Titolo – La ragazza di fronte
Autore – Margherita Oggero
N° pagine - 223
Data pubblicazione - 5 maggio 2015
Editore – Mondadori
Collana: Omnibus
ISBN-13: 978-8804653035Collana: Omnibus
TRAMA
Quando era bambino, arrivato a Torino dal Sud, Michele era rimasto
incantato dalla bambina che leggeva, seduta sul terrazzino di fronte.
Quando era bambina, tormentata dai fratelli gemelli scatenati, Marta si
rifugiava sul balcone per sognare le vite degli altri. Come una folata
di vento che scompigli la quiete del grande cortile che li separa, ora
la vita ha rimescolato le carte. Marta è una donna adulta, indipendente e
sola, con un solo motto - bastare a se stessi, come i gatti - e un solo
piacere segreto: spiare da dietro le tende, al buio, la finestra di
fronte. È andata lontano, ha viaggiato e da poco è tornata a casa, in un
condominio simile a quello dell'infanzia. Anche Michele si è spinto
dove nessuno avrebbe pensato, e ogni giorno per mestiere vede gente che
fugge e che torna: guida i Frecciarossa attraverso l'Italia, e in poche
ore solca la penisola per poi rientrare nel suo nuovo appartamento e
affacciarsi ancora una volta su un cortile. Fino a quando succede una
cosa imprevista, anzi più d'una: di quelle che accelerano il corso
dell'esistenza, che costringono a uscire dal guscio protettivo che ci
costruiamo, a guardarsi negli occhi. A quanti di noi è capitato di
abitare in un grande caseggiato, di quelli con un ampio cortile di
giorno popolato di voci e la sera di luci che rivelano le vite degli
altri?
RECENSIONE
Questa è la storia di Marta e Michele, raccontata a capitoli
alterni, che parte da lontano, da quando erano ancora bambini.
Marta, ultima di tre figli, di famiglia benestante della Torino
bene (il padre è uno stimato cardiochirurgo) patisce l'abbandono da parte
della madre, avvenuto quando lei non aveva ancora compiuto due anni, la quale
pur seguendo la crescita dei figli da lontano e facendosi viva in occasione
delle feste e dei compleanni, è di fatto assente nella vita dei figli. Questa
assenza segna Marta a tal punto da renderla "immune" ai rapporti
sociali e far sì che si impegni con tutte le sue forze a "bastare a se
stessa".
Così come non riesce a costruire un rapporto profondo con i
fratelli e si accontenta dei piccoli, rari gesti e sguardi d'affetto del padre,
allo stesso modo non riesce ad aprirsi ad una relazione. L'unica volta in cui
si lascia andare ad una passione travolgente, lascia la sua Torino per andare a
vivere a Baltimora con Nicholas. Ma quella che le credeva essere una grande
storia d’amore si rivela essere puro appagamento fisico, almeno per Nicholas.
"Non abbiamo mai parlato
molto perché ad entrambi le parole sembravano superflue. Quando abbiamo
cominciato, la nostra storia è finita."
Le giornate di Marta trascorrono tra i suoi tentativi
di "addomesticare i ricordi", l'inizio di un'amicizia con i nuovi
vicini, Fabrizio e Gero, una coppia allegra e solare con alti e bassi
sentimentali e la curiosità verso il dirimpettaio, Surace, un grezzo che gira
per casa in mutande, beve vino scadente dalla bottiglia e riceve visite di
personaggi degni del peggior film poliziesco.
Complice la mancanza di tende alle finestre, Marta
spia Surace con vivo interesse: appena rientra in casa va a controllare se le
luci sono accese, se è solo o in compagnia, come se si godesse una nuova
puntata della sua serie TV preferita. Allo stesso modo delle serie TV, quei
momenti hanno il potere di distrarre Marta dai suoi momenti bui, dal suo vuoto
interiore.
Quando Surace improvvisamente scompare, il suo
appartamento verrà occupato da Michele.
Michele è figlio della Torino operaia: la sua famiglia
vi si trasferisce da Napoli, sollecitata da nonno Peppino, "salito"
qualche tempo prima per aiutare zio Biagio nella sua bottega di barbiere.
Marinella, mamma di Michele e Sofia e figlia di
Peppino, mal digerisce la decisione di trasferirsi al nord, ma non avendo
scelta
"salirono sulla loro 125 e se ne vennero su,
con l'entusiasmo delle pecore mandate al macello."
Questa frustrazione Marinella la riversa sul figlio,
dandogli un'educazione rigida ed avara di manifestazioni d'affetto. Si
sistemano in una casa "sgarruppata" di fronte ad un palazzo
signorile, nel quale vive una bambina dai capelli biondi, quasi rossi, che la
domenica pomeriggio se ne sta sul terrazzino, seduta su una seggiola azzurra a
leggere. La prima volta che Michele la vede, se ne innamora, al punto da
chiedere al nonno di comprargli un libro vero, senza figure, per "fare
come lei": mettersi sul terrazzino a leggere.
Ed è così che conoscerà "I ragazzi della Via
Pal" ed insieme all'amore per la ragazzina dai capelli quasi rossi,
crescerà anche il suo amore per la lettura.
