[Bookswiffer] Eleanor Oliphant sta benissimo - Gail Honeyman

Oggi prende il via una nuova rubrica, Bookswiffer, che vede coinvolte me (la Bacci, quella anziana), La Biblioteca di Eliza (che ha pubblicato ieri la sua recensione) e La Libridinosa (che pubblicherà domani).  Se ci avete seguite su Facebook saprete già di cosa si tratta e qual è il suo scopo: togliere la polvere ai libri che giacciono tutti soli e dimenticati da tempo immemore nelle nostre librerie. Ve lo state chiedendo? Ebbene sì, la cosa che accomuna noi tre (ma mica solo noi, confessate, disgraziati!) è quel bisogno irrefrenabile di possedere quel libro, in quel momento, pur sapendo che non riusciremo a leggerlo subito e che verrà impilato sopra la torre degli altri poveri libri abbandonati che hanno subito la stessa sorte.
Quindi, il "genio incompreso" de La Libridinosa ha partorito questa idea originalissima (peccato che La lettrice sulle nuvole lo faccia già da un po'): ogni mese ognuna di noi stilerà una lista di cinque libri impolverati, dalla quale le altre dovranno scegliere quello da spolverare (ossia da leggere e recensire).
Questo mese per me è stato scelto "Eleanor Oliphant sta benissimo", cosa che mi ha resa molto felice perché era uno di quei titoli che mi chiamavano da mesi (ma che ci volete fare, con l'età si diventa pure un pochino sordi...)
Eleanor Oliphant è una trentenne di Glasgow alquanto atipica, una ragazza che sembra non provare emozioni, che analizza tutto in modo razionale, spogliando ogni gesto della sua componente emotiva, riducendo ogni avvenimento ad un'analisi logica senza nessuna suggestione al di fuori del suo aspetto funzionale.

Tutte le sue scelte sono dettate da una necessità meramente meccanica, da soddisfare nel modo più veloce e pratico possibile. Svolge un lavoro impiegatizio in modo ineccepibile, le sue pause pranzo si svolgono sempre nello stesso modo, cibo e cruciverba, i suoi acquisti si limitano allo stretto necessario alla sopravvivenza, senza ricerca di soddisfazione alcuna.
Le mie preferenze vanno al mangime economico, rapido e semplice da reperire e preparare, ma che al tempo stesso fornisce a un individuo gli elementi nutritivi necessari a mantenersi in vita.
I suoi fine settimana sono fatti di vodka e sonno, in attesa che sia di nuovo lunedì. Man mano che Gail Honeyman presenta Eleanor, lascia cadere qualche briciolina qua e là, dando modo di intuire che dietro alla ripetizione ossessiva dei suoi rituali, dietro alla sua visione anafettiva del mondo, si nasconde un abisso, un buco nero di dolore e angoscia, sull'orlo del quale Eleanor si mantiene in equilibrio con il terrore di caderci dentro, di nuovo.
Finché riuscirà a tenere lontane le emozioni, Eleanor potrà sopravvivere con la convinzione di condurre una vita soddisfacente. Solo uno dei suoi rituali la destabilizza: la telefonata del mercoledì con la mamma, che dal luogo in cui è rinchiusa non perde occasione per ricordarle che non vale niente, quanto sia sbagliata e quanto inutile sia la sua vita.
L'arrivo di un nuovo collega di lavoro, Raymond, che la tratta alla pari non evitandola o deridendola come tutti gli altri, creerà una scalfittura impercettibile nel guscio di Eleanor. Un avvenimento che li vedrà coinvolti insieme sarà la scintilla che innescherà un processo lento e graduale attraverso il quale Eleanor inizierà a percepire un tepore, la sensazione benefica di essere vista, toccata, suscitare e provare affetto.
Una mano umana aveva esattamente il peso giusto e la temperatura giusta per toccare un'altra persona

Ma come sempre accade, inevitabilmente i cambiamenti portano delle conseguenze e per Eleanor questo significa fare i conti con il suo passato, inciso sul suo corpo attraverso le cicatrici che le deturpano il viso e quelle ben più profonde che le hanno segnato l'anima.
Attraverso un linguaggio lineare, asciutto, a volte anche crudo, la Honeyman ci fa scoprire Eleanor, partendo da chi è ora per arrivare a compiere il viaggio a ritroso della sua vita; senza sensazionalismi o morbosità ci porta a conoscere un personaggio straordinario, lasciando che sia il lettore ad usare la propria sensibilità per comprendere il difficile percorso di ricostruzione e autoconservazione compiuto.
Un tema forte che porta a molteplici riflessioni sulla parola mamma, quasi sempre associata a pensieri di accoglienza, calore, supporto, e su quanto maggiori siano i danni quando proprio chi dovrebbe proteggerci, ci distrugge.



Commenti

  1. Bellissima idea e recensione molto interessante. Magari a Natale riuscirò a leggerlo. Baci da Lea

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  2. Adorabile, davvero. Mi ha fatto bene e male.

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    1. Vero, è uno di quei libri che fanno soffrire ma allo stesso tempo appagano il lettore

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  3. Sorda e cretina... che hai contro le torri di libri? Eh?

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    1. Nieeeeente, che dovrei avere contro le torri...finché non mi crollano addosso...

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  4. Ciao, non ho ancora letto questo romanzo, ma ho intenzione di farlo perchè mi incuriosisce davvero molto :-)

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  5. Se dovrai leggere il libro che ho messo sotto alla gamba corta del tavolino, sostituiscilo con uno di pari spessore.
    Grazie.
    Baci xxxx

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  6. Ciao Stefy allora devo assolutamente leggerlo! Scaricato sul Kindle è in attesa di essere letto! Baci Rosa

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    1. Ciao Rosa! Lo apprezzerai sicuramente. Un abbraccio e grazie di essere passata

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  7. Libro che è in WL da mesi...direi che dopo la tua recensione tocca anche a me spolverare e recuperarlo, di corsa!

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  8. Un libro che avevo molta voglia di leggere ma che poi ho accantonato dando la precedenza ad altre letture. Cercherò di recuperarlo presto.

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