La malnata - Beatrice Salvioni

 



Trama: Monza, marzo 1936: sulla riva del Lambro, due ragazzine cercano di nascondere il cadavere di un uomo che ha appuntata sulla camicia una spilla con il fascio e il tricolore. Sono sconvolte e semisvestite. È Francesca a raccontare in prima persona la storia che le ha condotte fino a lì. Dodicenne perbene di famiglia borghese, ogni giorno spia dal ponte una ragazza che gioca assieme ai maschi nel fiume, con i piedi nudi e la gonna sollevata, le gambe graffiate e sporche di fango. Sogna di diventare sua amica, nonostante tutti in città la considerino una che scaglia maledizioni, e la disprezzino chiamandola Malnata. Ma quella sua aria decisa, l’aria di una che non ha paura di niente, la affascina. Sarà il furto delle ciliegie, la sua prima bugia, a farle diventare amiche. Sullo sfondo della guerra di Abissinia, del dolore per la perdita e degli scompigli dell’adolescenza, Francesca impara con lei a denunciare la sopraffazione e l’abuso di potere, soprattutto quello maschile, nonostante la riprovazione della comunità.

Titolo: La malnata
Autore: Beatrice Salvioni
Casa editrice: Einaudi
Anno pubblicazione: 2023
Pagine: 248



Per quanto io sia social in modo molto boomer, ultimamente credo di aver letto qualcosa di poco carino su chi pubblica solo recensioni positive. Una cosa del tipo "qui c'è puzza di bruciato!". In realtà nel mio caso c'è puzza di noia e fatica risparmiata: scrivere per me richiede sempre un grande sforzo, uno sforzo che un brutto libro non merita. Non ho voglia di combattere con le parole e la sintassi per comunicare al mondo che un romanzo non mi ha lasciato nulla, o peggio,  che mi ha frantumato i maroni annoiata. Tuttavia sarebbe errato credere che tutto mi piace, anzi non sono molti i libri che  mi soddisfano completamente. Ogni tanto sarebbe anche piacevole scrivere una stroncatura (La biblioteca di mezzanotte di Matt Haig mi ha molto tentata in questo senso), ma cerco prevalentemente di concentrarmi su quella che considero buona letteratura e che tendenzialmente potrebbe piacere anche ad altri. Perché nel vastissimo, sconfinato numero delle nuove uscite c'è anche il bisogno di orientarsi un po', per mantenere la rotta. E visto che leggo molto, perché non cogliere l'occasione per tracciare una mappa?

