Recensione "Borgo Sud" di Donatella Di Pietrantonio



 Titolo: Borgo Sud • Autore: Donatella Di Pietrantonio • Editore: Einaudi • Data di pubblicazione: 3 novembre 2020 • N.pagine: 168 • Copertina rigida € 18,00  • Ebook € 9,99

 TRAMA

È il momento più buio della notte, quello che precede l'alba, quando Adriana tempesta alla porta con un neonato tra le braccia. Non si vedevano da un po', e sua sorella nemmeno sapeva che lei aspettasse un figlio. Ma da chi sta scappando? È davvero in pericolo? Adriana porta sempre uno scompiglio vitale, impudente, ma soprattutto una spinta risoluta a guardare in faccia la verità. Anche quella più scomoda, o troppo amara. Così tutt'a un tratto le stanze si riempiono di voci, di dubbi, di domande. Entrando nell'appartamento della sorella e di suo marito, Adriana, arruffata e in fuga, apparente portatrice di disordine, indicherà la crepa su cui poggia quel matrimonio: le assenze di Piero, la sua tenerezza, la sua eleganza distaccata, assumono piano piano una valenza tutta diversa. Anni dopo, una telefonata improvvisa costringe la narratrice di questa storia a partire di corsa dalla città francese in cui ha deciso di vivere. Inizia una notte interminabile di viaggio - in cui mettere insieme i ricordi -, che la riporterà a Pescara, e precisamente a Borgo Sud, la zona marinara della città. È lì, in quel microcosmo così impenetrabile eppure così accogliente, con le sue leggi indiscutibili e la sua gente ospitale e rude, che potrà scoprire cos'è realmente successo, e forse fare pace col passato.


L'Arminuta è cresciuta, ora vive all'estero e insegna. Una telefonata inaspettata la obbliga a tornare a Pescara, alle sue origini. Il lungo viaggio in treno si trasforma in un viaggio nei ricordi, a ritroso nel rapporto tormentato con una sorella che al suo passaggio travolge tutto e tutti.
"Che famiglia siamo noi?" Non ho saputo rispondere.
Adriana è la sua famiglia, insieme sono figlie delle asprezze che le hanno forgiate e rese donne, figlie di una madre che non conosce compassione né tenerezza, consolazione l'una per l'altra finché sono rimaste sotto lo stesso tetto.
L'Arminuta però non si è mai sentita realmente appartenente a nessuna delle sue due famiglie, figlia solo di se stessa e del suo istinto di sopravvivenza, lo stesso che la porterà a mettere una distanza fisica pari a quella emotiva che la perseguita dal giorno in cui ha scoperto di essere un'arminuta, degna solo di tale nome.
In quella bolla emotiva cercherà una sua identità, si sposerà con Pietro, un uomo che si porta dentro qualcosa di irrisolto: dall'incontro di due esseri incompiuti non può nascere nulla di buono. 
Sarà Adriana, arrivata come un fulmine a ciel sereno, a metterla di fronte alla realtà, nella notte in cui irrompe nelle loro vite, portando con sé un figlio e un guaio a cui sfuggire. 
"È sempre stata così mia sorella, da un momento all'altro può suscitarmi struggenti tenerezze e rabbie furibonde."
In quel momento l'Arminuta comprende che non si può sfuggire al proprio sangue, alle proprie origini.
In questo romanzo l'autrice parla di sorellanza, del legame che, per quanto lo si voglia silenziare, continua a sussurrare in sottofondo e prima o poi lancia un urlo che è impossibile ignorare.
Non solo Adriana e l'Arminuta, ma tutti i personaggi che si muovono all'interno di questa vicenda - compreso il Borgo che dà il titolo al romanzo, protagonista alla pari dei personaggi che si muovono tra le sue vie che odorano di pesce e salsedine  - hanno un doppio volto, che si mostra in alternanza, spesso confliggendo  l'uno con l'altro, oltre che con gli altri.
Starà al lettore decidere quale dei volti apprezzare di più, perché la scrittura di Donatella Di Pietrantonio non sottolinea né dà loro diverse valenze e, come successo per L'Arminuta, lo stile asciutto e incisivo non offre spazio al giudizio.
Non ha nemmeno un vero e proprio finale, questo romanzo, si tratta di un viaggio senza meta dove, al pari della vita stessa, il piacere sta proprio nel viaggio.
Chi ha conosciuto L'Arminuta potrà apprezzare la lettura di questo romanzo, ma non ai livelli del suo predecessore, pur rimanendo un'esperienza decisamente piacevole.




Commenti