Middle England - Jonathan Coe

Trama: Tornano alcuni personaggi de "La banda dei brocchi" e di "Circolo chiuso": Benjamin e Lois Trotter e i loro amici, che ritroviamo qui ormai alle prese con le grane dell'età che avanza. Ma l'attenzione del nuovo tragicomico romanzo si concentra sui membri più giovani della famiglia Trotter, come la figlia di Lois, Sophie, ricercatrice universitaria idealista, che dopo un matrimonio poco probabile fatica a rimanere fedele al marito, soprattutto da quando le rispettive idee politiche si sono fatte sempre più distanti. Intanto la nazione sfrigola e questioni come il nazionalismo, l'austerità, il politicamente corretto e l'identità politica incendiano il dibattito e gli animi.
 
Titolo: Middle England
Autore: Jonathan Coe
Casa editrice: Feltrinelli
Anno pubblicazione: 2018
Pagine: 398
 

Scrivere di questo libro diventa ogni giorno più difficile, perché ho nei confronti del suo autore un'ammirazione reverenziale. E' molto più facile parlare dei libri così-così, di quelli che mi hanno divertita o annoiata, ma che non hanno toccato le corde più intime del mio sentire. Jonathan Coe invece per me è uno scrittore che sta molto in alto, uno di quelli che anche fra 200 anni verranno citati e ricordati, soprattutto per il suo capolavoro La famiglia Winshaw. Di quanti scrittori contemporanei si può dire lo stesso? Non di molti, ad essere sinceri. Lui ha scattato una foto al nostro tempo, ha reso testimonianza  attraverso le sue superiori capacità di narratore, tanto che io vorrei poter mettere la mano sopra questo suo libro e dire: vale anche per me, questa sono anch'io, per quanto io non riesca ad esprimerlo con la stessa precisione. 
E' vero che Middle England, a mio parere, non è al livello della Famiglia Winshaw, ma non ho trovato un altro libro che incarnasse meglio di questo lo spirito europeista e la sua disfatta. Coe ci racconta la Gran Bretagna della Brexit e lo fa nel suo solito (splendido) modo in cui sarcasmo e disillusione si fondono con la poesia, la tenerezza e la nostalgia. Tornano i protagonisti della Banda dei Brocchi e di Circolo chiuso, ma non è importante veramente ricordarli, possiamo leggere il libro a prescindere. Benjamin, Lois, Doug sono invecchiati, ma non sono cambiati. Il feroce sarcasmo che era parte della scrittura di Coe in passato ora è stato in parte sostituito dal lirismo e dall'umorismo. Sono dei perdenti i suoi personaggi, ma lo sono perché hanno scelto di mantenersi fedeli ai proprio valori. Sono usciti dalla corsa per arrivare primi, ma hanno mantenuto intatta tutta la loro umanità. Tocca alle nuove generazioni, quella della nipote Sophie e della terribile figlia di Doug, Coriander, cercare un nuovo posto nel mondo, un compromesso. Certo Coe non ha perso il guizzo: ci sono dei momenti spassosissimi, delle conversazioni graffianti, in particolare attraverso il personaggio di Doug viene smascherata l'ipocrisia e l'insensatezza di certe scelta politiche che alle spalle non hanno un ragionamento, ma solo della stupidità. Il dialogo tra lui e un membro dello staff di Cameron è incredibile (p. 315 nel caso siate curiosi) e attualissimo, considerato che il 29 marzo, data fissata per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, arriverà proprio a fine settimana. Il caos.
Un altro dialogo mi ha fatto venire in mente qualcosa, di molto forte ed incredibilmente vicino:
 
Vedi, tutte le volte che sento uno come te parlare del "popolo", il mio rilevatore di stronzate impazzisce. A me sembra che tu abbia passato tutta la tua vita adulta a cercare di mettere la maggior distanza possibile fra te e il "popolo". Usi i mezzi pubblici per spostarti? Ti servi della sanità pubblica? I tuoi figli frequentano le scuole statali? No, naturalmente. L'ultima cosa che vuoi è entrare in contatto con i proletari. Per una ragione o per l'altra, la Brexit è da anni il vostro sogno proibito, e ora che il "popolo" vi ha consegnato quello che desideravate da sempre - con un margine minimo, bada bene - all'improvviso lo corteggiate, usandolo come usate tutti gli altri. [...] Tutti sappiamo che c'è molta rabbia nel paese e voi, per raggiungere i vostri scopi, dovete tenere viva la rabbia.
Si parla di una società che cambia e non nel modo migliore, di una popolazione divisa dalla rabbia e dall'odio. Il sogno europeista è ridotto in frantumi e quella canzone, "Adieu to old England", che Ben ascolta nei momenti più drammatici della sua vita e che simboleggia qualcosa nella sua storia personale come in quella del paese, alla fine viene ascoltata e compresa veramente solo da...Grete, "la straniera" che decide di lasciare l'Inghilterra. Paradossalmente proprio lei, tra tutti, dirà a Ben "Che bella canzone. Dice quello che provo". La zampata finale di Coe, lo sberleffo tenero, visto che poi Grete aggiungerà che è ora di dormire e di togliere la musica. L'autore non cade mail nella tentazione di prendersi troppo sul serio. La vita scorre, come il fiume che a Ben piace ascoltare, a ricordo che nulla resta, nulla è definitivo e ogni cosa passa.
Un libro con un finale che può far pensare alle vecchie barzellette che si raccontavano quando ero giovane e che tanto piacevano alla mia generazione "C'erano un inglese, un francese, un tedesco e un italiano ..".
C'era il sogno dell'Europa ed era bello sognarlo, anche senza uscire dal Friuli Venezia-Giulia. C'era quel senso di appartenenza. Ed ora abbiamo questo bel libro che ce lo racconta, fondendo la cronaca con la storia, la commedia sociale con la satira. Cosa siamo stati e cosa siamo adesso? Cosa diventeremo? Personalmente attendo un suo nuovo romanzo e non lo considererei per nulla un allungare il brodo come qualche (crudele) recensore ha scritto, ma un accompagnarci attraverso il tempo.


P.S. Non ho potuto non notare che si trovano poche recensioni di questo libro, se non altro in blog tipo il nostro (poi Piero Dorfles ne avrà pure scritto, non so). Credo che l'argomento, con le sue implicazioni politiche,  spaventi. Io stessa ero tentata, per i motivi che ho espresso ad inizio post, di lasciar perdere. Se volete leggere una bella recensione di Middle England, sicuramente più esauriente della mia, vi indirizzo a quella di Marina, che poi è pure mia cugina (in famiglia i gusti letterari sono simili e condivisi), che ne ha scritto nel blog Un libro per amico. Vi lascio qui il link. 





 

Commenti

  1. Autore che devo assolutamente conoscere, Lea, anche se non so perché, lo temo un po'. Sai?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non penso tu lo debba temere. Solo inizia con il libro giusto. Io non ho amato la banda dei brocchi quanto la casa del sonno o la famiglia Winshaw, però è soggettivo.

      Elimina
  2. Adoro Coe per i motivi da te così perfettamente esposti e mi ripropongo da un po' di leggere questo libro, ma avrei voluto prima recuperare Circolo chiuso, dal momento che avevo letto La banda dei brocchi. Attualmente sono piantata su un libro finlandese che fatico a leggere ma che non voglio abbandonare... forse il prossimo sarà proprio Coe!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Nadia, io stessa l'ho lasciato in attesa per mesi, ma i bei libri hanno tutta la pazienza dei mondo, certi che quando arriverà il loro momento sapranno dirti che quello che devono. Coe è così.

      Elimina

Posta un commento