L'ultimo giorno di sole - Giorgio Faletti

TRAMA
«È il lavoro al quale Giorgio teneva di più e al quale ha messo mano e pensato fino alla fine.»
Roberta Bellesini Faletti

Mentre tutti fuggono alla ricerca di un improbabile luogo dove potersi salvare da una imminente esplosione solare, una donna decide di restare nel paese dov’è nata, e di guardarsi dentro.
Racconta a se stessa e al mondo che scompare ciò che ha visto e chi ha incontrato, le cose che ha vissuto e quelle che ha sognato.
E canta per esorcizzare il buio.
O per accogliere quel buio con straziante dolcezza.
Con mano felicissima Giorgio Faletti si congeda, assieme alla sua protagonista, nel segno di una commovente tenerezza per le cose umane. 

Il racconto è diventato e tornerà a essere uno spettacolo teatrale, diretto da Fausto Brizzi e interpretato da Chiara Buratti (per la quale lo spettacolo era stato scritto e pensato)


Titolo: L'ultimo giorno di sole • Autore: Giorgio Faletti • Editore: Baldini & Castoldi • N.pagine: 96 • Anno di pubblicazione: 2017 • Copertina rigida € 13,00 • Ebook € 7,99


Scrivo il mio pensiero a distanza di giorni dalla conclusione della lettura di questo libro, perché avevo necessità di far sedimentare le impressioni che mi ha suscitato.
Non si tratta di un romanzo, ma di un racconto, pensato come spettacolo teatrale e intervallato da brani musicati, le cui tracce si trovano su iTunes e Spotify. Io ho voluto leggerlo così come lui l'aveva pensato, ascoltando le tracce musicali tra un capitolo e l'altro e provando il brivido delle sue parole che mi hanno riportato alla memoria il Faletti sanremese. 
Confesso di essere di parte, perché io ho amato tutto di Faletti, la sua parte comica, che me l'ha fatto conoscere, la sua parte poetica, con quel capolavoro che è stato ed è "Signor tenente" e l'ho adorato in veste di scrittore: "Io uccido" rimane per me uno dei più bei thriller letti. In questo racconto ho ritrovato la penna di Faletti, la sua capacità di farmi entrare nella vita della protagonista fin dalle prime righe, di creare l'empatia e di farmi appassionare alle sue vicende.
La storia è quella di 
"Linda Pizzini, di anni trentacinque, Leone ascendente Vergine, un diploma in ragioneria e una laurea breve in scienze della comunicazione, orfana, ex moglie, ex direttrice dell'agenzia di viaggi Scout, la preferita dalla gente che conta."
Alla vigilia dell'ultimo giorno di vita del mondo che noi conosciamo, il giorno prima che un'enorme tempesta solare lo distrugga lasciandone vivibile solo una piccolissima parte, le Terre della Speranza, dove la folla cerca di riversarsi in cerca di salvezza, Linda confessa di aver preso la decisione di non fuggire e di consegnarsi al suo destino senza remore né paure. Inizia così il racconto della sua vita, fin dal momento della sua nascita in un susseguirsi di ricordi e suggestioni, gioie e delusioni, scontri e incontri durante il quale il lettore non è semplice spettatore, ma un accompagnatore partecipe. 
Un personaggio in particolare mi è entrato nel cuore, Adriana, che dopo un incontro fortuito è diventata la sua migliore amica, privilegio che avrei voluto avere anch'io, la sua storia mi ha commossa al pari di quanto ha commosso Linda e mi piace pensare che i suoi abbracci siano stati un po' anche i miei, manifestazioni di un sentimento che è spesso difficile spiegare a parole

"Siamo rimaste così, strette a lungo, senza dire nulla. Ci sono occasioni in cui le parole sono l'oro degli sciocchi: per quante te ne vengano in mente non possono avere il valore del silenzio."

Non voglio dirvi altro dell'ultimo lascito di Giorgio Faletti, se vi avrò incuriositi, leggetelo oppure attendete di vedere lo spettacolo che ne è stato tratto. 
Per quanto mi riguarda mi resta il rammarico di sapere che non ci saranno altre occasioni di incontro con questo autore e il pensiero di come sarebbe stato "L'ultimo giorno di sole" se fosse diventato un romanzo completo, di come Faletti avrebbe sviluppato le tematiche forti che in questo racconto sono abbozzate, ma già potenti. 
Minchia, Signor Faletti, che sei uscito dalla centrale...


Commenti

  1. Recensione bellissima, e una perdita che ancora tocca. Anche a me piaceva molto Faletti, in tutte le salse. Ma questo racconto, uscito postumo, mi puzza di bruciato, di furbata. L'importante è che si riconosca la penna di Giorgio.
    Per il resto, hai sciolto ogni dubbio. Voglio leggerlo presto. :)

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    1. Grazie Mick, hai ragione sul fatto che il vuoto si sente ancora, a distanza di tempo.
      Ti confesso che avevo il tuo stesso dubbio circa il racconto, ma ho voluto verificare e la sua penna si riconosce, anche se si percepisce non essere l'unica. Dispiace moltissimo che questo racconto non abbia potuto diventare un romanzo, sono certa che sarebbe stato bellissimo.

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  2. Il libro non l'ho ancora letto ma non so se lo leggerò. Le rappresentazioni teatrali scritte non fanno per me anche se poste sotto forma di romanzo

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    1. Ciao Patrizia.
      Si tratta a tutti gli effetti di un racconto, non della trascrizione di uno spettacolo teatrale (come invece è l'ultimo Harry Potter, per intenderci). L'unico punto in cui si capisce che é stato concepito come uno spettacolo è alla fine del primo capitolo dove una frase in corsivo rimanda a quello che succede in scena, per tutto il resto del racconto si tratta di narrazione pura. Se hai amato Faletti ti consiglio di dargli un'opportunità

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  3. Anche io ho amato Faletti, il comico e lo scrittore, tutto. Bella questa tua recensione, un omaggio a chi è scomparso troppo prematuramente

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    1. Grazie Chiara,
      in effetti Faletti avrebbe potuto regalarci molte altre belle letture...

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