Puzza di morto a Villa Vistamare - Patrizia Fortunati


Titolo: Puzza di morto a Villa Vistamare • Autore: Patrizia Fortunati • Editore: Mursia • Data di pubblicazione: 26 febbraio 2020 • N.pagine: 202 • Copertina flessibile € 17,00 • Ebook € 6,99

TRAMA
La vecchiaia non è certificata – solo e sempre – dall’età. È per questo che la Secca, la Marescialla, Peppino lo Sciancato e gli altri pensano e agiscono come se avessero ancora mezza vita davanti. E così, tra un morto, una busta sigillata, un mezzo incendio e femori rotti, ci trascinano nel loro mondo affacciato su un lago. Un romanzo, questo, che è un inno alla speranza di un’altra giornata di sole, anche quando il tempo è ormai agli sgoccioli. Un romanzo che fa venire voglia di invecchiare come loro: i vecchietti di Villa Vistamare. Perché il mare, a volte, basta immaginarlo per vederlo davvero.

Ci sono molti modi di parlare di vecchiaia, delle difficoltà legate alla tappa più difficile della vita, quella in cui spesso ci si sente costretti nella gabbia che è diventata il nostro corpo malandato, specie se non l'abbiamo manutenzionato a dovere, mentre il nostro spirito è ancora quello dei quarant'anni, quando del mondo si sa abbastanza da evitare grosse fregature, ma anche da trarne il piacere di una nuova scoperta, quando l'entusiasmo fa da motore.

Patrizia Fortunati sceglie di farlo in un modo alternativo, ridendoci su. 
"È tutta una questione di vedute e prospettive" avrebbe detto lo Sciancato, "chè lo stesso buco ai pantaloni del pigiama ti pare piccolo e insignificante, tanto sta nascosto, tanto non lo vede nessuno; ma se per caso in quel foro ci si infila una zanzara, poi quel buco diventa importante, una voragine, perché diventa la causa di una notte insonne".
Ed è così che ci presenta gli strampalati protagonisti del suo romanzo, una banda di arzilli vecchietti che condividono le giornate in una residenza per anziani affacciata su un lago, che agli occhi ottimisti di chi lo guarda diventa un mare, al punto da diventare il nome stesso della residenza.

Tra queste pagine faremo la conoscenza di Ernesto Fumagalli, ospite abusivo, un pennuto che svolazza lasciando ricordini in ogni dove e non si separa mai dal suo compagno, Peppino lo Sciancato (non devo spiegarvi la sua caratteristica, vero?) umano regolare; di Guerrino Visentin, sempre pronto a qualsiasi stratagemma per rimediare una sigaretta (dategliene una, per l'amor del cielo!); del Bersagliere che ingurgita qualsiasi cosa gli passi davanti (occhio a non lasciare cibo incustodito nelle sue vicinanze); della Monaca la cui fede è tutta per il colore rosa e di sua sorella, la Marescialla, che insieme alla Secca sono le vere protagoniste di questo romanzo, coloro che studieranno un piano per far rispettare le ultime volontà del Conte Giovanni Alfonso Maria Visconte terzo della Smeraldina.

Non vi dico nulla della trama, se non che le situazioni che si creeranno sono tra le più surreali che potreste immaginare e che vi faranno ridere fino alle lacrime, a me alcune parti hanno ricordato i film di Aldo Giovanni e Giacomo. Tra femori rotti (a ripetizione), principi di incendio e fughe rocambolesche, una volta placate le risate mi sono ritrovata a fare alcune riflessioni, su come la vecchiaia, la nostra, sia qualcosa che vogliamo tenere lontana dai pensieri perché la percepiamo come qualcosa di negativo, mentre Patrizia Fortunati ce la rende per quella che è: una stagione della vita, un momento che dovremmo augurarci di vivere anziché temerlo, e che la forza di volontà unita a uno spirito sano sono la chiave per non farci fermare, neanche da un femore rotto a ottant'anni, per sfruttare ogni piccola occasione che la vita ci propone, per sentirci pienamente vivi.
"A qualunque età, ma soprattutto quando si è vecchi, l'unica cosa per cui valga la pena strappare un altro giorno alla morte è la speranza. La speranza che accada qualcosa di bello: che è la speranza di un altro giorno di sole con un leggero venticello che ti faccia apprezzare di più il tepore di quello che hai - ... - La speranza che la vita riservi ancora un sorriso, anche se hai novant'anni. - ... - E la speranza, nei cuori indomiti, è come la fenice."
Questo è il messaggio forte che ho colto tra le pagine di "Puzza di morto a Villa Vistamare", la speranza che ogni giorno porti con sé qualcosa di buono e, per usare la metafora che Patrizia usa nella sua prefazione, un pezzetto di vita da incastrare insieme agli altri a formare un pezzo più grande, noi, da incastrare nel grande puzzle del mondo; una piccolissima tessera, sicuramente, ma senza di noi quel puzzle non sarebbe la stessa cosa.

L'unico appunto che mi sento di fare è sull'uso dei nomi dei personaggi, a volte indicati con il loro nome vero, più spesso con il loro soprannome, cosa che spesso mi ha portata a chiedermi di chi si stesse parlando: una lista dei personaggi in questo caso mi sarebbe stata utile.

Se cercate una lettura leggera, divertente, ma non banale, questo è il libro che fa per voi. 



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