Il cielo per ultimo - Michele Cecchini

Trama: Si chiama Emilio Cacini ma tutti lo conoscono come Soldo di Cacio perché è basso e goffo.
La sua vita è sempre stata una storia semplice, di quelle senza aneddoti. Cacio è un uomo mite, insegna educazione artistica alle scuole medie e vive a Livorno, nel rione di Ardenza Mare.
Da sempre coltiva la passione per le immagini, tanto che spesso associa le situazioni che vive ai dipinti dei suoi pittori preferiti.
Vorrebbe tanto rivelare il suo segreto, che riguarda la relazione clandestina con Ilaria, una donna con un passato da brigatista, ma nessuno glielo chiede.
Cacio ha un figlio, Pitore, un bambino che parla una lingua tutta sua, fatta di parole incomprensibili, inventate: folmedina, parassonio, golbetico...
Cacio sembra non farne un dramma e anzi si impegna a trovare forme di comunicazione alternative alle parole, nel tentativo di stringere un legame sempre più forte con suo figlio.
Seppure disorientato, Cacio ha un mondo dentro di sé e va per la sua strada, ed è una strada gentile e allo stesso tempo forte nel passare attraverso la solitudine e nel creare armonia dalla disarmonia da cui si sente circondato. Nel tentativo di trovare una autenticità che vada al di là delle parole, Cacio sembra dire che il mondo può essere in tanti modi differenti, basta sapere inventarlo.
Titolo: Il cielo per ultimo
Autore: Michele Cecchini
Casa editrice: Bollati Boringhieri
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 245

Questa è una lettura speciale, quasi a due. Mi è stata infatti consigliata dal mio libraio di fiducia, Mauro, che ha gusti totalmente differenti dai miei, ma una competenza infinita e la capacità di un vero libraio di indirizzare i proprio clienti verso le letture che apprezzeranno. Si fa un gran parlare di farmacie letterarie, ma da sempre i librai hanno assolto questo compito. Loro la capacità di fornire proprio il libro che stiamo cercando, quello che toccherà le corde giuste, che sono sempre diverse per ognuno di noi. Per quanto mi riguarda in un libro cerco il particolare che mi mostri l'universale, l'umorismo che addolcisca l'amarezza e la bellezza, tutta, della vita quotidiana, piccola, che mi appartiene.
In questo romanzo si respirano poesia, delicatezza e umorismo un po' stralunato, non quello che ti fa ridere a bocca aperta e forte, ma quello che ti disegna un sorriso sulle labbra, che poi resta lì e lascia un piccolo seme e a distanza di tempo scopri di avercelo ancora, perché ripensi al gruppo di persone bizzarre descritte dall'autore e ti sembra quasi di vederle prendere vita. Insieme ai pensieri lievi e delicati ti arriva anche l'odore salmastro del mare e di una città, Livorno, che sembra chiamarti, chiedendoti di prendere la macchina per intraprendere un viaggio, per vedere e vivere i posti descritti, per verificare se un pochino di quella poesia poi ti può restare addosso, più a lungo.
E' una storia generosa che regala suggestioni oltre che fatti, perché al di là del narrato, resta il non detto e non è poco.
L'autore ci racconta un pezzetto della vita di Emilio Cacini, detto Cacio, per le sue piccole dimensioni. Una storia minima, ambientata ad Ardenza Mare. Cacio è definito un uomo buono, ma sostanzialmente è una persona gentile che sa ascoltare ed osserva con curiosità tutto quello che lo circonda. Avrebbe anche un segreto, ma nessuno è interessato a chiederglielo. Siamo negli anni '80 ed Emilio ha avuto una relazione con una brigatista, Ilaria, che ora è rinchiusa in carcere. Dal loro legame è nato un bimbo, Pitore, di cui si occupa Cacio. Pitore soffre di disfasia di Wernicke, ossia della mancanza del normale sviluppo delle funzioni del linguaggio. In parole povere parla, ma usando parole comprensibili solo a lui, come se fosse venuto dalla luna.
La descrizione del rapporto tra Cacio e Pitore è bellissima ed inconsueta: i due hanno lessico familiare fatto non di parole, ma di abitudini, di dolcissime consuetudini. Per contrasto, il rapporto con Ilaria è invece difficile: comprenderla è più complicato che interpretare le misteriose parole di Pitore. Lei è brusca, aggressiva, saccente, indecifrabile e ingenerosa, tanto che non si comprende come Cacio continui, lunedì dopo lunedì, ad andare a farle visita.
Cacio è un eroe improbabile, un protagonista che cammina in punta di piedi, senza far rumore e senza disturbare, quasi fosse capitato nel libro dedicato ad un altro. E invece ha una sua grandezza e soprattutto una sua originalità. Raramente mi sono trovata al cospetto di un personaggio tanto inedito ed unico. Non riuscivo a capire cosa aspettarmi e più procedevo con la lettura, più avevo timore che il destino si potesse accanire nei suoi confronti e volevo proteggere il suo candore e la sua grande gentilezza. Era un timore sciocco e l'ho capito alla fine, grazie ad una chiusa che mi ha spiazzata regalandomi l'esatta percezione del significato profondo della parola resilienza. Con assoluta perfezione la citazione iniziale ha dato senso, a ritroso, a tutta la storia.
Chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente (Gianni Rodari)

Certe bellezze dell'esistenza sono per tutti, non si usurano e sono a disposizione, illimitatamente, per chiunque sappia coglierne l'incanto. Sono quelle più preziose e quelle che nessuno ci può portare via.
Ringrazio Michele Cecchini per il suo originale romanzo, così diverso da qualsiasi altra cosa io abbia letto prima e allo stesso tempo così speciale e indispensabile.





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