Il censimento dei radical chic - Giacomo Papi

Trama: In un’Italia ribaltata – eppure estremamente familiare –, le complicazioni del pensiero e della parola sono diventate segno di corruzione e malafede, un trucco delle élite per ingannare il popolo, il quale, in mancanza di qualcosa in cui sperare, si dà a scoppi di rabbia e applausi liberatori, insulti via web e bastonate, in un’ininterrotta caccia alle streghe: i clandestini per cominciare, poi i rom, quindi i raccomandati e gli omosessuali. Adesso tocca agli intellettuali. Il primo a cadere, linciato sul pianerottolo di casa, è il professor Prospero, colpevole di aver citato Spinoza in un talk show, peraltro subito rimbrottato dal conduttore: “Questo è uno show per famiglie, e chi di giorno si spacca la schiena ha il diritto di rilassarsi e di non sentirsi inferiore”. Cogliendo l’occasione dell’omicidio dell’accademico, il ministro degli Interni istituisce il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per censire coloro che “si ostinano a credersi più intelligenti degli altri”. La scusa è proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, si affrettano a svuotare le librerie e far sparire dagli armadi i prediletti maglioni di cachemire. Intanto Olivia, la figlia del professore, che da anni vive a Londra, rientrando per il funerale, trova un paese incomprensibile. In un crescendo paradossale e grottesco – desolatamente, lucidamente divertentissimo –, Olivia indaga le cause che hanno portato all’assassinio del padre.
 
Titolo: Il censimento dei radical chic
Autore: Giacomo Papi
Casa editrice: Feltrinelli
Anno pubblicazione: 2019
Pagine: 141
 

 
Ho terminato questo libro da almeno dieci giorni, ma fatico a scriverne perché devo trovare le parole giuste per renderne la meravigliosa complessità fatta di semplicità. La sua terribile bellezza, chiara e fulminante, come una scossa elettrica che ti fa male. Fa malissimo. 140 pagine di disillusa, graffiante e amara realtà, un bolo di rammarico e disperazione che ti riaffiora in bocca. Disgustoso e indigeribile. Questo romanzo ti fa venir voglia di sbattere la testa contro il muro e non basta il lieve accenno di ottimismo o di resistenza che lo pervade per farti riprendere dalle bastonate. Mi riferisco alle bastonate metaforiche che il lettore radical chic si prende in testa, come quelle che ad inizio libro, non metaforicamente, uccidono il professore reo di aver citato Spinoza in un talk show.
Ho letto l'acuta, ironica e garbata recensione di Azzurra di Silenzio, sto leggendo (qui) e ho pensato che non avrei saputo rendere altrettanto bene il valore di queste pagine: lei è una giornalista e riesce a ricomporre il tumulto in frasi che illuminano il suo pensiero, mentre io qui mi sento quasi afasica per colpa del turbamento post lettura di cui sono preda. Sono andata ad ascoltare l'intervista che Papi ha rilasciato su Il cacciatore di libri (qui) per cercare di riordinare le idee e non farle restare nel magma dell'emotività e credo in parte di esserci riuscita. E' come dice lui, attraverso le parole del suo luciferino Ministro dell'Interno, ossia "dove comanda la ragione, la statistica muore". Andiamo con ordine:
 
I fatti narrati in questo libro accadranno

Non so se il mondo descritto prenda spunto dalla realtà per estremizzarla, come scrive Alessandra Tedesco nel cacciatore di libri. Secondo me in quella realtà oramai ci siamo in pieno, lo si vede ogni giorno, ad ogni telegiornale. Per questo mi viene da ridere, ma la risata è isterica. La complessità è veramente diventata un disvalore, perché "si frappone tra l'arrabbiato e l'oggetto della sua rabbia, quindi ostacola lo sfiato degli istinti che regola la vita politica di un Paese".
In questi tempi tutti sono arrabbiati mi sembra, tutti sono leoni da tastiera sui social e vomitano rabbia e cattiveria e il ruolo degli intellettuali in questo particolare momento storico dovrebbe essere fondamentale e invece, come dice Papi nell'intervista che ho citato sopra, gli intellettuali non si salvano  perché spesso si presentano come coloro che sanno e invece bisogna avere dei dubbi. L'intellettuale deve parlare con chi non lo è, pacatamente e senza quell'insopportabile atteggiamento di superiorità che lo porta anni luce lontano e avulso da tutto.
Non vi ho detto nulla del romanzo? La sinossi parla da sola e mentre attendiamo l'uscita di una Nuova Grammatica della Lingua Italiana priva del congiuntivo e dei segni d'interpunzione  (tutti sostituiti dai più espressivi e pratici emoticons),  godiamoci questa intelligente lettura, ponendoci delle domande e cercando di maturare delle strategie di resistenza. Motivi e spunti ce ne sono per tutti, soprattutto per chi pensa, a torto o ragione, di essere radical chic. Credo che tutto sommato l'autore abbia scritto una lettera dedicata proprio ai suoi colleghi, per dar loro una scossa, per quanto il grande potere della letteratura resti chiaro e anzi, in una società che pericolosamente si avvicina a forme di governo non democratiche,  sia sovversivo proprio per questo
 
"Non è vero che gli intellettuali non servono a niente."  "Ah no? A cosa servirebbero?" "A sentirsi meno soli." "Le cose dentro ai libri dimostrano che le cose dentro le persone si assomigliano."

In questo libro ritornano tutti i temi portanti di "Cucinare un orso" di Niemi , anche se declinati in forma grottesca e stemperati dell'umorismo. Si ride, ho riso, riderete, ma non per questo vi sentirete meglio. L'autore sembra dire, che alla fine di tutto, abbiamo ancora le parole: nostro dovere impiegarle al meglio per arrivare a comprenderci, confrontarci, trovare quello che ci accomuna oltre le differenze. Questo è un compito che investe tutti quelli che ancora fortemente ci credono, anche se non hanno pubblicato libri e mai lo faranno. Bisogna continuare ad essere curiosi, a fare le domande, a non fermarsi alle risposte stereotipate. Leggete altre recensioni di questo romanzo, andate ad ascoltare l'intervista rilasciata dall'autore, non fermatevi alla prima impressione, all'emozione. Documentatevi, cercate, formatevi una vostra opinione e naturalmente leggetelo. 
Un romanzo da regalare e da lasciare in giro per le città, nei treni, nei bar, negli angoli del bookcrossing perché il suo importante messaggio circoli il più possibile.
Illuminante. 
 
 
 
 
 
 

Commenti

  1. Lo aspettavo, ma non è mai arrivato.
    Vado a piangere.
    Scherzi a parte, spero che il postino ritrovi la retta via: devo averlo!

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  2. Un libro molto particolare che ti spinge a pensare che sia arrivati quasi a ciò che viene narrato nel libro. Che amarezza!!

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    1. Per fortuna riusciamo ancora a riderci sopra. A denti stretti però.

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