Recensione "Troppo freddo per settembre" di Maurizio de Giovanni


Titolo: Troppo freddo per settembre • Autore: Maurizio de Giovanni • Editore: Einaudi • N.pagine: 255 • Data di pubblicazione: 15 settembre 2020 • Copertina flessibile € 18,50 • Ebook € 10,99

TRAMA
Cacciarsi nei guai, poi, quando tutto sembra perduto, risolvere la situazione con un colpo di genio e una buona dose di follia: non fa altro Gelsomina Settembre, detta Mina, tanto coscienziosa quanto incantevole - e suo malgrado provocante - assistente sociale presso il Consultorio Quartieri Spagnoli Ovest (per inciso, del Consultorio Est non c'è traccia). Sempre per una buona causa, però, per correre in aiuto di chi è stato meno fortunato di lei, cresciuta fra gli agi dell'alta borghesia, senza problemi a parte una madre e un fisico «ingombranti». Poco importa se, come accade in questo freddo gennaio, ciò significa mettersi contro una famiglia dal nome pesante, di quelle che nei vicoli della città vecchia decidono ogni cosa. Mina non si tira indietro, anzi, trascina con sé - in una missione di soccorso che corre parallela alle indagini della magistratura, condotte da una sua vecchia conoscenza - le amiche più care. E due uomini resi temerari solo dall'adorazione che hanno per lei.


"Troppo freddo per settembre" è il secondo romanzo con protagonista Mina Settembre, l'assistente sociale in servizio al Consultorio Quartieri Spagnoli ovest, dal fisico "ingombrante" sul quale, anche in questo capitolo, non si manca di fare ripetutamente riferimento.
Il freddo che Mina patisce (fisicamente) per le strade di Napoli è un po' lo stesso che ho patito io (metaforicamente) durante la lettura.

Stavolta ci troviamo alle prese con la morte, apparentemente accidentale, di un anziano costretto a dormire in un sottotetto gelido, dalla nuora che non vede di buon occhio la sua presenza in casa, nonostante la casa sia di proprietà proprio del suocero.
Avvelenamento da monossido di carbonio, pare. Una stufa dalla canna fumaria ostruita da un nido, pare.

In concomitanza con il ritrovamento del cadavere, una donna si presenta da Mina confidandole il suo timore che dietro a quella morte possa esserci il figlio, appena uscito di prigione, dove era finito in seguito a una rapina che era stata il suo battesimo da "figlio di" un cugino di un nome noto nell'ambiente mafioso. 
Un ragazzo che, dopo essersi fidanzato con la figlia del "numero due", era destinato ad ereditare oneri e onori di un ruolo non scelto né desiderato. Un ragazzo che avrebbe voluto una vita diversa, aveva studiato e si era diplomato anche grazie all'amicizia con un suo insegnante, ma si sa, il destino, quando si nasce in un determinato ambiente, è già scritto.

Effettivamente qualcosa in quella morte non quadra neanche a Mina, che tutt'altro dovrebbe fare anziché indagare; ma no, lei è testarda e decide di impelagarsi in situazioni più grandi di lei, che viene dai quartieri "bene" e certe cose non le conosce.
Il giallo narrato in questo libro è veramente molto godibile, come bellissime sono le parti in cui de Giovanni ci racconta il rapporto tra il professor Gravela e Fabiana, la sua nipotina di dieci anni. Poetiche le descrizioni della loro famiglia, specchio di una società nella quale i valori non sono più quelli di un tempo, i vecchi e i bambini sono un peso e l'egoismo la fa da padrone.
"Era strano che in una stessa famiglia all'interno di un palazzo zeppo di persone, ci fossero così tante solitudini."
Ma... c'è un ma. I particolari che mi avevano fatto storcere il naso nel primo romanzo sono presenti anche in questo, in forma minore, ma ci sono. Il continuo ribadire l'esuberanza fisica di Mina, la caratterizzazione del ginecologo che ha una cotta per lei, tanto bello quanto idiota da non accorgersi che le sue pazienti sono interessate più ai suoi begli occhi che alla sua bravura di medico (Ah! Spoiler: in questo romanzo è spiccicato Kevin Kostner, con buona pace del Robert Redford che mi aveva ammorbato nel primo).
Una cosa su tutte, però, mi ha proprio disturbata e cioè il raccontare le pazienti del dottor Gammardella come assatanate che adducono strani pruriti per farsi visitare dal bel dottorino. Ora, è palese che il buon de Giovanni non possa mai aver sperimentato una visita ginecologica, ma sicuramente non ne ha mai nemmeno parlato con una donna, perché io non ne conosco manco mezza che si avvii garrula e gioiosa al pensiero di stendersi sul lettino e farsi visitare dal ginecologo, neanche fosse Patrick Dempsey in persona!
La descrizione di una visita ginecologica letta in questo libro è quanto di più inverosimile e oltremodo imbarazzante abbia mai avuto il dispiacere di leggere.

In conclusione, la scrittura di de Giovanni è sempre molto piacevole e scorrevole, i gialli godibili, ma, per quanto mi riguarda, dei romanzi autoconclusivi dove non ci sia la necessità di calcare la mano sulle caratteristiche dei personaggi ricorrenti, sarebbero di gran lunga preferibili.

Ringrazio Einaudi per la copia del romanzo




Commenti

  1. Finalmente una recensione con la quale concordo pienamente.
    Lo scrittore non sembra conoscere bene l'universo femminile.

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    1. Il modo in cui descrive le pazienti del ginecologo e quella scena in particolare mi hanno veramente disturbata, l'ho trovato oltre che imbarazzante anche molto poco rispettoso.

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