa se non ti piace. D'altra parte visto che anche la Premolli può venire a noia, tanto vale rischiare di annoiarsi con qualcosa di completamente diverso no?
un saluto da Lea
uffi, si chiama Premoli con una l sola.
Eliminaerrata corrige ;-)
Una recensione bella e sentita per un libro che sembra intenso nella sua essenzialità. Credo non sia un genere a me affine, ma chissà, forse un giorno...
RispondiEliminaCiao socia!
Mah Stefi. Il giorno che lo leggerai io leggerò per intero un libro di ...Vitali?
Eliminaun baciotto da lea
Sto recuperando tutti l libri della Strout. Sorge spontanea una riflessione: i suoi romanzi sono editi dalla Fazi, che aveva accompagnato ogni libro con un splendida copertina che richiamava i quadri di Edward Hopper, che amo pazzamente. Una gioia vederli tutti insieme nella mia libreria, sembra una collezione. Ora questo esce con la Einaudi. E mi spiazza. Sono talmente fuori di testa che mi da fastidio comprarlo in questa nuova veste. Ma come mai??
RispondiEliminaMi sembra normale, cara Paola. Noi lettori siamo fatti così. Comunque anche Einaudi è una casa editrice di tutto rispetto. Io i libri li ho tutti in biblioteca...e la visione d' insieme è un po' compromessa. ;-)
EliminaLea