La bambina falena - Luca Bertolotti

TRAMA
Greta ha poco più di vent'anni e un buco nero nel proprio passato. Da piccola è apparsa dal niente sulla spiaggia di un paese della riviera spezzina e nessuno ha mai capito di chi fosse figlia. L'hanno trovata zuppa e arrabbiata che urlava al mare, poi niente, nessuno l'ha reclamata. Dopo qualche passo falso, ad adottarla e crescerla lontano nell'hinterland milanese è una famiglia con due genitori che sembrano quasi fratelli. Ha studiato, mollato gli studi, si è impiegata e ripiegata sui soliti lavori di chi una strada vera e propria non è riuscito a trovarla. Soffre di una sindrome rara, qualcosa che non uccide, ma che ogni giorno le ricorda che c'è un errore nel suo DNA, un difetto di fabbricazione. Se solo sapesse chi l'ha fabbricata, potrebbe almeno chiedere conto. Un autunno, quando le cose sembrano arrivate a uno stallo, torna su quella spiaggia e si mette in cerca del "buco" da dove è spuntata anni prima, si inerpica per una collina e scopre una casa nel bosco, ma oltre le mura di marzapane, a fare compagnia alla strega, potrebbe nascondersi un orco.


Titolo: La bambina falena • Autore: Luca Bertolotti • Editore: Fandango • N.pagine: 319 • Anno di pubblicazione: 2018 • Copertina flessibile € 18,00


Un giorno di aprile sulla spiaggia di S.Michele Arcangelo viene ritrovata una bambina di circa quattro anni, mezza nuda e arrabbiata con il mondo.
Le uniche parole che dice sono mamma e ffanti bianchi, e alla domanda "Come ti chiami?" risponde Glete.
Dopo numerose ricerche dalle quali sembra emergere che la bambina sia stata "sputata" fuori dal mare stesso e dopo aver deciso che Glete si traduce in Greta, vengono avviate le procedure di adozione e la bambina trova finalmente una coppia con la quale crescere, che le dà un senso di appartenenza e di famiglia.
Greta non è una bambina fortunata, però. Dal buco nero che è il suo passato spunta una eredità: no, non una casa o una somma di denaro, ma una malattia rara, la sindrome di Ehlers-Danlos scritta nel suo DNA. La sua pelle ha una elasticità non comune, le sue giunture sono lasse e i dolori le ricordano che da qualche parte ci sono un padre e una madre che le hanno impresso il loro timbro. Per questo, e non per una mancanza vera e propria, ad un certo punto Greta torna su quella spiaggia e prova a ricordare da dove è venuta. E piano piano i ricordi affiorano, gli "elefanti bianchi" prendono una connotazione concreta e Greta ricorda di essere stata Gretel. Non sarà facile il suo viaggio a ritroso nel passato, non sarà facile trovare risposte e non sarà facile affrontare il modo in cui il passato la riabbraccia. Cercare la verità può significare trovarla, ma non necessariamente esserne felici.
Con una scrittura asciutta e senza sentimentalismi l'autore accompagna Gretel nel bosco, all'interno della casetta di marzapane dove insieme alle risposte sono contenute situazioni dure e imprevedibili.
La lettura di questo libro mi ha fatto provare le stesse sensazioni che provo quando guardo un film francese, dove la drammaticità di una situazione viene spezzata con situazioni al limite dell'assurdo.
Non è un romanzo dove ci si commuove, nonostante le vicende narrate non siano delle più semplici, il lettore è piuttosto spettatore di una evoluzione senza picchi emotivi, pur assistendo a scene a volte anche forti, quasi lo si volesse tenere a distanza.
Una lettura che consiglio a chi non ama troppo i coinvolgimenti emotivi ma ha voglia di conoscere una storia familiare complicata e una protagonista che nonostante tutto non si fa abbattere dalle vicende, una versione moderna di Hansel e Gretel dove la strega è stata resa tale dagli orchi incontrati sul suo cammino.
Ringrazio Fandango per la copia cartacea.




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