Arrivando al libro di oggi, La malnata, beh ovviamente mi è piaciuto. Non mi interessa che sia un caso editoriale, che ci siano raffronti con L'amica geniale (che non ho letto) o con i libri della Ardone. La malnata è un libro coinvolgente, ben scritto e molto, molto interessante. Se l'autrice è una giovane esordiente complimenti a lei, ma il piacere è tutto del lettore che si gode questo libro senza dover pensare se la sua seconda prova sarà all'altezza ecc.  Questo è un problema che dovrà affrontare la Salvioni e io le auguro la miglior fortuna, perché le premesse per futuri successi ci sono tutte.
Sarà un caso, ma mi ritrovo spesso in storie ambientate nel periodo fascista, come attesta la mia precedente recensione. Con Il secondo piano della Armeni eravamo a Roma nel 1944 e qui siamo a Monza nel 1936. Eppure, nonostante il contesto storico sia ben descritto, si tratta di una storia senza tempo che parla di prevaricazione, in primo luogo del maschio sulla femmina (che in questo periodo è particolarmente evidente) o forse di chi ha il potere nei confronti di chi non lo ha, che poi è la stessa cosa. Francesca (l'io narrante) e Maddalena (La malnata) sono due ragazzine che stanno diventando donne e rappresentano due aspetti della stessa medaglia: Francesca è il conformismo piccolo borghese che desidera libertà, Maddalena è la segnata e ribelle, appartenente alla classe operaia. Quello che nasce tra le due è un legame forte che regala ad ognuna nuove visioni e prospettive: un sodalizio che non si può spezzare, un'amicizia speciale che a tratti è qualcosa di più. Ho letto diverse recensioni e non mi pare che in nessuna venisse dato particolare rilievo al legame sensuale tra le due amiche, quello che Francesca sente per Maddalena e che la coinvolge sia a livello fisico che emotivo. Per me questo  aspetto del loro rapporto è stato un valore aggiunto. Forse in un periodo diverso si sarebbe potuto parlare di amore: difficile qui invece immaginare uno sviluppo di questo tipo, una maggior consapevolezza delle due che sono impegnate a far fronte comune per non venir sopraffatte dalla  propaganda del tempo, dalle aspettative della società rispetto al loro ruolo di donne, dagli uomini che vorrebbero ridurle a semplici oggetti. Non penso di svelare nulla: il libro si apre con la scena di una violenza, anche se non si comprende se subita o evitata per pochissimo. Il sangue, il fango e l'acqua: tre elementi principe di questa narrazione.
Maddalena è La malnata a causa di tante disgrazie che sono capitate alla sua famiglia. La sfortuna non attira compassione, ma piuttosto il sospetto di una colpa, di un maligno che si annida. Maddalena rivendica questo suo soprannome con rabbia e orgoglio, per sfida e forse con l'inquietudine di  chi pensa che qualcosa di vero nel marchio ci sia. Fino al punto di percepirlo come un potere. L'autrice è stata abile nell'instillare un dubbio, nel costruire questo personaggio indimenticabile e indomito. Francesca invece siamo noi, le persone normali che vivono la vita senza grandi eroismi: quelle che alla scuola del '36 si alzavano in piedi per fare il saluto al duce (posso scriverlo in minuscolo!) e che declinavano in latino frasi ridicole del tipo "Il duce è laboriosissimo".
Naturalmente (e per fortuna) anche le persone normali possono essere toccate dalla grandezza, ma sono le malnate che cambiano i parametri, che modificano il mondo, che si alzano in piedi e urlano "L'imperatore è nudo!". A quale prezzo però?
I personaggi secondari sono tutti ben definiti e memorabili, nel bene e nel male: la madre di Francesca che ho compreso, ma ho odiato, il padre pavido e conformista, ma non così ipocrita da punire la figlia per quanto anche lui vorrebbe fare, il fascistello benestante che seduce le donne senza darsi pensiero di nulla perché sono state create per sollazzarlo, distinte in madri e puttane, il fratello di Maddalena, il giusto Ernesto spedito in guerra in Abissinia. Poi c'è Noè, un ragazzo che è un uomo giusto, una persona che riscatta senza clamore le debolezze altrui, con il suo solido, meraviglioso senso morale.
Leggevo e sentivo le note di "Parlami d'amore d'amore Mariù" e "Faccetta nera", mentre l'insegnante di storia a scuola, sulla cartina geografica dell'Etiopia, con le bandierine contrassegnavano l'avanzata dei "coraggiosi soldati" alla conquista delle colonie. Mi soffermo a pensare a come si potesse in tale periodo maturare un pensiero libero e con quali conseguenze e mi pesa ammettere con me stessa che io quasi sicuramente sarai stata come Francesca. I libri raccontano, spiegano, ammaliano e spesso ti mettono in difficoltà restituendoti un'immagine che forse non vorresti vedere.
Ringrazio la Salvioni per questo libro. Forse racconta una storia che è già stata scritta, ma è ugualmente potente. Queste storie bisogna continuare a scriverle e a leggerle.
Sullo sfondo resta quel rapporto tra Francesca e Maddalena che io confido l'autrice mi racconti nel prossimo romanzo, con altre protagoniste. Un'altra storia. Ci conto.










Commenti

  1. Anche a me piaciuto per l’introspettiva relazione tra le due protagoniste, e anche per il viaggio a ritroso nel ventennio dove le sanzioni degli altri paesi venivano applicate a noi, all’Italia di allora come alla Russia di oggi. La scrittura è scorrevole e la caratterizzazione dei personaggi intrigante e curiosa. Un bel libro.

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    1. Ciao Alessandro, anch'io l'ho apprezzato per i motivi che citi e mi è rimasta la voglia di leggere altri romanzi ambientati in quel periodo e penso anche di averne individuato uno fresco di stampa! Speriamo si riveli una buona scelta. A presto ;-)

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    2. Non mi sono firmata! Sono Lea

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