La convivenza con una madre che non sente vicina, un
padre succube della moglie ed una sorella adolescente che non sopporta di dover
dividere la camera con un moccioso, esasperano Michele fino a farlo scappare di
casa e cercar rifugio dal nonno. La soluzione sarà vivere dal nonno durante la
settimana e passare la domenica in famiglia. L'unico motivo per il quale
Michele sopporta quelle domeniche è poter spiare la bambina ed amarla di
nascosto.
"Amore da vicino: solo un cortile a separarli.
Amore da lontano: non una parola è corsa tra loro"
Quando la sua famiglia decide di traslocare in una
casa più grande, a Michele vengono a mancare gli appuntamenti sul terrazzino e
per lui diventa difficile affrontare le domeniche, in attesa di ritornare
all'affetto ruvido, affetto con i calli,
di nonno Peppino.
Michele cresce, diventa ingegnere elettromeccanico con
una passione per i treni e, dopo aver tentato la carriera in Fiat, decide di
seguire il suo sogno e finirà a guidare un Frecciarossa
"Perchè fare un lavoro che non piace è un
tormento inferiore soltanto al non aver lavoro"
Nonostante il suo lavoro lo appaghi ed il nonno sia
per lui padre e confidente, Michele non riesce a sostenere nessuna relazione amorosa,
anche se le "femmine" gli piacciono e lui piace a loro.
Quando decide di andare a vivere da solo, si ritrova un po' per caso a
spiare la sua dirimpettaia, una donna dai capelli biondi, quasi rossi, e dai
lineamenti familiari. Mentre la guarda dalla sua finestra si ritrova a
considerare quanto sia bella
"di una bellezza poco appariscente, una
bellezza da signori, da foto in bianco e nero"
e realizza che la sua dirimpettaia è la stessa di
quando era bambino.
Mentre Marta e Michele provano ad aprire il loro cuore
al sentimento, scoprono che quei legami familiari che credevano spezzati, sono
sempre stati lì ad attendere di essere ricuciti, e che "bastare a se
stessi" non sempre è la soluzione meno dolorosa.
La scrittura raffinata di Margherita Oggero ci conduce
attraverso la vita dei due protagonisti in modo molto pacato e tranquillo,
alternando le vicende presenti a flashback del loro passato, senza particolari
colpi di scena.
Lo
consiglio a chi ama le letture introspettive. VOTO
L'idea dalla quale parte il libro è bella, penso che tutti abbiamo trascorso del tempo a guardare nelle case di fronte ... Io di sicuro almeno. Lo leggerò, ma più avanti. D' altra parte so dove trovarlo, no???? Ora voglio leggere la Picoult, che mi hai consigliato proprio tu.
RispondiEliminaUn bacio da lea
Non sapevo fossi una guardona! Comunque è capitato anche a me di guardare dentro alle case altrui, magari solo per vedere che arredamento hanno e capire se gli abitanti mi potessero essere simpatici.
EliminaBuona Picoult, spero non ti deluda.
Baci, Stefi
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RispondiEliminaNon ho letto nulla di questa autrice, eppure mi attira, sono un po' frenata dalle tante recensioni tiepide che ho letto. Anche a te pare essere piaciuto con qualche riserva. Per ora lo metto in fondo alla mia chilometrica lista!
RispondiEliminaCiao Tessa!
EliminaInnanzitutto la Oggero scrive molto bene; questo è il primo suo libro che leggo e non posso dire che non mi sia piaciuto, anzi, certo è che ha un ritmo pacato e tranquillo nel sondare i disagi che l'animo umano sa crearsi, alle volte immotivatamente.
Un abbraccio, Stefi
Sicuramente una lettura dai temi forti, reduce dalla recensione di Anna giovane reader, credo che passerò, anche se ammetto che il tuo parere positivo mi stuzzica. L'autrice la vorrei conoscere, credo che sceglierò un altro titolo per iniziare, poi deciderò se prendere in considerazione anche questo. Buona lettura e primavera Ste.
RispondiEliminaCiao Cuore!
EliminaMi fa piacere aver stuzzicato la tua curiosità. Mi sento di consigliarti questa autrice, perchè la sua scrittura sa accompagnare il lettore nel conoscere gli umani tormenti.
Buona primavera a te, Stefi
Ciao! Bella la recensione, anche se fa apparire "tiepido" appunto anche il romanzo. Resto voce fuori dal coro nel dire che le vicissitudini quotidiane non sempre sono pervaso da colpi di scena o ritmi frenetici, ma solitamente sono proprio tran-tran quotidiani, più o meno dolorosi. Mi piace molto la tua chiusa, romanzo introspettivo..... molto bello.
RispondiEliminaUn bacio, ciao!, Marina
Ciao Marina!
EliminaMi spiace che la recensione faccia apparire "tiepido" il romanzo, ma la responsabilità maggiore la devo imputare al fatto di essere ancora in fase "post Erri": forse se l'avessi letto prima, avrei dimostrato maggior entusiasmo.
Resta il fatto che è un bel libro, proprio perché tratta la quotidianità in maniera tutt'altro che banale.
Baci baci, Stefi
Cosa faccio? Leggo o non leggo? questo è il problema :-( E' la lettura introspettiva che mi mette ansia ahhhhrg ci penso!!
RispondiEliminaBaci
Leggi, leggi! Non mette ansia, tranquilla, forse Marta può farti venire solo un po' di nervoso e la voglia di prenderla dalle spalle e darle una scrollata, ma ansia non direi proprio.
RispondiEliminaCiao Babina
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